Cerca

TORINO

Paolo Ruffini e il teatro che fa ridere, pensare e tornare bambini

Con “Babysitter – Quando diventerai piccolo capirai”, l’attore toscano incanta Torino: uno spettacolo emozionante che ribalta i ruoli e ci insegna a guardare il mondo con occhi nuovi

Un ritorno a teatro che diverte, commuove e fa pensare. Con “Babysitter – Quando diventerai piccolo capirai”, Paolo Ruffini riporta in scena quella sua cifra inconfondibile che mescola leggerezza e profondità, comicità e riflessione. Lo spettacolo, andato in scena al Parco Dora Live, nasce dal suo fortunato video-podcast da oltre un milione di follower su Instagram, diventato in poco tempo un vero e proprio fenomeno social.

Sul palco, Ruffini si cala nei panni di un babysitter improvvisato. Ma è solo un pretesto narrativo, perché in realtà è lui ad essere "accudito", educato, salvato. I veri maestri, in questo caso, sono i bambini: sinceri, sfacciati, disarmanti. Nella loro spontaneità, nel loro modo diretto di guardare il mondo senza sovrastrutture, c’è una lezione urgente per una società adulta sempre più cinica, disillusa e autoreferenziale.

Il cast di Babysitter

“È uno spettacolo molto vario – racconta Ruffini – e riscontra grande successo di pubblico. Il punto centrale è la mancanza di autoreferenzialità. È uno spettacolo con i bambini, ma non è solo per bambini”. E in effetti, Babysitter va ben oltre il teatro per famiglie: è un progetto teatrale che rientra nella sua definizione di “hard pop”, una poetica che unisce la semplicità del pop alla complessità dei temi esistenziali. Un approccio che Ruffini aveva già sperimentato con successo in “Din Don Dawn”, spettacolo realizzato con attori con disabilità, accolto con entusiasmo e senza alcun bisogno di pietismo.

Con Babysitter, Ruffini costruisce un racconto che tocca corde profonde: tra battute e riflessioni, risate e commozione, il pubblico si ritrova catapultato in un mondo dove i bambini non sono solo spettatori ma protagonisti, e dove gli adulti possono finalmente abbassare la maschera. Il teatro si trasforma così in esperienza, in luogo vivo, dove si ride ma si esce anche con qualcosa in più nel cuore.

“I bambini – dice Ruffini – ci insegnano la libertà, la spontaneità, la fantasia. Tutte cose che noi grandi, troppo spesso, abbiamo dimenticato”. Ed è proprio questo il messaggio più potente dello spettacolo: per capire davvero la vita, bisogna tornare piccoli, imparare a meravigliarsi, disimparare la rigidità del giudizio e recuperare la leggerezza dello stupore.

Il successo è tale che Paolo Ruffini ha già annunciato il bis: “L’anno prossimo torneremo a Torino”. Un’occasione da non perdere per chi ama il teatro che fa ridere e pensare, ma soprattutto per chi è disposto – anche solo per un’ora – a guardare il mondo con occhi nuovi. O forse con quelli che aveva dimenticato di avere.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori