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Torino
21 Giugno 2025 - 01:27
Il Parco Dora Live ha ospitato “Non è colpa mia se sono così”, lo spettacolo di Alberto Farina ove il politicamente scorretto non è solo un espediente, bensì una chiave per interpretare la realtà con un sarcasmo disincantato e spiazzante.
Alberto Farina, del resto, è divenuto noto per il suo stile tagliente e per la capacità di far ridere senza mai perdere il mordente.
Lo spettacolo, dunque, è costruito su una serie di aneddoti, monologhi e battute.
Il mondo che dipinge, pertanto, è “Torgnoranza”, il quartiere più pericoloso per chi ha un titolo di studio; un paesaggio urbano a dir poco decadente dove l’ignoranza regna sovrana e la cultura sembra essere un lusso inaccessibile e, invero, riservato a ben pochi.
Ed è proprio in tal scenario che le storie si susseguono in modo vorticoso, rivelando il lato più paradossale della società moderna.
Non a caso, uno degli aspetti più affascinanti dello spettacolo è proprio l’approccio al politicamente scorretto.
Perché in un’epoca in cui le parole sembrano essere sempre sotto esame, il comico romano, usa il linguaggio non per ferire o provocare gratuitamente, bensì per suscitare una riflessione più profonda.
Del resto, il politicamente scorretto non è mai un fine ma uno strumento per raccontare storie scomode che la società preferirebbe ignorare, pur essendo terribilmente vere.
Perciò, il pubblico è indotto dall’artista a guardare in faccia la realtà senza alcuna censura ma, al contempo, ridendo, con atto di consapevolezza.
Perché, a ben riflettere, non si ride mai per il semplice gusto di farlo, bensì per il bisogno di affrontare l’assurdità che ci circonda, in una risata che si rivela “liberatoria” e, anzi, quasi terapeutica.
Non è, di certo, un caso che l’umorismo di Farina appaia fin troppo spesso ambiguo, facendosi addirittura beffa delle convenzioni e, al contempo, esplorando i territori in cui il tabù non è solo infranto ma letteralmente demolito.
Alberto Farina durante l'esibizione al Parco Dora Live
“Ecco perché, dietro ogni risata, non può non nascondersi, fin troppo spesso, una sensazione di imbarazzo. Perché ridere di certe situazioni, anche se irresistibili, può sembrare inappropriato. Eppure, è proprio tale vergogna a far parte del gioco”, ci racconta.
Lo spettacolo, quindi, è un invito a confrontarsi con queste stesse contraddizioni, finanche riflettendo sul fatto che la linea sottile che separa la risata dalla riflessione, dal riso alla consapevolezza, è più difficile da attraversare di quanto sembri.
La dimensione che costruisce, infatti, è quella di un metaverso fatiscente: una realtà alternativa ove il confine tra fantasia e realtà è sempre più sfumato. Perché le leggi della logica sembrano non esistere e l’assurdo si fa regola, in un universo parallelo che spinge a chiedersi se siamo, poi, così lontani dalla follia che si racconta.
Un universo in cui l’assurdo non è mai stato così vicino alla realtà quotidiana, così ben rappresentato in uno spettacolo che diviene occasione per confrontarsi con le proprie visioni del mondo.
Perché la commedia che Farina porta in scena è un viaggio all’interno della nostra capacità di rispondere a tante e tali sfide con ironia, in un’epoca in cui il comico sembra aver preso una strada più “sicura” e convenzionale.
Ed è così che Alberto Farina ha ampiamente dimostrato che il teatro può ancora essere uno spazio di vero dissenso e critica, ove le risate servono a svelare verità scomode, non certo a nasconderle.
Perché “Non è colpa mia se sono così”, ricorda che, alla fine, la risata è l’unica medicina che davvero possiamo prendere per affrontare la realtà, per quanto grottesca e contorta possa essere.
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