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In tanti a Ivrea per la mostra sul "sacro poeta" Gabriele D'Annunzio

Fino al 12 marzo,  Ivrea “Capitale italiana del libro” dedica una mostra a Gabriele D’Annunzio (1863-1968) che fu giornalista, scrittore, drammaturgo, militare, politico eroe di guerra, simbolo del decadentismo e tra i poeti più amati e odiati nell’Europa della fine dell’Ottocento e dei primi vent’anni del Novecento..

Fino al 12 marzo,  Ivrea “Capitale italiana del libro” dedica una mostra a Gabriele D’Annunzio (1863-1968) che fu giornalista, scrittore, drammaturgo, militare, politico eroe di guerra, simbolo del decadentismo e tra i poeti più amati e odiati nell’Europa della fine dell’Ottocento e dei primi vent’anni del Novecento..

Talmente alto l’interesse che all’inaugurazione di sabato scorso s’è formata una coda di svariate decine di metri. Presenti, tra gli altri, gli assessori regionali Andrea Tronzano e Maurizio Marrone e il Consigliere regionale Andrea Cane. 

 Soprannominato il Vate (allo stesso modo di Giosuè Carducci), cioè “poeta sacro, profeta”, cantore dell’Italia umbertina, o anche “l’Immaginifico”, nel 1924 venne insignito dal Re Vittorio Emanuele III del titolo di Principe di Montenevoso.

La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi nell’Italia – e non solo – del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe stato definito, appunto, dannunzianesimo.

Abruzzese di nascita, nel 1921 fece erigere sulle sponde del lago di Garda, il Vittoriale degli Italiani, un complesso di edifici, vie, piazze, un teatro e corsi d’acqua, in onore dei soldati che avevano combattuto nella prima guerra mondiale.  Il Vittoriale fu donato da D’Annunzio al popolo e allo Stato italiani con un atto firmato il 22 dicembre 1923. Una ricorrenza, insieme a quella del 160° anniversario della nascita, celebrata con varie iniziative in Italia. Tra queste, per l’appunto, la mostra «Vate, Vanitas, Vittoria» a Palazzo Giusiana a Ivrea, curata dall’assessore alla cultura Costanza Casali con opere degli artisti contemporanei Nicola Bolla (1963) e Andrea Chisesi (1972).  

Grande partecipazione anche alla lectio magistralis di  Giordano Bruno Guerri, storico e Presidente della Fondazione “Il Vittoriale degli italiani” che a D’Annunzio ha dedicato il libro “L’amante guerriero”. 

E’ intervenuto tra gli altri Angelo Piero Cappello, studioso di D’Annunzio e Direttore del Cepell – Centro per il libro e la lettura del Ministero della Cultura.

Per la mostra l’artista Andrea Chisesi ha creato un inedito viaggio nella vita e nelle passioni del vate, dall’adolescenza agli anni Venti insieme ai suoi miti, ai suoi eroi e alle sue passioni, da quella per le donne, celebri i travolgenti legami con Eleonora Duse e Barbara Leoni, a quella per le navi, gli aerei e le automobili. Eccezionale l’uso del gesso, degli acrilici, dei giornali e dei manifesti, elaborati con la tecnica del dècollage su tela, dei cartelli stradali e dei cartoni. Un omaggio al deterioramento dell’immagine e della materia che evoca stati di crisi, di angoscia e di incontrollabili impulsi inconsci studiati dalla psicoanalisi e cari al decadentismo.

Il tema delle vanitas emerge invece nelle opere di Nicola Bolla realizzate con carte da gioco e nei suoi teschi tempestati di cristalli Swarovsky: mementi mori che insieme alla precarietà della vita celebrano l’estetismo e la bellezza assoluta dell’arte per l’arte. Alla vittoria, infine, sono dedicate la Nike di Samotrace, reinterpretata da Chisesi con un suo decollage, e le bandiere ammainate, di Bolla in cristallo. Perchè la vittoria, fugace e transitoria, non esiste senza sconfitta.

“La mostra  - ha commentato soddisfatta l’assessora Casali  - interpreta la figura di D’Annunzio in maniera non didascalica, traendo ispirazione da tre termini a lui fortemente legati riassunti nel titolo della mostra Vate, Vanitas, Vittoria. Le opere di Andrea Chisesi e Nicola Bolla si discostano dalle tecniche tradizionali, e offrono un punto di vista diverso su D’Annunzio...”.

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