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Cronaca
29 Agosto 2025 - 21:40
Ogni acquazzone, la stessa scena. Non serve il diluvio universale, basta una pioggia appena un po’ più intensa e viale Kennedy, a Bellavista, si trasforma in un piccolo lago artificiale. Non una novità, ma un copione che ormai si ripete con imbarazzante regolarità. A raccontarlo – e documentarlo con una foto ben fatta – è Claudio Pignatti, che già nel maggio 2024 aveva segnalato il problema. Segnalazione caduta nel vuoto, come spesso accade quando si tocca la sensibilità dell’amministrazione comunale, troppo impegnata a inventarsi slogan ecologisti e viabilità “illuminata” per occuparsi di tombini e scoli dell’acqua.
Il punto dolente è davanti agli occhi di tutti: il dosso artificiale, realizzato per rallentare il traffico a 30 km/h, è stato costruito senza gli scarichi previsti dalle norme. Un dettaglio non da poco: in pratica funziona come una diga, intrappolando l’acqua e trasformando la carreggiata in una piscina a cielo aperto.
“Lo scarico ci sarebbe – scrive Pignatti sui social – ma evidentemente non ha mai funzionato. Ogni volta che piove, la situazione è questa. Prima dei dossi l’acqua scendeva verso altri tombini più avanti. Ora invece resta bloccata, e non di rado invade i viali interni, allagando i perimetri condominiali”.
Il risultato? Gli utenti della fermata del bus n. 11631, tra il civico 75 e il 77, sono costretti a fare la doccia ogni volta che una macchina passa veloce. I commenti raccolti alla pensilina parlano da soli: frustrazione, rabbia, ironia. “Bellavista si sente abbandonata – aggiunge Pignatti – viale Kennedy è diventata una strada da rally. Anche a 30 all’ora”.
E in effetti i cittadini non risparmiano sarcasmo.
“Il problema è che la strada fa schifo e i tombini non ricevono più – scrive un cittadino – ma le strisce nuove le hanno fatte. Un’amministrazione che fa acqua da tutte le parti”. Un altro ironizza: “Non hanno fatto la diga al Crist… pensavano di farla a Bellavista per illuminare tutto il quartiere. Geniale!”. C’è chi spiega l’ovvio: “In prossimità dei dissuasori bisogna fare bene gli scoli e pulirli regolarmente. Ma qui preferiscono rifare i dossi e lasciare i cittadini con i piedi a mollo”.
E poi arriva l’ironia velenosa contro la figura mitologica del Mobility Manager, ormai divenuto il capro espiatorio perfetto.
“Noi cittadini non siamo abbastanza evoluti per capire il Genio dietro queste scelte. Dovremmo limitarci ad applaudire estasiati”.
La politica cavalca l’onda, e non potrebbe essere altrimenti. Andrea Breccolotti, di Fratelli d’Italia, ci va giù duro.
“Come sempre, i lavori dell’amministrazione non deludono mai. Si fanno interventi per la propaganda – come i 30 all’ora – e poi alla prima pioggia le strade diventano piscine. Non sarà mai troppo tardi quando capiranno che i lavori vanno fatti con cognizione di causa e non per piantare bandierine ideologiche. E ricordo che alcuni degli amministratori di oggi provengono proprio da questo quartiere. Avevano promesso attenzione a Bellavista. Se questo è l’impegno a casa loro, immaginiamo altrove…”.
Ma non c’è solo Bellavista. Le immagini di corso Vercelli allagato completano il quadro. Qui, ad ogni temporale, la strada si trasforma regolarmente in un fiume, con l’acqua che scorre come in piena. I cittadini sono esasperati: “Un disastro - dice Breccolotti - Con i soldi spesi in propaganda e incarichi fumosi, si potevano ripulire caditoie e rifare strade. Invece Ivrea affonda. Letteralmente”.
La fotografia finale è impietosa: fermate bus impraticabili, pedoni costretti a saltare pozzanghere, automobilisti che si trasformano in gondolieri improvvisati. E, soprattutto, la sensazione che a Ivrea manchi la manutenzione ordinaria delle strade. Quartieri come Bellavista lo gridano a gran voce: siamo stanchi di promesse, di slogan e di strisce nuove che si dissolvono alla prima pioggia. Quello che serve è un’amministrazione che non affondi insieme alla città che dovrebbe governare.
Insomma: basta un acquazzone per scoprire che a Ivrea non piovono solo gocce, ma anche disastri. E a Bellavista e in corso Vercelli, tra un dosso-diga e un tombino otturato, la gente non ride più: si bagna.
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