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Le Valli di Lanzo un anno dopo l’alluvione: nuovi dati confermano l’aumento degli eventi meteo estremi (VIDEO)

A un anno dal disastro, la Carovana di Legambiente lancia l''allerta climatica. I ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella perdono metri di ghiaccio e rilasciano colate di detriti

La Carovana dei ghiacciai 2025 ha fatto tappa in Piemonte, portando con sé non solo l’eco di un’emergenza che si fa ogni anno più grave, ma anche la memoria di una tragedia ancora fresca.

A un anno dall’alluvione del settembre 2024, che aveva colpito duramente Balme e in particolare il Pian della Mussa, il viaggio di Legambiente ha scelto le Valli di Lanzo come teatro simbolico della quinta tappa della campagna. Qui, dove i segni dell’instabilità montana sono ancora visibili, la crisi climatica si intreccia con la realtà dei ghiacciai della Bessanese e della Ciamarella, in forte arretramento e sempre più soggetti a crolli, colate di detriti e frane.

I numeri diffusi dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente sono impietosi: in Piemonte, da gennaio a fine agosto 2025, sono stati registrati 23 eventi meteo estremi, con un aumento del 27,8% rispetto allo stesso periodo del 2024. La provincia di Torino è risultata la più colpita, con 10 eventi estremi concentrati tra allagamenti, esondazioni e frane. Fenomeni che non riguardano soltanto le pianure, ma che ormai si ripercuotono anche in alta quota, amplificati dalla risalita dello zero termico e da precipitazioni sempre più intense e ravvicinate.

A Balme e al Pian della Mussa, la memoria dell’alluvione che aveva devastato strade e infrastrutture resta viva. Non è un caso che proprio qui la Carovana abbia posto al centro della riflessione il tema dell’instabilità montana, con un richiamo forte ai rischi legati alla fusione dei ghiacciai. «Fondamentale monitorare l’alta quota per comprenderne i rischi e capire come imparare a fruire di questi luoghi in futuro, come si sta facendo nel bacino glaciale del Bessanese», hanno sottolineato i promotori della campagna, ricordando il lavoro multidisciplinare condotto da CNR-IRPI, Arpa Piemonte e Fondazione Glaciologica Italiana.

La fotografia dei ghiacciai piemontesi è drammatica. Nel 1959 la superficie complessiva era di 56 km², ridotta a 30 km² nel 2007 e crollata a 22 km² nel 2024. Il ghiacciaio della Bessanese, che a metà Ottocento occupava gran parte del Crot del Claussinè con una superficie di 1,75 km², oggi si estende appena su 0,3 km². Tra il 2010 e il 2023 ha perso circa 3,9 milioni di m³ di ghiaccio, con un abbassamento medio di un metro l’anno. Ancora più significativo il caso della Ciamarella, che in 13 anni ha perso 8,1 milioni di m³ di volume glaciale, dimezzando la sua estensione rispetto a 150 anni fa.

Il simbolo più evidente di questa instabilità resta il crollo dello spigolo Murari, avvenuto nell’agosto 2023, che ha portato con sé masse di detriti fino a valle. L’area proglaciale è ormai un paesaggio disseminato di pietre e laghi effimeri, figli diretti della fusione accelerata del ghiaccio.

In questo contesto, il bacino glaciale del Bessanese si è trasformato in un vero e proprio laboratorio a cielo aperto. Qui, a 2656 metri nei pressi del rifugio Gastaldi, gli studiosi misurano in tempo reale temperatura dell’aria, delle rocce e dei detriti, analizzano la biodiversità e monitorano la degradazione del permafrost, che controlla gran parte dei processi geomorfologici. Un luogo che è parte della rete dei “Rifugi Sentinella” e che, grazie alla “Saletta del Presente” realizzata in collaborazione con il CAI e il Museo della Montagna, è diventato anche un punto di divulgazione scientifica.

«La tappa piemontese di Carovana dei ghiacciai – ha dichiarato Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia – ben sintetizza quanto ormai sta accadendo in alta quota a causa della crisi climatica e degli impatti degli eventi meteo estremi e quanto sia importante monitorare l’ambiente montano e i ghiacciai per comprenderne meglio i rischi e capire come fruire di questi luoghi».

«Il bacino glaciale della Bessanese – ha spiegato Marta Chiarle, ricercatrice del CNR-IRPI – si contraddistingue per una grande varietà di forme e processi geologici. L’imponente morena laterale testimonia l’estensione del ghiacciaio nella piccola età glaciale. Ma a queste quote il permafrost controlla gran parte dei processi geomorfologici, e questo spiega la sensibilità del bacino al riscaldamento climatico».

Anche Arpa Piemonte ha messo in evidenza la gravità del fenomeno. «I ghiacciai piemontesi mostrano segni di contrazione evidenti, con una diminuzione di spessore ed estensione e un aumento della copertura detritica dovuta ai crolli rocciosi dalle pareti», ha dichiarato il direttore generale Secondo Barbero. «Registriamo un incremento dei processi di dissesto alle quote più elevate, che in alcuni casi possono impattare sui territori di valle, aumentando l’esposizione al rischio per infrastrutture e insediamenti».

La tappa piemontese si inserisce in un percorso più ampio che, nella sua sesta edizione, ha portato la Carovana dall’Adamello al ghiacciaio Aletsch in Svizzera, fino all’Ortles-Cevedale e allo Zugspitze in Germania, prima di approdare in Piemonte. Qui, la giornalista Milena Boccadoro, intervenuta con una videointervista, ha ribadito: «Monitorare, far conoscere e diffondere informazioni sullo stato di salute dei ghiacciai è fondamentale. È un modo concreto per far capire quanto sia grave la situazione e quanto sia necessario mobilitarsi per sostenere politiche che invertano la rotta».

Le Valli di Lanzo, con le loro ferite ancora aperte, hanno dunque accolto una tappa che non è stata solo una ricognizione scientifica, ma anche un atto di testimonianza. La Carovana ha messo in luce come la crisi climatica non sia più una previsione lontana: è già realtà, incisa nelle rocce, nei detriti e nelle acque che corrono veloci dai ghiacciai sempre più ridotti.

VALLI DI LANZO ED EVENTI ESTREMI

La storia delle Valli di Lanzo è segnata da un rapporto continuo con l’acqua e con gli eventi estremi. Da secoli, queste montagne hanno conosciuto alluvioni, colate e crolli che hanno modellato il paesaggio e segnato la vita delle comunità. Già nel XIX secolo le cronache locali riportavano episodi di piena devastanti, con torrenti che in poche ore trasformavano i fondivalle in scenari di distruzione. L’area del Pian della Mussa, oggi celebre per le sue sorgenti e per la produzione di acqua minerale, è sempre stata esposta a rischi di piena e frane.

Gli abitanti delle Valli hanno imparato a convivere con questa fragilità, ma negli ultimi decenni la percezione del pericolo è cambiata. L’aumento degli eventi meteorologici estremi e l’accelerazione della fusione dei ghiacciai hanno reso più frequenti e violenti i fenomeni di dissesto. I ricordi delle piene del 1993 e del 2000 sono ancora vivi, così come quelli dei grandi crolli rocciosi che hanno isolato interi paesi. La tragedia del settembre 2024, quando un’alluvione improvvisa mise in ginocchio Balme e il Pian della Mussa, ha rappresentato uno spartiacque: un campanello d’allarme che ha fatto capire come la crisi climatica sia ormai una realtà concreta e tangibile anche per territori che per molto tempo si erano sentiti “protetti” dall’altitudine.

Proprio in questo contesto si inserisce la Carovana dei ghiacciai, che non è soltanto una campagna di monitoraggio e sensibilizzazione, ma una forma di memoria attiva. Tornare nelle Valli di Lanzo significa ricordare le ferite del passato e al tempo stesso guardare al futuro con strumenti scientifici nuovi, capaci di interpretare i segnali di un ambiente che cambia a velocità crescente.

Per gli abitanti, vedere gli scienziati al lavoro nei bacini glaciali, così come la presenza di associazioni ambientaliste e istituzioni, rappresenta una garanzia e un monito insieme. Una garanzia perché l’attenzione è alta e i dati vengono raccolti con metodo. Un monito perché quelle montagne, che per secoli hanno offerto riparo e sostegno alle comunità locali, oggi chiedono rispetto e prudenza.

Se ieri le cronache raccontavano di torrenti in piena e di frane come eventi straordinari, oggi le statistiche di Legambiente e dell’Arpa Piemonte mostrano una tendenza chiara: la straordinarietà è diventata normalità. La V tappa della Carovana, con il suo carico di numeri, testimonianze e memoria storica, ha restituito alle Valli di Lanzo il ruolo di sentinella alpina, un luogo in cui leggere i segni del presente per capire il futuro.

LA PETIZIONE

In soccorso dei giganti bianchi, Legambiente con Carovana dei ghiacciai 2025, invita tutti a firmare la petizione on line “Una firma per i ghiacciai” per chiedere al Governo azioni concrete partendo dall’attuazione di 7 interventi indicati nel Manifesto per una governance dei Ghiacciai e salvare il nostro ecosistema. Per firmare vai suhttps://attivati.legambiente.it/firmaperighiacciai

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