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Torino

Pedalando tra i ricordi e il futuro: Fabio Aru accende l’entusiasmo per la Vuelta 2025

Il campione sardo, ultimo italiano a vincere la corsa spagnola, torna da ambasciatore della Vuelta e racconta emozioni e speranze alla vigilia della partenza dalla Reggia di Venaria

Alle 17 in punto, nonostante il cielo grigio e la pioggia insistente che aveva fatto temere un rinvio, Piazzetta Reale a Torino si è trasformata in una palestra a cielo aperto. Decine di bike posizionate sotto le arcate, musica a tutto volume, folla incuriosita. È qui che ha preso vita una lezione collettiva di spinning dal sapore speciale, guidata da un protagonista che ha scritto pagine importanti della storia recente del ciclismo: Fabio Aru, ultimo vincitore italiano della Vuelta a España, nel 2015, oggi Ambasciatore della corsa spagnola in Italia.

Un ritorno in grande stile per il campione sardo, oggi 35enne, accolto da applausi e dall’entusiasmo di tanti appassionati. Aru ha pedalato, ha sorriso, ha raccontato. Ma soprattutto ha fatto rivivere quella che resta la sua impresa più grande: “La Vuelta è la corsa a tappe alla quale ho partecipato più spesso, e il ricordo più bello resta senza dubbio quello di dieci anni fa. Fu una gara combattuta fino all’ultimo: il leader alla penultima tappa era Dumoulin, ma grazie a un perfetto gioco di squadra e alla voglia di non mollare mai, riuscimmo a ribaltare tutto. Un’emozione incredibile, che porto ancora dentro di me.”

Se la Spagna lo ha incoronato, il Piemonte è stato però il teatro di altri capitoli significativi della sua carriera. Lo ha ricordato lui stesso, con la naturalezza di chi considera queste strade un pezzo di casa: “Mi piace molto Torino, e in generale il Piemonte. Negli ultimi anni ha investito tanto nel ciclismo di alto livello. Questa regione è sempre stata presente nella mia carriera: penso alla vittoria di tappa al Sestriere nel Giro d’Italia del 2015 o al titolo italiano conquistato a Ivrea nel 2017. A Sestriere, poi, mi sono allenato per tanti anni.” Un legame che non è solo sportivo: qui vive la sua compagna, Valentina, torinese doc, e qui Fabio Aru ama tornare, anche lontano dalle corse.

Il ciclismo oggi lo vede protagonista in un’altra veste: non più atleta alla ricerca di podi e maglie rosse, ma maestro di nuove generazioni. Nel 2023 ha fondato a Villacidro, il suo paese natale in Sardegna, una Academy che accoglie una cinquantina di ragazzi e ragazze tra i 5 e i 17 anni. “L’obiettivo è farli crescere attraverso lo sport e i valori del ciclismo. Non conta solo vincere, ma imparare il rispetto, la disciplina, la capacità di fare squadra. È un progetto che mi dà energia, perché rivedo in quei bambini la stessa passione che avevo io alla loro età.”

La serata torinese, intanto, è andata avanti tra sport e spettacolo. Dopo il DJ set firmato Neuz Gonzalez e i saluti istituzionali – con il sindaco Stefano Lo Russo e l’assessore regionale alla Cultura Marina Chiarelli – sono state presentate le 23 squadre che prenderanno il via alla Vuelta 2025. Un momento che ha trasformato Torino in palcoscenico internazionale, tra bandiere colorate, musica e applausi. Il tutto suggellato dall’esibizione di Antonio Orozco, artista spagnolo di fama mondiale, che ha emozionato il pubblico con “Te estaba esperando”, l’inno ufficiale di questa edizione.

E mentre la piazza cantava, Aru già guardava avanti, da ex corridore che sa leggere il futuro della corsa: “Se Jonas Vingegaard correrà come ha fatto all’ultimo Tour e alla Vuelta di due anni fa, sarà lui l’uomo da battere.” Sul podio vede bene João Almeida e Juan Ayuso, due giovani ormai pronti a giocarsi tutto. Per l’Italia, invece, il campione invita alla prudenza: “Giulio Pellizzari ha fatto molto bene al Giro, chiudendo sesto. Antonio Tiberi ha avuto sfortuna con una caduta, mentre l’anno scorso si era ritirato per un colpo di calore. Se fossi Ciccone, punterei alle vittorie di tappa, magari anche al Mondiale.”

L’attesa, ora, è tutta per sabato 23 agosto, quando la prima tappa scatterà dalla Reggia di Venaria Reale. Un avvio simbolico e spettacolare, con il chilometro zero fissato in corso Casale, davanti al monumento dedicato a Fausto Coppi, proprio di fronte al Motovelodromo a lui intitolato. Una scelta carica di significato, che intreccia la memoria del Campionissimo con il presente del grande ciclismo.

Tra pioggia e applausi, ricordi e musica, la serata di Torino ha celebrato non solo il ritorno della Vuelta in Italia, ma anche il legame indissolubile tra questo sport e una città che, ancora una volta, si è confermata capitale del ciclismo internazionale.

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