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Blitz notturno No Tav a Susa: tagliata la rete, battitura ai cancelli e una “buonanotte bagnata” alla polizia (VIDEO)

Una cinquantina di attivisti partiti dal campeggio popolare di Traduerivi ha raggiunto il cantiere dell’Alta Velocità, superato una recinzione e inscenato una protesta rumorosa. Nessun idrante della polizia: l’acqua è partita da un tubo staccato dagli stessi manifestanti

Un’azione simbolica, notturna, rumorosa e – a sorpresa – anche bagnata. La notte scorsa un gruppo di circa cinquanta attivisti No Tav ha dato vita a una nuova iniziativa dimostrativa nei pressi del cantiere dell’Alta Velocità in Valle di Susa, nel territorio comunale di Susa, smentendo la prima versione circolata che indicava come luogo dell’incursione l’area di San Didero. Un errore geografico che non cambia però il senso profondo della protesta: ribadire ancora una volta, con la forza dell’azione diretta, la contrarietà di una parte del territorio a un’opera considerata impattante, inutile e dannosa.

Gli attivisti erano partiti poco prima dalla zona di Traduerivi, dove nei giorni scorsi è stato allestito un “campeggio popolare”, iniziativa che – come da tradizione del movimento – unisce momenti di formazione politica, assemblee, socialità e azione sul campo. Una sorta di “base mobile” della lotta No Tav, da cui nella tarda serata di venerdì è partita la colonna che si è diretta verso il cantiere. Dopo aver camminato lungo sentieri e strade secondarie, la cinquantina di militanti ha raggiunto una porzione della recinzione esterna del sito di lavori.

Secondo quanto riferito da fonti interne al movimento, i manifestanti sarebbero riusciti a entrare nella fascia perimetrale attraverso un “buco” ricavato tagliando una parte della rete metallica, avvicinandosi così ai cancelli. Qui ha preso il via la tradizionale “battitura”: una forma di protesta rumorosa che consiste nel colpire le recinzioni con oggetti metallici, bastoni o pietre, nel tentativo di rendere visibile (e udibile) il dissenso. L’obiettivo è disturbare simbolicamente l’ordine del cantiere e mostrare che, nonostante gli anni e la militarizzazione dei luoghi, la resistenza No Tav è tutt’altro che sopita.

Le forze dell’ordine, presenti in assetto antisommossa, hanno monitorato l’azione senza intervenire in modo diretto. Nessuna carica, nessun fermo, nessuna denuncia al momento. Ma sul web ha cominciato a circolare quasi subito un video in cui si vede una scena piuttosto singolare: alcuni manifestanti vengono allontanati da un getto d’acqua. La voce che si è diffusa nelle prime ore, anche attraverso media locali, è stata che la polizia avesse utilizzato un idrante per disperdere il gruppo.

Tuttavia, in un secondo momento è emersa una versione completamente diversa. Sono stati gli stessi No Tav, attraverso i propri canali ufficiali, a chiarire il “mistero dell’idrante”. “Siamo stati noi ad aprire un tubo dell’acqua e a usarlo per dare una buonanotte bagnata alle forze dell’ordine”, si legge ironicamente in un post diffuso nelle ore successive. Un’azione simbolica nel segno della creatività che da sempre accompagna le pratiche del movimento: questa volta, dunque, non un’aggressione ma un gesto teatralizzato, ribaltando con ironia la narrazione consueta dello scontro tra manifestanti e agenti.

Una sorta di “idropunk”, potremmo definirla, che porta con sé anche un messaggio: la lotta continua con mezzi nuovi, evitando lo scontro diretto ma mantenendo alta l’attenzione e l’impatto comunicativo. “Abbiamo fatto rumore, abbiamo fatto vedere che ci siamo. Non bastano le reti e le telecamere per fermare la nostra presenza”, si legge ancora nei commenti online di chi ha partecipato al blitz.

La notte di Susa si è così tinta ancora una volta di opposizione, di resistenza, di quella tensione costante che accompagna la lunga storia della linea Torino-Lione. Un’opera che continua a dividere e mobilitare, con cantieri sorvegliati giorno e notte e una valle che da più di trent’anni è teatro di una delle più dure e longeve vertenze territoriali d’Europa.

Il blitz, che non ha avuto alcuna conseguenza sul piano dell’ordine pubblico o della sicurezza del cantiere, è durato poco meno di un’ora. Ma il segnale è chiaro: in un’estate segnata da crisi ambientali, cantieri sempre più blindati e un dibattito nazionale distratto da ben altri temi, la Valle di Susa continua a resistere. Anche di notte. Anche con un tubo dell’acqua. Anche solo per dare, a modo suo, una “buonanotte bagnata” al potere.

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