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Ciriè
13 Luglio 2025 - 10:49
Nelle sere d’estate, le Valli di Lanzo si accendono di un’energia rara, vibrante, quasi magica. Un’atmosfera fatta di risate, stupore, poesia e umanità, che si diffonde tra cortili, piazze e strade come una carezza leggera. È l’energia di Lunathica, il Festival Internazionale di Teatro di Strada che, da 23 anni, porta l’arte fuori dai palcoscenici per restituirla agli spazi aperti. E, soprattutto, ai cuori di chi la incontra per caso o per scelta.
Insignito dal 2021 del patrocinio del Ministero della Cultura, Lunathica continua a custodire la sua vocazione originaria: essere un festival che fa della cultura non una vetrina, ma un momento di relazione autentica, un’occasione collettiva di meraviglia, un piccolo miracolo di comunità.
Chi varca i confini di Lunathica non trova solo spettacoli, ma un mondo diverso. Un mondo dove il confine tra artista e spettatore si sfuma, dove l’arte respira con il pubblico, dove l’imprevisto è parte della bellezza. Qui, la sorpresa si nasconde dietro ogni angolo, e ogni performance diventa un’esperienza da vivere, non soltanto da guardare.
Abbiamo attraversato anche noi questo mondo tra venerdì e sabato, lasciandoci sorprendere e toccare da artisti straordinari.
Venerdì sera, a Ciriè, ci siamo imbattuti in Chiamami, una creazione intensa e intima di e con Annamaria Troisi, ispirata a La voce umana di Jean Cocteau, con versi di Marta Bardazzi, scene e luci di Lucio Diana, produzione La Corte Ospitale e A.M.A. Factory.
Una donna, sola con un telefono, all’interno della vetrina della libreria Ca’libro, scrive con il rossetto sul vetro una parola: CHIAMAMI, seguita da un numero. E poi aspetta. Chi è? Perché attende? Deve confessare qualcosa? Ha bisogno d’aiuto? O custodisce un segreto che può svelare solo a chi osa rispondere a quella silenziosa invocazione?
Chiamami è una performance interattiva che stravolge le regole della scena: a compiere il primo passo è lo spettatore, che diventa parte del racconto. C’è chi chiama, chi osserva in silenzio, chi si commuove, chi ride o consola. Ogni reazione è unica. Ogni telefonata diventa un dialogo irripetibile.
Il testo, scritto nel 1930, conserva una forza sorprendente. Parla della fine di un amore con tale verità da attraversare il tempo e arrivare dritto a chi ascolta oggi.
“C’è chi ha chiesto di essere guardato per tutta la durata della performance, chi ha preferito non farsi vedere, chi ha cercato di consolare, chi ha pianto e riso con me. Ogni telefonata è unica e irripetibile”, ci racconta Annamaria Troisi. E in quell’unicità sta il potere più vero del teatro.
Il giorno dopo, sabato, ci ha incantati la performance della compagnia Inalto Mare. Un incontro poetico e visionario tra giocoleria, contorsione ed equilibrio, punteggiato da incursioni nel comico e nell’assurdo, come in una fiaba scomposta.
Due personaggi si ritrovano finalmente a casa, o forse in un’idea di casa, fatta di gesti minimi, abitudini condivise, intese e disaccordi. La loro relazione si costruisce tra carezze e inciampi, tra armonia e contrasto. È lì, in quello spazio fragile tra un passo e l’altro, che prende forma una danza esistenziale, fatta di tentativi, fughe e ritorni.
L’opera si muove come la vita: a zig-zag, in equilibrio instabile, tra ostacoli, deviazioni e slanci. E proprio in quell’instabilità nasce la bellezza più profonda: quella che tocca senza spiegare, che commuove senza rumore.
Lunathica non è solo un festival. È un invito a fermarsi, a meravigliarsi, a partecipare. A lasciarsi sorprendere da ciò che, solitamente, passa inosservato. Ogni spettacolo è un piccolo viaggio, un varco aperto tra l’arte e la quotidianità, che lascia tracce ben oltre l’applauso.
Ecco perché, nelle sere d’estate, le Valli di Lanzo non sono mai semplici valli. Diventano un teatro a cielo aperto. Un teatro dove ogni passo può essere scena, ogni incontro può essere storia, ogni respiro può diventare poesia.
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