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04 Luglio 2025 - 22:13
Questa sera, venerdì 4 luglio, dalle 20 in poi, il centro storico di Ivrea ha smesso per qualche ora di essere solo un luogo di passaggio ed è tornato a essere spazio vivo, abitato, partecipato. A renderlo possibile è stata “Mangiuma ansema – Ivrea, cena di vicinato”, l’iniziativa lanciata dall’associazione SBAM – Comunità in fermento, che ha coinvolto via Arduino, piazza Gioberti (nota come “la Maretta”) e via Guarnotta.
Un progetto nato in sordina, nelle settimane centrali di giugno, con l’idea – semplice e disarmante – di far sedere le persone attorno a una tavola, sotto le stelle, con la sola regola della condivisione. L’organizzazione ha messo a disposizione tavoli e sedie; i partecipanti hanno portato il resto: tovaglie, piatti, bicchieri, portate cucinate a casa e un tocco personale per rendere unica ogni tavolata. Il messaggio era chiaro: ognuno si prende cura della propria postazione, ognuno contribuisce a creare comunità.
L’effetto è stato immediato. In pochi giorni l’evento ha fatto il pieno, raccogliendo oltre 250 adesioni. Un segnale forte e limpido della voglia, forse sopita, di riappropriarsi della socialità più semplice e autentica. Non un concerto, non una rassegna, non un evento da spettatori: una cena, fianco a fianco, tra sconosciuti che diventano vicini.
Dopo il momento conviviale, le strade si sono animate con musica, strumenti portati da casa, giochi e chiacchiere a mezza voce. Nessuna amplificazione, nessun palco: solo la voce delle persone, le risate, il rumore delle posate che si incrociano, le note stonate ma sincere di chi ha deciso di suonare qualcosa per gli altri. Come in un cortile di un tempo, come in una festa improvvisata che ha il profumo dell’estate e della leggerezza.
Ivrea ha riscoperto così il valore della presenza, quella vera, fatta di corpi nello stesso spazio, di parole scambiate senza fretta, di una città che per una volta non si limita a ospitare, ma accoglie. Un centro che, grazie all’impegno volontario e alla creatività diffusa, riesce a trasformarsi in luogo di relazioni, di scambio, di affetto collettivo.
E se questa sera le luci si spegneranno una a una e i tavoli verranno rimossi, resta qualcosa che va oltre la durata dell’evento: la consapevolezza che un’altra Ivrea è possibile, più umana, più semplice, più viva. E che basta un’idea giusta – e la voglia di realizzarla – per farla emergere dalle sue stesse strade.
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