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Costume e società
07 Giugno 2025 - 09:26
CITTADELLA (PD) – È nata a Ivrea il 19 aprile del 2011, ma quando sale sul palco la sua voce sembra arrivare da un tempo altro, sospeso, capace di parlare anche a chi non sa più ascoltare. Si chiama Sofia Tarantino, ha 13 anni, e sabato sera ha incantato pubblico e giuria nella finalissima del Volavoce Festival, uno dei concorsi più prestigiosi in Italia per giovani cantanti, giunto alla sua quindicesima edizione.
Due esibizioni, un solo battito. La prima nel pomeriggio, nella sezione Cover Teenagers, con La cura per me di Giorgia. Una canzone ricca di sfumature e difficoltà, che Sofia ha affrontato con delicatezza e maturità sorprendenti. Nessun eccesso, nessuna nota di troppo. Solo emozione pura. Ha trattato ogni parola come se fosse una reliquia, facendola scivolare tra le mani con cura. Come fanno gli artisti veri.
Poi, alle 20:30, il momento che ha commosso tutti. In un Teatro Sociale gremito e carico di attesa, Sofia ha portato sul palco Even in the silence, un brano scritto da lei e dedicato ad Anna Frank. Un sussurro contro l’oblio, una canzone che parla di chi è costretto a nascondersi, di sogni chiusi in soffitta, di speranza che si ostina a restare. Una melodia lieve, che entra piano e poi resta. Perché Even in the silence non ha bisogno di gridare. È la voce limpida e intensa di una ragazza che guarda oltre i suoi tredici anni a raccontare, a toccare corde profonde.
Con quella canzone è arrivata in finale. L’ha ricantata nella fase conclusiva del concorso. Non ha vinto. Ma è come se avesse vinto tutti noi. Chi l’ha ascoltata, chi si è lasciato attraversare da quella voce tanto piccola quanto potente. Perché, come hanno detto molti, “è stata immensa lo stesso”.
Sofia è abituata ai palchi. Ha partecipato a due edizioni dello Zecchino d’Oro, è arrivata in finale al Tour Music Fest 2022, e ha emozionato milioni di telespettatori su Canale 5, a Io Canto Generation, nella squadra di Lola Ponce, interpretando brani complessi come The Rhythm Is Magic e Strani Amori, distinguendosi per la sua autenticità e un timbro già riconoscibile.
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Ma non è solo la tecnica a renderla speciale. È la sostanza. Il vissuto. I gesti che contano.
Nel 2022, quando la guerra in Ucraina scuoteva il mondo e sconvolgeva milioni di vite, Sofia, allora bambina, partecipò a una raccolta di aiuti per i profughi. In una giacca destinata a una ragazza sconosciuta, infilò un bigliettino: un messaggio d’amicizia, il suo nome e il numero di telefono della madre. Un gesto semplice, spontaneo, che attraversò confini e raggiunse Leopoli, dove una coetanea, Anjelika, lo trovò.
Dopo qualche mese, un messaggio su WhatsApp. E da lì un legame: parole, immagini, videochiamate. Due ragazzine, due vite lontane eppure vicinissime. Un’amicizia nata dal nulla, sbocciata nel mezzo della guerra.
Un anno dopo, quella storia è diventata musica. Sofia ha scritto Anjelika, una canzone dedicata alla loro amicizia. L’ha portata su vari palchi, e in un’occasione speciale, Anjelika è riuscita ad arrivare in Italia: erano insieme, una accanto all’altra, mentre la musica raccontava quello che le parole non riuscivano a dire. Un momento commovente, che chi c’era fatica a dimenticare.
Oggi Sofia Tarantino continua a scrivere canzoni che parlano di infanzia rubata, memoria, guerra. I bambini della guerra, Even in the silence… non sono esercizi di stile. Sono piccole testimonianze. Appelli. Voci che chiedono attenzione, ascolto. Ascoltateci. Anche noi, piccoli, abbiamo qualcosa da dire.
E quando non canta? Nuota. È atleta dei Nuotatori Canavesani, pratica tuffi a Torino e sogna – chissà – le Olimpiadi del 2028. Ma intanto, costruisce il suo mondo a suon di note, parole, emozioni.
Ivrea fa il tifo per lei. Lo fanno i ragazzi della sua età, che vedono in lei un esempio. Lo fanno gli adulti, che riconoscono in quella voce una bellezza perduta. Sofia è una ragazza. Ma è anche molto di più. È una voce che resta. Perché – come ha saputo insegnarci – anche nel silenzio si può urlare. Basta farlo con il cuore.
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