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24 Maggio 2025 - 16:16
È appena partito da corso Nigra 91, davanti alla stazione ferroviaria di Ivrea, il corteo promosso dal Comitato Ivrea per la Palestina e dal Presidio per la Pace. Sono centinaia le persone che si sono date appuntamento per questa manifestazione che chiede a gran voce il cessate il fuoco immediato a Gaza, il riconoscimento dello Stato di Palestina, e dice no all’economia di guerra, alla militarizzazione della società e a quella che gli organizzatori definiscono senza mezzi termini “un’operazione genocida contro il popolo palestinese”.
Il fiume umano, composto da famiglie, giovani, attivisti, militanti di associazioni locali, esponenti del mondo culturale e semplici cittadini, si sta snodando lungo le vie del centro cittadino: corso Cavour, piazza Ferruccio Nazionale, via Piave, Lungo Dora, corso Botta, in un clima carico di tensione morale ma anche di determinazione e coraggio. In testa al corteo, striscioni e cartelli che recitano: “Freedom for Palestine”, “No all’apartheid”, “Basta bombe, basta morti”. Si alzano cori, slogan, suoni di tamburi e interventi dal megafono. La città ascolta, guarda, si interroga.
Dietro questa mobilitazione, c’è la volontà di denunciare l’occupazione coloniale, la repressione militare e la deportazione sistematica dei palestinesi. Gli organizzatori accusano Israele di crimini contro l’umanità e chiamano in causa anche l’Unione Europea, il governo italiano e l’intero Occidente, ritenuti complici con il loro sostegno politico, economico e militare.
In testa al corteo numerosi sindaci, Matteo Chiantore di Ivrea, Luigi Sergio Ricca di Bollengo, Sonia Cambursano di Strambino, Renzo Galletto di Montalto, Ellade Peller di Nomaglio e pure il consigliere regionale del Pd Alberto Avetta.
“I bambini stanno morendo non solo sotto le bombe, ma anche di fame. La comunità internazionale tace. Noi no” – hanno dichiarato le attiviste prima della partenza, circondate da cartelli con le immagini di Gaza distrutta e gli occhi sbarrati dei piccoli sopravvissuti. Le richieste sono chiare: sanzioni economiche efficaci, la sospensione dell’accordo di partenariato UE-Israele e l’embargo totale sugli armamenti diretti a Tel Aviv.
Ma questa piazza è anche un atto di accusa contro l’economia di guerra che – denunciano gli organizzatori – “trasforma le nostre città in retrovie logistiche, taglia sulla sanità e sull’istruzione per spendere in armi e controllo sociale”. È un no al piano ReArm Europe, ai decreti sicurezza, alla precarizzazione del lavoro e alla repressione del dissenso.
Il corteo è diretto verso piazza Ottinetti, dove si concluderà intorno alle 19 con interventi pubblici, performance artistiche, musica dal vivo e stand informativi su temi come il boicottaggio dei prodotti israeliani (BDS), la campagna contro le banche armate, la disobbedienza civile e il progetto di cooperazione internazionale Un ponte con Beit Ummar.
“Manifestare per Gaza vuol dire lottare per la pace, ma anche per i diritti di chi vive qui. Non possiamo accettare che i nostri governi spendano miliardi in morte, mentre ospedali, scuole e salari crollano”, gridano dal megafono.
Ivrea c’è. E oggi non vuole restare in silenzio.
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