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Salone del libro
19 Maggio 2025 - 09:42
Un racconto intimo, potente, senza sconti. Andrea Carnevale, ex bomber di Napoli e Roma, ha presentato il suo nuovo libro Il destino di un bomber al Salone Internazionale del Libro di Torino. Accanto a lui, sul palco, Giuseppe Sansonna, regista e autore Rai, firma di biografie entrate nel cuore dei calciofili italiani, da Zemanlandia in avanti.
L’incontro si è trasformato in una vera e propria tavola rotonda sul calcio e sulla vita, con la partecipazione di amici e vecchi compagni di squadra, tra cui Andrea Silenzi e Ciro Ferrara, dello scrittore Maurizio De Giovanni e del giornalista Darwin Pastorin, che ha moderato il dibattito.
Al centro del volume, edito da Baldini+Castoldi, non c’è solo la carriera sportiva di Carnevale, ma soprattutto il suo cammino umano, segnato da ferite profonde. Cresciuto a Monte San Biagio, un paese dell’Agro Pontino che Sansonna descrive come «terra scabra, violenta, avventurosa», il giovane Andrea assiste impotente alle violenze del padre Gaetano sulla madre Filomena. Quando l’orrore si consuma e Filomena viene uccisa a colpi di accetta, Carnevale ha solo 14 anni. Raccoglie l’acqua del fiume insanguinata in un barattolo e la porta in caserma: «Ecco il sangue che volevi», dirà al maresciallo. Ma nonostante tutto, proverà ancora compassione per il padre, fino al suicidio di quest’ultimo.
Quel giorno, racconta Carnevale, «il futuro può cominciare».
Il calcio diventa rifugio, vocazione, riscatto. Ma anche campo di battaglia. Dopo la conquista del primo storico Scudetto con il Napoli nel 1987, mentre lo stadio San Paolo esplode, lui resta in disparte. «Assorto a specchiarsi nella sua compostezza». Non è un’esitazione: è il suo modo, silenzioso, di stare al mondo. Carnevale non cerca riflettori, pretende solo rispetto e spazio. Come il suo compagno di mille battaglie, Diego Armando Maradona, con cui condivide la passione per Pino Daniele, la malinconia e il bisogno di silenzi.
Nel libro di Sansonna, la scrittura non cede mai alla retorica cronachistica che spesso soffoca le biografie sportive. Si affaccia invece la figura stratificata di un uomo che ha affrontato lutti, ingiustizie e incomprensioni. Tra queste, anche l’arresto – rivelatosi infondato – per traffico internazionale di droga, che rischiò di annientarlo. Sarà Pierpaolo Marino, a Udine, a restituirgli un futuro nel calcio, come talent scout.
Con la stessa umiltà con cui ha vissuto l’apice, Carnevale ha attraversato il declino. E proprio lì ha trovato, forse, il suo vero posto nel mondo. Da osservatore prima, da padre e nonno oggi, da uomo sempre. Il destino di un bomber diventa così molto più di un memoriale: è una dichiarazione d’amore alla vita, anche nelle sue pieghe più oscure. Una confessione senza pudori né pose. Il ritratto di un uomo che, come scrive Sansonna, ha speso una vita a «incidere il proprio destino», senza mai smettere di combattere contro la sindrome dell’impostore, che lo accompagna anche nei momenti di gloria.
Due Scudetti, una Coppa Uefa, le maglie di Napoli, Roma e Udinese, persino la Nazionale. Ma ciò che resta, davvero, è quella tavola imbandita a Natale a Monte San Biagio, «la sua gioia più grande». Carnevale è stato, e resta, un grande attaccante. Ma soprattutto un uomo che ha saputo guardare negli occhi la propria fragilità e trasformarla in forza.
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