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10 Maggio 2025 - 16:32
Grida di giubilo, brindisi, cori… e poi “Faccetta nera, bell’abissina…”. Succede a Biella, in via Gramsci, centro città. Ma non è uno scherzo da goliardi in vena di provocazioni né una serata nostalgica in qualche club di reduci. Succede durante l’Adunata nazionale degli Alpini, la stessa manifestazione che dovrebbe incarnare i valori della patria, della solidarietà, dell’impegno civile. E invece no: in questo scorcio di maggio 2025, Biella si è trovata catapultata indietro di un secolo, tra marce coloniali, razzismo d’epoca e saluti che non hanno nulla da condividere con il rispetto delle istituzioni democratiche.
Il video è chiaro. Nitido. Inequivocabile. Un gruppo di uomini in penna nera – non ragazzini sprovveduti, ma adulti consapevoli – canta a squarciagola “Faccetta nera” davanti a un locale. Il brano, simbolo del colonialismo fascista, venne composto nel 1935 in occasione dell’invasione dell’Etiopia. Il suo contenuto razzista e propagandistico è noto a chiunque abbia una minima dimestichezza con la storia. Eppure, tra risate e cori, la scena si è consumata come se nulla fosse, sotto gli occhi di una città che porta sulla pelle le cicatrici della Resistenza.
Le reazioni non si sono fatte attendere. La segreteria cittadina del Partito Democratico ha espresso una condanna durissima: “L’Adunata si è aperta con la presentazione di un libro sulla partecipazione degli Alpini alla Resistenza. Questo episodio rappresenta un oltraggio a quella memoria, un insulto alla storia della nostra città, medaglia d’oro al valor militare per la lotta partigiana”.
Anche il Movimento 5 Stelle ha usato parole nette: “Un atto vergognoso. È necessario che tutte le forze politiche e istituzionali prendano le distanze da quanto accaduto. Non possiamo accettare che certi simboli tornino a circolare liberamente nei nostri eventi pubblici”. E mentre le polemiche infuriano, i cittadini si interrogano. Cosa sta diventando Biella? Che tipo di paese stiamo lasciando ai nostri figli se la canzone-simbolo della propaganda coloniale viene intonata con leggerezza proprio nel cuore di una manifestazione nazionale?
Non è nemmeno la prima volta. Solo due anni fa, nel 2023, un altro caso scoppiò nel Biellese, a Cavaglià, dove alcuni studenti delle medie intonarono “Faccetta nera” durante l’ultimo giorno di scuola, con tanto di saluto romano.
In quell’occasione, fu la stessa preside a pretendere scuse pubbliche e ad allontanare gli studenti coinvolti. Segno che qualcosa, già allora, stava sfuggendo di mano. E ora ci risiamo. Con un’aggravante: non si tratta più di ragazzi maldestri, ma di adulti in uniforme. Di uomini che dovrebbero essere esempi. Di rappresentanti di un corpo che, al netto di tutte le ambiguità storiche, è stato anche simbolo di sacrificio e aiuto alle popolazioni.
È un fatto che l’Italia abbia un problema irrisolto con la propria memoria storica. C’è chi considera le canzoni del Ventennio folklore, chi ride e canta senza pensare alle conseguenze, chi minimizza. Ma non si può scherzare con la storia. Non a Biella. Non in una città che ha dato il sangue per la libertà. “Faccetta nera” non è una canzonetta come le altre. È il racconto di una conquista coloniale, di uno stupro culturale, di un dominio imposto con le armi. È la voce di un regime che ha cancellato diritti, perseguitato oppositori, umiliato popoli. E cantarla in piazza, davanti a tutti, non è goliardia: è provocazione. È ignoranza. È una ferita riaperta.
In tutto questo, colpisce il silenzio dell’Associazione Nazionale Alpini. Nessuna nota ufficiale, nessuna presa di distanza netta. Possibile che, a fronte di un tale scandalo, non si senta l’urgenza di ristabilire i confini tra il ricordo e l’ideologia, tra l’identità alpina e le nostalgie fasciste? Se davvero si vuole mantenere alto il valore dell’Adunata, se davvero si crede nel senso civico e nella fratellanza che gli Alpini portano in ogni parte d’Italia, allora questo silenzio è clamoroso e colpevole.
Insomma, Biella si merita di meglio. Si merita il rispetto della propria storia. Si merita che le sue medaglie non vengano infangate da chi confonde le marce militari con i canti della vergogna. E soprattutto, Biella ha bisogno di verità, di educazione alla memoria, di esempi positivi. Perché le Faccette nere, stavolta, non passano inosservate. E fanno male. Molto male.
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Le note di 'Faccetta nera' risuonano trasmesse dagli altoparlanti in piazza con decine di persone, tra cui diversi con il cappello con la penna nera, intonano la canzone e il video fa in poche ore il giro del web. Scoppia la polemica all'Adunata degli Alpini a Biella che si concluderà con la sfilata di domenica: Pd e M5S insorgono sottolineando la "vergogna" per una città "che è medaglia d'oro della Resistenza".
«È un insulto alla memoria che non si può accettare – rincara la dose la segretaria Dem Elly Schlein da Perugia – mi chiedo quando dovremo aspettare per avere parole di condanna forti e nette da parte di tutte le forze politiche, tutte le istituzioni e di chi governa».
Nonostante le polemiche, in realtà sabato il programma dell'Adunata si è svolto regolarmente e domenica è atteso il ministro della Difesa Guido Crosetto. Oggi erano invece presenti Isabella Rauti, sottosegretario alla Difesa, insieme ad Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, che hanno visitato la cittadella degli alpini. A Città Studi c'è stato poi l'incontro tra il presidente nazionale degli alpini e le delegazioni delle sezioni Ana all'estero e gli International federation mountain soldiers.
«Un'occasione di confronto – ha detto nel suo intervento la vicepresidente del Piemonte Elena Chiorino, esponente Fdi – per ribadire un messaggio tanto semplice quanto potente: gli alpini di tutto il mondo sono veri patrioti».
L'Associazione degli alpini prende le distanze da quanto accaduto. «L’Ana è una associazione di volontari apartitica per statuto e si dissocia perciò da qualunque forma di propaganda politica», ha detto il presidente nazionale Ana Sebastiano Favero. In una nota l’Ana nazionale precisa «che le note in questione provenivano da un altoparlante di un locale privato e non dall’impianto di servizio dell’Adunata».
Ma la polemica intanto è montata. In una nota Andrea Basso ed Elisa Francese del Pd di Biella spiegano: «L’Adunata si è aperta con la presentazione di un libro sulla partecipazione degli alpini alla Resistenza e in occasione dell’alzabandiera sono state ricordate le ragioni del conferimento della medaglia d’oro al valor militare alla nostra città per il contributo dei biellesi alla liberazione dal nazifascismo. Il canto fascista che celebra gli orrori del colonialismo del duce risuonato nella notte non ha nulla a che vedere con quanto stiamo celebrando, e ancora più in questa nostra città è un insulto alla memoria».
La condanna arriva anche dal Movimento 5 Stelle. In una nota i consiglieri regionali Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio spiegano: «Quanto accaduto è inqualificabile e merita una ferma condanna da parte di tutte le forze politiche, dell’Ana e delle istituzioni. Certi episodi sono inaccettabili, a maggior ragione in una città insignita della Medaglia d’oro al valor militare per il contributo offerto alla lotta di Liberazione. È triste vedere l’immagine di alcune penne nere fare da sfondo ai canti fascisti, uno sfregio alla memoria dei tanti alpini che combatterono per liberare il Piemonte e l’Italia dal giogo nazifascista».
Perché, come ha osservato il biellese Paolo Furia, esponente della segreteria nazionale del Pd, «tre quarti delle motivazioni per la consegna alla città di Biella della medaglia d’oro al valor militare hanno a che vedere col ruolo avuto dagli Alpini biellesi durante la Resistenza antifascista».
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