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26 Aprile 2025 - 01:21
La celebrazione del 25 Aprile a Lace, uno degli appuntamenti più sentiti per ricordare il sacrificio dei partigiani della 76ª Brigata Togni, si è trasformata quest'anno in un caso politico. Subito dopo l'intervento del sindaco di Donato, Fausto Francisco, infatti, una decina di sindaci eporediesi ha abbandonato il sito monumentale, lasciando sul posto un clima teso e molte domande.
La giornata era iniziata come sempre: la banda di Donato in testa al corteo, seguita dai primi cittadini del Biellese e del Canavese e dalle delegazioni Anpi di Ivrea e Valle Elvo e Serra. Centinaia di persone radunate davanti al monolite dedicato ai quattordici partigiani uccisi dai nazisti. Ma dietro le apparenze, la tensione covava da tempo.
Per quel che se ne sa, il motivo del clamoroso abbandono starebbe tutto nella gestione della scaletta degli interventi, e non è la prima volta che ci si lamenta.
I sindaci avrebbero chiesto con forza di poter condividere il programma della giornata, ma si sono visti negare ogni possibilità di confronto.
L’ordine degli interventi - hanno poi spiegato - è stato imposto senza consultazioni, ignorando le richieste di chi rappresenta istituzioni pubbliche.
A mandarli in escandescenza la scoperta, solo all'ultimo momento, che avrebbe preso la parola anche il segretario della Cgil di Torino Federico Bellono – mai annunciato nella locandina ufficiale.
I sindaci presenti, a partire da quello di Ivrea, Matteo Chiantore, hanno anche sottolineato che non intendevano rinunciare al dovere di onorare i partigiani, ma rivendicavano il rispetto dei ruoli istituzionali.
Insomma: partecipare a una commemorazione senza sapere chi parla e con quali contenuti – hanno più o meno asserito – non era accettabile. Da qui la scelta di garantire soltanto la presenza alla parte ufficiale della cerimonia, per poi ritirarsi.
A rendere ancora più evidente il malumore, l'assenza del Coro Bajolese che, in verità, con Lace ha cominciato ad avere dei problemi nel 2020, quando si decse per la prima volta di non farlo cantare. Seguirono critiche feroci del presidente dell'Anpi di Ivrea Mario Beiletti, poi sopite nel corso dei mesi.
Tant'è!
Chi ha preso la parola durante la parte "politica" dell'evento ha stigmatizzato l'uscita dei sindaci, parlando di errore e irresponsabilità.
Ciliegina sulla polemica? Gli amministratori eporediesi hanno annunciato che il prossimo anno, se non cambieranno le modalità organizzative, daranno vita a un momento alternativo di commemorazione, aperto e condiviso, per riportare il 25 Aprile al suo significato originario.
A farsi più di una domanda su quel che è successo è Franco Giorgio, militante di sinistra, iscritto all'Anpi.
In un post su Facebook ha stigmatizzato il comportamento di quei sindaci che hanno ripiegato la fascia tricolore e hanno abbandonato la commemorazione prima che iniziassero le orazioni.
"Ritengo questo atteggiamento sbagliato e offensivo – dice – in primo luogo verso coloro che ci hanno regalato con la propria vita la libertà dal nazifascismo, la libertà di parola e di pensiero. Si può essere più o meno d’accordo su come sia stata organizzata la Festa della Liberazione di Lace, ma il rispetto come rappresentanti istituzionali va innanzitutto rivolto a coloro che erano presenti per onorare la ritrovata libertà e riaffermare la centralità di quei valori democratici che il regime fascista aveva negato e che da settantasette anni sono incisi nella Costituzione repubblicana..."
Secondo Franco Giorgio, questo 25 Aprile ha assunto un carattere del tutto diverso:
"Con il primo Governo a trazione post-fascista, se così possiamo dire. Un Governo pericoloso per la nostra Costituzione e per la nostra democrazia, che dobbiamo contrastare, in particolare, sul terreno culturale. L’opera delle e dei partigiani non è semplicemente un qualcosa da commemorare, ma è un invito a lottare..."
E ancora, puntando il dito sulla guerra in corso in Medio Oriente:
"La Palestina ha dato e ci dà un insegnamento: la resistenza continua. A Lace molti sono stati i richiami, con diversi striscioni, a sostegno della causa del popolo palestinese e del suo diritto alla Resistenza. Ma è capitato qualcosa da stigmatizzare e cerco di spiegarmi: se da un lato sappiamo quanto sia prevedibile il ‘refrain’ delle destre sul 25 Aprile come festa divisiva, non avrei mai voluto assistere a un atteggiamento che mi sento di definire offensivo da parte di alcuni sindaci canavesani, a partire dal sindaco di Ivrea."
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