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Fulmine e i bambini: 90 anni di distanza, un solo battito di cuore

Alla Martiri della Libertà di Settimo Torinese la Resistenza torna viva: una staffetta partigiana di 97 anni racconta la guerra a chi la guerra l’ha solo letta nei libri. E succede qualcosa di raro: la Storia si fa ascoltare, e commuove.

Ubaldo Ballarini ha 97 anni, cammina lentamente, ma la voce è ferma. Ha il fazzoletto tricolore al collo, e negli occhi il bagliore limpido di chi ha visto il peggio e ha scelto il bene. Quando entra nella classe di seconda elementare della scuola Martiri della Libertà di Settimo Torinese, non c’è un applauso, non ci sono fanfare. Solo bambini seduti nei banchi, e una curiosità che si taglia con il fiato.

Lo chiamano Fulmine, nome di battaglia. E oggi, per un’ora, Fulmine non è un reduce: è un ragazzo. Un ragazzo che ha fatto la guerra non con le armi, ma con la determinazione. Con la fiducia. Con la consapevolezza, a 16 anni, che la libertà non si chiede: si costruisce.

«Fulmine, come hai fatto a vincere la guerra?»
La voce è quella di un bambino. Ha sette anni, e la domanda è già enorme. Fulmine sorride. «Da solo era impossibile. Ma insieme agli altri, quelli che credevano come me nella libertà, ce l’abbiamo fatta».

È in quel momento che accade qualcosa di inaspettato. Non è lui a iniziare il racconto. Sono i bambini a guidarlo, con le loro domande, con la loro intelligenza affilata e innocente.

Fulmine

fulmine 2

«Corri come Flash?»
«Una volta sì… adesso faccio più fatica».

E poi, la domanda che taglia ogni retorica: «Perché non hai un cognome?»

Lui tira fuori dalla tasca un piccolo libretto consunto. Un documento raro, carico di dignità: il “libretto della Resistenza”. Sopra c’è scritto: Ministero dell’Italia Occupata. E poi: Ballarini Ubaldo, figlio di Alfredo, classe 1928. Giovanissimo resistente, staffetta con funzione di collegamento della Brigata Savona.

Questa è la carta d’identità della sua memoria. Questo è l’uomo che si siede davanti a loro, in quell’aula stretta, dove 90 anni di differenza sembrano svanire.

«Ognuno di noi si sceglieva un nome. Il vero nome non lo si diceva, era pericoloso. Se ti catturavano i fascisti, potevano risalire alla tua famiglia e fare loro del male. Io avevo un fratello, una sorella, e mio padre era un perseguitato politico. Era un socialista».

I bambini lo ascoltano immobili. Nessuno parla. Nessuno si distrae. I disegni tra le mani si trasformano in pensieri. In uno si legge: «Grazie Fulmine».

«Sei mai stato ferito?»
«Sì. Stavamo liberando Savona. Era il 25 aprile. Eravamo affamati, stavamo andando a mangiare qualcosa. Un fascista ha sparato: la pallottola mi ha colpito alla gamba destra. Se fosse salita di dieci centimetri, io non sarei qui».

Il silenzio si fa ancora più profondo. I bambini si mordono le labbra, si stringono le mani, qualcuno trattiene il fiato.

«Hai mai visto morire un compagno?»

Fulmine abbassa gli occhi. Li guarda tutti. Poi sussurra: «Vi racconto una cosa brutta, ma solo se posso».

Loro annuiscono. Hanno bisogno di sapere.

«Alcuni partigiani, quando venivano catturati, venivano torturati. Alcuni… gli aprivano il petto, gli tiravano fuori il cuore… e glielo mettevano in mano».

Qualcuno si mette le mani sulla bocca. Qualcun altro distoglie lo sguardo. Ma nessuno si alza. Nessuno dice “è troppo”. Perché Fulmine non sta scioccando. Sta raccontando. Sta dicendo cosa succede quando si smette di essere uomini.

E poi, la domanda che chiude il cerchio. Che fa tremare anche noi adulti: «Cos’è la pace?»

Fulmine non ci pensa nemmeno un secondo: «La pace è quando la guerra finisce. Ma non solo. La pace è scegliere di non fare la guerra anche quando puoi. Ricordatevi che nel mondo ci sono tre cose inutili: ammazzare la gente, perché tanto si muore da soli quando arriva l’ora. Abbattere le noci, perché quando sono pronte cadono da sole. E spalare la neve, perché se aspetti la primavera, si scioglie da sé».

A quel punto, non è più un incontro tra un partigiano e dei bambini. È un abbraccio lungo settant'anni, tra generazioni che si stanno passando il testimone.

Tutto questo è diventato un video: «Fulmine, un ragazzo della Resistenza», realizzato dall’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, in collaborazione con l’Anpi di Settimo Torinese sempre attenta alla storia. Un documento straordinario, girato da Giuseppe Bisceglia, montato da Gabriele Testa, con la regia delicata e toccante di Stefano Di Polito.

«Mi chiedevo se Fulmine sarebbe riuscito a trasmettere il senso profondo di ciò che ha vissuto – racconta il regista – e se i bambini sarebbero riusciti ad afferrarlo. Invece è accaduto qualcosa che non avevo previsto: una magia. Nessuna retorica, solo verità. E la verità, detta così, arriva ovunque».

Il dirigente scolastico Massimo Sapia, visibilmente emozionato, ha sottolineato un dettaglio che dice tutto: «Mi ha colpito la cura, la delicatezza, l’attenzione che i bambini hanno avuto per quest’uomo. Parlava di cose lontane nel tempo, ma loro le hanno sentite vicine. Fulmine non ha solo parlato. Ha lasciato qualcosa».

E quel qualcosa oggi resta, grazie a un video, ma soprattutto grazie a un incontro. Perché la memoria non è un museo. È una voce. E finché ci sarà qualcuno che ha il coraggio e la forza di raccontarla, come Fulmine, e qualcuno che ha il cuore aperto per ascoltarla, come quei bambini, allora non tutto è perduto.

«Ubaldo per ragioni anagrafiche non è stato un partigiano, un giovanissimo resistente sì, e come racconta, con funzioni di collegamento - commenta Marta Rabacchi (direttivo Anpi Settimo) - L’Anpi di Settimo lavora da tempo con le scuole, la collaborazione con il regista Stefano Di Polito per la realizzazione di questo video è stata entusiasmante.  Il video di Fulmine sarà presentato il 12 maggio insieme ad altri due video realizzati sempre da Stefano, quello sugli documenti conservati nell’archivio di Settimo con Silvio Bertotto, archivista del comune di Settimo e presidente della sezione Anpi e il video della passeggiata sui luoghi della Resistenza settimese con la signora Franca Avataneo del direttivo Anpi di Settimo Torinese».

Video realizzati nell'ambito del progetto Custodi di memorie. Cinema e pratiche di videostoria a scuola dell'Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, iniziativa realizzata grazie al Bando “Il cinema e l’Audiovisivo a scuola - Progetti di rilevanza territoriale” del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso da MIc e Mim

IL PROGETTO QUI

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