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29 Marzo 2025 - 12:12
C’è un pensiero che non riesce a stare fermo. Un’urgenza di esprimersi, di esserci, di farsi voce, corpo, spazio. È questo il cuore pulsante di Apolide Festival, che dal 20 al 22 giugno 2025 torna per la seconda volta a Ivrea. Non una semplice rassegna musicale, ma una dichiarazione di esistenza: un movimento che diventa manifesto, un festival che si espone, si muove, si trasforma. È la ventiduesima edizione, ma non c’è nulla di ripetitivo o prevedibile in ciò che accade quando Apolide prende forma. Ogni edizione è diversa, ogni anno è un atto nuovo. Come il pensiero, che accade.
Apolide non nasce a Ivrea, ma forse qui ha trovato una nuova casa, dopo un lungo cammino fatto di battaglie, resistenze e metamorfosi. Era il 2004 quando tutto cominciava tra le montagne di Alpette, piccolo borgo canavesano dove un gruppo di ragazzi sognava un festival libero, indipendente, gratuito. Era l’Alpette Rock Free Festival, ribelle e radicato, con l’anima piena di musica e passione. Ma il tempo, si sa, cambia le cose. E a volte anche le comunità. Così, dopo dieci anni, l’ARFF viene costretto a migrare, lasciando le sue radici per cercare un nuovo spazio. Nasce così Apolide, un nome che porta dentro sé il dolore e la bellezza del non avere patria. Un festival che si rifiuta di morire, che si reinventa, che continua a camminare.
Per anni ha trovato rifugio tra i boschi di Vialfrè, nell’Area Naturalistica Pianezze. Un paradiso per chi cercava musica, natura e libertà. Fino al 2023, quando anche quel rifugio è venuto meno. Questioni burocratiche, vincoli ambientali legati alla presenza del rospo Pelobates fuscus insubricus, una specie protetta a rischio di estinzione.
E allora via, ancora una volta in cammino, verso Collegno, poi a Ivrea, dove l’anno scorso il festival è tornato a respirare. Una scommessa, forse, ma vinta. Perché Ivrea ha risposto. E quest’anno rilancia.
A crederci davvero, fin dall’inizio, è stato il sindaco Matteo Chiantore. È lui che ha voluto Apolide a Ivrea. È lui che ha scommesso su questa idea, quando sembrava solo un sogno difficile da concretizzare. È lui che ha aperto le porte della città a un festival senza patria, offrendogli un approdo e, forse, una rinascita. Ma lo sguardo di Chiantore va anche oltre. Il suo sogno, oggi, si chiama festival lungo un mese. Un progetto ambizioso, ispirato al modello del grande festival agostano di Edimburgo, che fonde musica, teatro, danza, arte, installazioni, artisti di strada, creatività diffusa. Un intreccio di linguaggi e visioni che possa invadere Ivrea, riempire ogni angolo di vita, accendere l’estate di cultura e partecipazione.
Apolide 2025 sarà già un po' così.
“Movimento Manifesto” è il tema, ma più che un tema è un’urgenza. Un pensiero che si fa gesto, una comunità che diventa arte, parole, musica, incontro. Non è solo un palco, ma una città intera che vibra. Ivrea diventa spazio culturale, campo d’azione, mappa emotiva. Perché Apolide non è un festival da guardare. È un’esperienza da vivere, da attraversare, da raccontare.
La lineup di quest’anno è potente, coraggiosa, affamata di futuro. Ci saranno Cosmo, i Tre Allegri Ragazzi Morti, Motta, gli Ex-Otago, i Santi Francesi. E poi il circo contemporaneo, gli incontri, i laboratori, i dj set, gli spazi dove le idee si incontrano, si scontrano, si accendono. Ogni luogo di Ivrea sarà una scena, ogni spettatore un protagonista.
Gli abbonamenti per i tre giorni sono già disponibili su Mailticket, a partire da 79,35 euro. Ma quello che si compra non è un biglietto. È una finestra aperta. Un’adesione. Un piccolo atto di ribellione alla routine. Una scelta di esserci.
Apolide ha attraversato ventidue estati. È caduto, si è rialzato, si è spostato, ha resistito. È un festival nato tra le vette e arrivato in città. Ma non ha mai perso il suo cuore battente. Non ha mai smesso di credere che la cultura possa essere un’azione collettiva, che la musica possa curare, che la bellezza debba essere condivisa.
Dal 20 al 22 giugno, Ivrea sarà Apolide. E Apolide sarà ogni persona che deciderà di esserci. Perché il pensiero non è mai fermo. È qualcosa che accade. Proprio come questo festival.
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