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Muffa alle pareti, soffitti che crollano, 40 mq per 6 persone: la vita a Settimo Torinese è un incubo per la famiglia di Mohammed

Da un anno aspettano una ricollocazione da parte di ATC, ma intanto l'alloggio gli sta letteralmente cadendo sulla testa. Nessuno si interessa di loro: "Che cosa dobbiamo fare per vivere con un minimo di dignità?"

Settimo bella da vivere? Non per tutti. Provate a chiederlo a Mohammed e alla sua famiglia. Originari del Marocco, vivono in città da vent'anni.

Sei persone in 40 metri quadrati. Una cucina, un bagno e una camera da letto. Nessuno spazio per vivere, nessuno spazio per respirare. Letteralmente. Perché la moglie di Mohammed Benaly soffre di crisi respiratorie, e in quell’alloggio popolare di via Petrarca 37/4, assegnato dall’ATC – Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale, non c’è nemmeno un angolo salubre. Muffa ovunque, intonaco che cade, acqua che si infiltra dalle pareti. E adesso la casa sta cedendo.

Il 7 gennaio 2025, i vigili del fuoco e la polizia municipale sono intervenuti per il distacco di porzioni di intonaco dal soffitto del bagno e del terrazzo. Una settimana dopo, con ordinanza del Comune, è stata dichiarata l’inagibilità temporanea dell’alloggio.

La famiglia è stata trasferita, con valigie e zainetti per la scuola, in un container della Croce Rossa, al Centro Fenoglio di Settimo Torinese.

Poi, l’ATC ha dichiarato al Comune di aver eseguito i lavori di messa in sicurezza dell’appartamento e Mohammed e i suoi sono tornati a casa. In realtà il balcone è rimasto inagibile e la muffa, dopo pochi giorni, è tornata più aggressiva di prima.

Eppure ATC sa bene che quella casa non è più adatta per la famiglia Benaly. C’è una sentenza del TAR, la numero 3890/2023, che impone all’Agenzia di trovare una nuova sistemazione per Mohammed, sua moglie e i loro quattro figli. Anche la Commissione Utenza dell'Agenzia, riunitasi il 13 marzo 2024, ha preso atto della decisione. Ma in concreto? Nulla.

Un anno è passato. Un anno di attese, di solleciti, di risposte che non arrivano. Nel frattempo, l'alloggio cade a pezzi. E non è una metafora. Mohammed ha dovuto mettere una barra di ferro per impedire che il soffitto del bagno crollasse in testa alla sua famiglia.

"Quando piove, l’acqua entra dai muri del bagno e gocciola per terra. Abbiamo provato a mettere delle bacinelle, ma non basta", racconta Mohammed, scuotendo la testa. "La muffa è dappertutto. Mia moglie di notte si sveglia tossendo, ha bisogno di aprire le finestre per respirare. Ma fuori è inverno. Che facciamo? Dormiamo con il gelo o soffochiamo dentro?"

Dov’è l’ATC? Dove sono i responsabili di questa situazione?

La muffa sulle pareti e il soffitto del bagno

Il Comune di Settimo dice che la competenza è dell’Agenzia Territoriale per la Casa, che loro non possono fare nulla.

Ma è davvero così? Nessuno può fare nulla mentre sei persone, di cui due bambini, vivono ammassate in una casa insalubre, con pezzi di soffitto che rischiano di cadere e con una donna malata di asma che deve dormire con le finestre aperte anche in pieno inverno?

Nessuno può intervenire mentre i figli di Mohammed cercano di studiare accampati tra materassi da sistemare ogni mattina e umidità che si attacca ai vestiti?

E' davvero solo una questione di carte bollate? Dov'è l'umanità?

"A scuola vedo i miei compagni che parlano delle loro stanze, dei loro letti. Noi un letto non ce l’abbiamo. Dormiamo per terra, su materassi che vanno e vengono. E quando piove, abbiamo paura che la casa crolli."

Settimo è bella da vivere? Forse sì, ma solo per chi non vive nelle case popolari di via Petrarca. Forse lo slogan della sindaca Elena Piastra andrebbe corretto.

Intanto, la famiglia Benaly aspetta. Aspetta un nuovo alloggio che spetta loro di diritto. Aspetta che qualcuno faccia il proprio lavoro. Aspetta che qualcuno si prenda la responsabilità di una situazione che sta diventando insostenibile. Ma, soprattutto, aspetta di vivere come ogni famiglia dovrebbe poter fare: in una casa sicura, dignitosa, a misura d’uomo.

Lo stato in cui si presenta il balcone

"Chiedo solo una cosa: dateci una casa. Niente di lussuoso, niente di speciale. Solo un posto dove poter vivere senza paura che il soffitto ci cada addosso", dice Mohammed, guardandosi intorno. "Se serve, aiuto anche io a sistemarla. Ma non possiamo più stare qui. Non è vita."

In 40 metri quadrati, in sei, tra muffe alle pareti e bacinelle piene d'acqua per terra, per chi lo sarebbe? 

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