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Costume & Società
25 Gennaio 2025 - 01:54
Ci sono storie che meritano di essere raccontate, e ci sono artisti che riescono a trasformare quelle storie in emozioni condivise. Fabrizio Zanotti, cantautore eporediese con radici profonde nella musica e nell’impegno sociale, è uno di questi. Con il suo nuovo singolo «Uranio», Zanotti ci riporta indietro nel tempo, a quel 26 aprile 1986, quando il mondo fu sconvolto dall’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl.
Quasi quarant’anni dopo, Zanotti ci offre un viaggio musicale ed emotivo che rivela l’angoscia e l’incertezza di quel periodo. Il brano, intriso di sonorità elettro-pop e venature cantautorali, non è solo una canzone, ma una riflessione profonda su come eventi così devastanti abbiano trasformato il nostro modo di vivere e di percepire il mondo.
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«A scuola ci dicevano di non mangiare insalata e funghi per il rischio di contaminazione», ricorda l’artista. «Ricordo funghi enormi, sembravano provenire da un’altra realtà.» Con queste parole, Zanotti riesce a dipingere un quadro vivido di un’epoca in cui la paura si diffondeva insieme alla nube radioattiva che attraversava l’Europa.
Il videoclip di «Uranio», realizzato in collaborazione con Vanessa Vidano, alterna immagini di archivio dell’incidente di Chernobyl con momenti di caos e dolore che seguirono. La scelta di utilizzare immagini d’epoca non è casuale: Zanotti vuole stimolare una consapevolezza critica sul passato, ma anche sul presente, ricordandoci che la memoria è un atto di responsabilità.
La profondità di «Uranio» non sorprende chi conosce la carriera di Fabrizio Zanotti.
Nato a Ivrea il 4 settembre 1969 e tutt'oggi residente qui, Zanotti ha sempre intrecciato musica e impegno civile.
Dai primi passi nel 1991 con il duo folk Fabry & Banny, fino alla fondazione del progetto Foce Carmosina e alla carriera solista, la sua produzione è sempre stata segnata da un forte senso di responsabilità verso la società. Nel 2003, con il film-concerto «Sacco e Vanzetti, canzoni d’amore e libertà», ha unito cinema e musica per raccontare storie di giustizia sociale, mentre il suo concept album «Pensieri corti» del 2010 ha esplorato la complessità della vita contemporanea.
Tra le sue collaborazioni figurano nomi di spicco come Massimo Bubola, Claudio Lolli e Ken Stringfellow, segno di una carriera costruita con solidità e credibilità. Nel 2020, durante il lockdown, Zanotti ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di reagire agli eventi globali con creatività, componendo due instant song: «L’Italia che si muove» e «La vita va avanti». Brani che, nonostante il clima di incertezza, hanno trasmesso un messaggio di speranza e resilienza.
Il 2024 segna un ulteriore capitolo importante nella carriera di Zanotti. Oltre al lancio di «Uranio», ha curato la direzione artistica della prima edizione di PIXEL – Rassegna di Musica d’Autore, tenutasi a Ivrea.
Ogni sabato di settembre, i Giardini del Castellazzo hanno ospitato concerti live e performance culturali, offrendo al pubblico un’esperienza musicale di alta qualità. Questo evento conferma la capacità di Zanotti di innovare, proponendo sempre nuovi progetti che uniscono arte e impegno.
Con «Uranio», Zanotti non si limita a raccontare il passato; invita a pensare al presente. Viviamo in un’epoca in cui le notizie ci raggiungono in tempo reale, un flusso costante che, paradossalmente, rischia di farci dimenticare. «All’epoca le notizie si diffondevano lentamente», spiega l’artista. «Oggi, nell’era digitale, ci laviamo spesso le mani delle emergenze globali.» Una critica che colpisce nel segno, spingendoci a guardare oltre la superficialità dell’informazione istantanea.
«Uranio» non è solo una canzone, ma un manifesto artistico che ci ricorda l’importanza della memoria.
In un mondo che sembra sempre più veloce e distratto, Fabrizio Zanotti ci offre un momento per fermarci e riflettere. La sua musica, intrisa di emozioni e impegno, è un invito a non dimenticare, a coltivare una consapevolezza critica e a costruire un futuro più responsabile. Con quasi quarant’anni di carriera alle spalle, Zanotti dimostra di essere non solo un cantautore, ma anche un narratore del nostro tempo. Le sue canzoni non sono semplici melodie: sono racconti che uniscono passato e presente, arte e vita. E in un mondo che spesso sembra dimenticare troppo in fretta, la sua voce risuona come un richiamo potente alla memoria e all’azione.
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