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Striscia di Gaza: la guerra è finita

Un cessate il fuoco mediato dal Qatar e sostenuto da Egitto e Stati Uniti pone fine a un conflitto che ha causato oltre 46.700 morti nella Striscia di Gaza. Previsto lo scambio di prigionieri e l’ingresso di aiuti umanitari

Israele e Hamas hanno annunciato oggi un accordo di tregua che mette fine a quindici mesi di conflitto nella Striscia di Gaza. Un annuncio tanto atteso quanto inaspettato, arrivato dopo settimane di intense mediazioni internazionali condotte dal Qatar, con il sostegno di Egitto e Stati Uniti. Il cessate il fuoco entrerà in vigore il 19 gennaio, segnando la fine di un periodo segnato da bombardamenti incessanti, perdite umane devastanti e una crisi umanitaria senza precedenti.

Il conflitto, iniziato il 7 ottobre 2023, ha provocato oltre 46.700 morti tra i palestinesi, secondo i dati forniti da fonti ufficiali e organizzazioni umanitarie. Più della metà delle vittime erano donne e bambini, un tributo pagato alle incursioni aeree che hanno distrutto interi quartieri nella Striscia di Gaza. La risposta israeliana agli attacchi missilistici di Hamas ha suscitato critiche internazionali, mentre il governo di Tel Aviv ha sempre ribadito il diritto alla difesa contro quella che ha definito una minaccia esistenziale. Dall’altra parte, Hamas ha mantenuto una posizione ferma, richiedendo il rilascio di prigionieri palestinesi e la fine dell’embargo imposto a Gaza.

L’accordo prevede una serie di misure articolate in tre fasi. In primo luogo, Israele si impegna a ritirare le sue truppe da alcune aree di Gaza e a liberare circa 2.000 prigionieri palestinesi, compresi 250 detenuti a vita. In cambio, Hamasrilascerà 33 ostaggi israeliani. Saranno aperti i valichi per consentire l’ingresso di aiuti umanitari e sarà garantito il trasferimento dei feriti gravi in strutture sanitarie all’estero. Le prime fasi dell’accordo saranno monitorate da osservatori internazionali, con l’obiettivo di garantire la sua piena attuazione.

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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha salutato l’accordo come un passo verso la stabilità, sottolineando l’importanza di mantenere un dialogo aperto per garantire una pace duratura. Allo stesso tempo, ha messo in guardia contro possibili ritorni alla violenza, ribadendo la necessità di un impegno costante da entrambe le parti. “Questo è un momento cruciale per il Medio Oriente. Le parti devono dimostrare che la pace è possibile e che il dialogo può prevalere sulla violenza”, ha dichiarato.

Sul campo, la situazione rimane tesa. La Striscia di Gaza è stata devastata da quindici mesi di conflitto: ospedali, scuole e infrastrutture sono ridotte in macerie. Le organizzazioni umanitarie hanno sottolineato che, anche con la tregua, la popolazione di Gaza si troverà ad affrontare sfide enormi, dalla mancanza di acqua potabile alla scarsità di medicine.

La comunità internazionale ha espresso un cauto ottimismo, accogliendo la tregua come un’opportunità per fermare le sofferenze. Tuttavia, molti osservatori rimangono scettici, ricordando i fallimenti delle precedenti iniziative di pace. Il governo israeliano e la leadership di Hamas si trovano ora di fronte a una prova di credibilità: da una parte, mantenere gli impegni presi, dall’altra, costruire una base per un futuro che non sia solo un’altra tregua temporanea.

L’opinione pubblica mondiale guarda con speranza, ma anche con preoccupazione. In un contesto dove le ferite sono ancora aperte e la fiducia tra le parti è minima, la strada verso una pace duratura appare lunga e impervia. Il cessate il fuoco è solo il primo passo di un processo che dovrà affrontare questioni complesse, dai diritti dei palestinesi alla sicurezza di Israele. Un fragile inizio, ma un inizio comunque.

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