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Il Carnevale di Ivrea: un'emozione senza fine

Un evento unico, riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale, un “sogno” che si manifesta ogni anno portando nelle vie e nelle piazze della città storia e mito, tradizioni e spettacolo, emozioni e grandi ideali

Un evento unico, riconosciuto come manifestazione italiana di rilevanza internazionale, un “sogno” che si manifesta ogni anno portando nelle vie e nelle piazze della città storia e mito, tradizioni e spettacolo, emozioni e grandi ideali.

Lo spirito dello Storico Carnevale nasce da antiche ritualità e vive nel ricordo di un leggendario episodio medievale di affrancamento dalla tirannide: il “barone” che affamava la città fu ucciso dalla figlia di un mugnaio, che non volle sottostare allo jus primæ noctis e accese la rivolta popolare. L’eroina della festa è quindi la Mugnaia al fianco della figura del Generale, che sin dai primi anni del XIX secolo ha il compito di garantire un corretto svolgimento della manifestazione insieme al suo Stato Maggiore Napoleonico, composto da valenti Ufficiali a cavallo e graziose Vivandiere.

A riempire di colori e profumi la città è poi la famosa e spettacolare Battaglia delle Arance, momento di grande coinvolgimento e forte emozione che rievoca la ribellione: il popolo, ovvero gli aranceri a piedi sprovvisti di qualsiasi protezione, combatte a colpi di arance contro le armate del feudatario, rappresentate da tiratori su carri trainati da cavalli, con protezioni e maschere che ricordano le antiche armature.

In segno di partecipazione alla festa, a partire dal Giovedì Grasso cittadini e turisti scendono in strada indossando il berretto frigio, un cappello rosso a forma di calza che rappresenta l’adesione ideale alla rivolta e quindi l’aspirazione alla libertà.

Le radici del Carnevale di Ivrea

Le radici del Carnevale di Ivrea affondano nel XVI secolo, quando la festa era organizzata in una competizione accesa tra i rioni della città, ciascuno rappresentato dalle sue parrocchie: San Maurizio, San Lorenzo, Sant’Ulderico, San Salvatore e San Grato. Un fermento di rivalità che trasformava la città in un teatro di celebrazione e sfida. Nonostante il passare dei secoli, alcuni elementi di quel lontano cerimoniale sono sopravvissuti, intatti, nel tempo.

Uno di questi simboli è la figura degli Abbà. Nel “mondo alla rovescia” tipico delle celebrazioni carnascialesche, gli Abbà erano giovani scapestrati che, scherzosamente, assumevano la carica di comandanti della milizia del Libero Comune. Oggi, il ruolo è ricoperto da bambini, scelti a rappresentare i rioni della città, che sfilano in corteo con orgoglio e solennità. Il momento più suggestivo arriva con l’innalzamento e l’abbruciamento degli “scarli”, alti pali di legno coperti di calluna secca, un rito che richiama antiche celebrazioni pagane della fertilità. Il lunedì di Carnevale, l’ultima coppia di sposi del rione dissoda simbolicamente la terra con un piccone, preparando il terreno per lo scarlo. La sera del martedì, come atto conclusivo della festa che cede il passo alla Quaresima, gli Abbà, accompagnati da un corteo in abiti storici, appiccano il fuoco con fiaccole, dando vita a spettacolari falò che illuminano la città.

L’antica tradizione dei carnevali rionali venne interrotta nel 1808, durante l’occupazione napoleonica. Le autorità francesi, per motivi di ordine pubblico, decretarono l’unificazione delle celebrazioni, ponendo fine alle dispute tra i quartieri. Fu in questo contesto che nacque la figura del Generale, simbolo dell’autorità municipale. Vestito con l’uniforme dell’esercito napoleonico, il Generale assume, simbolicamente, i poteri di gestione della festa, mantenendo l’ordine durante i giorni del Carnevale. Lo Stato Maggiore, composto da ufficiali in giubbe blu e rosse, stivali di cuoio nero e spade al fianco, marcia al seguito del Generale, rievocando le truppe napoleoniche che un tempo presidiavano la città. Al loro fianco, le Vivandiere, figure femminili che, montando a cavallo nei giorni principali della festa – giovedì, domenica e martedì – portano un tocco di grazia e vivacità alla celebrazione.

La storicizzazione del Carnevale, iniziata nel XIX secolo, affiancò alla festa un significato politico e sociale profondo. La celebrazione divenne un omaggio agli ideali di libertà e rivoluzione, giunti in Piemonte con l’eco della Rivoluzione francese. In questo contesto, il berretto frigio rosso, emblema dei sanculotti parigini, divenne un simbolo immancabile della manifestazione. Ancora oggi, chiunque si aggiri per le vie di Ivrea durante la battaglia senza indossarlo rischia di diventare bersaglio del grazioso getto delle arance.

L’anima romantica del Carnevale è incarnata dalla figura della Mugnaia, introdotta nel 1858 in pieno Risorgimento, quando il mito della lotta contro la tirannia trovava terreno fertile nell’Italia in fermento. Secondo la leggenda, la Mugnaia, identificata come Violetta, era una giovane figlia di un mugnaio costretta dal tiranno della città a concedersi a lui in virtù dello ius primae noctis. Violetta, novella Giuditta, con coraggio e astuzia riuscì a far ubriacare il despota, tagliandogli la testa e dando il via alla rivolta popolare. La figura del tiranno si intreccia storicamente con i nomi di Ranieri di Biandrate, signore spodestato dai cittadini nel 1194, e Guglielmo VII del Monferrato, la cui dominazione tra il 1266 e il 1272 fu segnata da angherie e pesanti tasse.

Da allora, ogni anno una cittadina di Ivrea, rigorosamente sposata, interpreta la Mugnaia, simbolo di purezza e giustizia. Vestita di bianco, con il tricolore italiano a ricordare le battaglie risorgimentali, la Mugnaia è la protagonista indiscussa del Carnevale. La sera del sabato, si affaccia al balcone del Municipio tra gli applausi e le acclamazioni della folla, dando ufficialmente inizio alla festa.

La celebrazione non dimentica mai le sue origini medievali e le rivolte popolari contro la tirannia. Tra le vie storiche di Ivrea, aleggia anche “l’ombra di Re Arduino”, come sottolineò Giosuè Carducci. Arduino, marchese di Ivrea e primo re d’Italia nel XI secolo, viene ricordato con ambivalenza: pur difendendo il territorio, incarnava comunque il potere nobiliare che, nei secoli, il popolo ha sempre osteggiato.

Oggi, il Carnevale di Ivrea è molto più di una festa: è un rito collettivo, un momento in cui storia, tradizione e leggenda si intrecciano in un unico spettacolo. La battaglia delle arance, l’innalzamento degli scarli, la marcia del Generale e l’apparizione della Mugnaia non sono semplici gesti, ma segni di identità e appartenenza, capaci di trasformare ogni angolo della città in un palcoscenico di memoria e libertà. Mentre i cori riecheggiano tra le piazze e il profumo delle arance invade l’aria, Ivrea celebra se stessa, la sua storia e i suoi eroi. Un tributo immortale alla libertà che nessun tiranno, reale o simbolico, è mai riuscito a spegnere.

Tag: Carnevale di Ivrea, Mugnaia, berretto frigio, Generale, Abbà, Stato Maggiore, storia di Ivrea, rivoluzione, Violetta, battaglia delle arance, Re Arduino, Ranieri di Biandrate, Guglielmo VII.

Il Corteo storico

Nei tre giorni del Carnevale di Ivrea, la città si trasforma in un palcoscenico a cielo aperto, dove tradizione e folklore si fondono in un’esplosione di colori, suoni e simboli. Il corteo storico, che attraversa le vie cittadine, è un appuntamento immancabile e suggestivo, animato da carri allegorici, gruppi folcloristici e bande musicali, provenienti non solo da Ivrea, ma anche da altre regioni italiane e persino da paesi europei. Ogni anno il Carnevale porta con sé qualche elemento di novità, ma resta saldamente ancorato ai suoi due pilastri principali: la sfilata del corteo storico e la battaglia delle arance.

Durante la sfilata, il momento più atteso e carico di emozione è senza dubbio il passaggio della Mugnaia, l’eroina della festa, figura che incarna la ribellione contro la tirannia e il simbolo di libertà per gli eporediesi. La Mugnaia, eletta tra le spose della città, sfila su un carro dorato, avvolta in una lunga veste bianca di lana attraversata da una fascia verde di seta, sulla quale è appuntata una coccarda rossa con i simboli del Carnevale. Sul capo indossa l’inconfondibile berretto frigio rosso, emblema della rivoluzione e della ribellione popolare, che le scende morbidamente su un lato del viso. La sua figura è ulteriormente impreziosita da una mantella di ermellino, mentre sul carro è circondata da damigelle, paggi e attendenti, che l’assistono nel gesto simbolico di lanciare caramelle e rametti di mimosa verso la folla, gesto che simboleggia la sua generosità e il legame con il popolo.

Ad aprire la sfilata, in un’atmosfera solenne e carica di tradizione, ci sono gli Alfieri, portatori delle antiche bandiere dei rioni, che sventolano i vessilli al ritmo delle marce carnevalesche. Seguono il Generale, figura cardine della manifestazione, accompagnato dallo Stato Maggiore composto da ufficiali in eleganti uniformi blu e rosse ispirate all’esercito napoleonico. Accanto a loro, le Vivandiere, a cavallo, aggiungono un tocco di grazia con le loro divise storiche. Tra i personaggi del corteo figura anche il Sostituto Gran Cancelliere, in abito di velluto nero con tricorno e parrucca, che porta con sé il simbolico “Libro dei Verbali”. Questa tradizione, risalente al 1808, prevede che i fatti salienti di ogni Carnevale siano annotati dal decano dei notai della città, che nomina un sostituto per rappresentarlo durante la sfilata. Un aneddoto curioso riguarda la distruzione dell’originale del primo verbale del 1808, il cui prezioso volume fu irrimediabilmente danneggiato nel XX secolo per un errore del notaio Ezio Liore, un episodio che gli eporediesi ricordano con un misto di rammarico e ironia.

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Tra i protagonisti del corteo ci sono anche i giovanissimi Abbà, piccoli rappresentanti dei rioni, che indossano vestiti di foggia medievale e portano in mano una sciabola con un’arancia infilzata, simbolo della testa mozzata del tiranno, un richiamo visivo alla leggenda fondante del Carnevale. Dietro al carro della Mugnaia, incede con passo solenne la Scorta d’Onore, vestita nella verde uniforme del “Primo Battaglione Cacciatori” della Repubblica Cisalpina, un ulteriore richiamo alla storia napoleonica che permea l’intera manifestazione.

La gioia e l’emozione che avvolgono il corteo sono amplificate dalle musiche tradizionali del Carnevale. In testa al corteo marcia la Banda dei Pifferi e Tamburi, un elemento iconico della festa, riconoscibile dalle uniformi con giubba rossa e pantaloni verdi. La banda esegue un vasto repertorio di arie sette-ottocentesche, caratterizzate dal suono melodioso dei pifferi in legno di bosso, accompagnati dai ritmi cadenzati dei tamburi e dalla grancassa. La presenza di questa banda risale alle antiche tradizioni carnevalesche dei rioni cittadini, ma richiama anche le bande militari dell’esercito sabaudo, mantenendo un legame tra passato folclorico e storia militare.

Non meno importante è l’esecuzione della “Canzone del Carnevale”, l’inno ufficiale della festa, che accompagna il passaggio della Mugnaia e celebra la rivolta popolare contro il tiranno. Le note di questa canzone risuonano nelle strade e nelle piazze, unendo gli spettatori in un coro collettivo che rende omaggio al cuore pulsante di Ivrea: la libertà e l’identità del suo popolo.

Ogni elemento del corteo, dai costumi alle musiche, è il risultato di un’attenzione maniacale per i dettagli, che restituisce alla festa il suo carattere unico e inimitabile. Il Carnevale di Ivrea non è solo una celebrazione, ma un intreccio di storia, leggenda e orgoglio cittadino, che ogni anno rinnova il legame degli eporediesi con il loro passato e il loro territorio, in una festa che sa essere, al tempo stesso, un omaggio alla tradizione e uno spettacolo di ineguagliabile bellezza.

La Battaglia delle Arance

La Battaglia delle Arance di Ivrea è il fulcro spettacolare e più atteso del Carnevale, un evento capace di richiamare ogni anno migliaia di visitatori da ogni angolo d’Italia e non solo. Si svolge nei tre giorni finali del Carnevale – la domenica, il lunedì grasso e il martedì grasso – nel pomeriggio, trasformando le piazze della città in veri e propri campi di battaglia. Lo spettacolo è unico nel suo genere: tra le arance che volano fitte come proiettili, il suono delle grida e l’odore agrumato che impregna l’aria, ogni angolo della città sembra riportare in vita la lotta storica del popolo contro l’oppressione, in un misto di tradizione, folklore e simbolismo.

BATTAGLIA

Le origini della battaglia sono avvolte nel mistero, ma i primi riferimenti risalgono verosimilmente al XIX secolo. Inizialmente si trattava di schermaglie scherzose tra i balconi delle case e le carrozze che passavano lungo le storiche Via Arduino e Via Palestro, le arterie centrali di Ivrea. I contendenti usavano fagioli, probabilmente un’ironia contro le abbondanti fagiolate organizzate dai ricchi durante il Medioevo, quando ai poveri venivano lasciate solo le briciole. Le strette vie del centro storico, con la loro conformazione particolare, si prestavano – e si prestano ancora oggi – a questa “guerra” simbolica tra il popolo e il potere. In seguito, il lancio si arricchì di altri elementi: lupini, confetti, fiori e frutta venivano utilizzati dai balconi, spesso come gesto civettuolo tra le ragazze affacciate alle finestre e i giovani viandanti che passavano di sotto.

Il passaggio definitivo alle arance resta incerto, ma si ritiene che il frutto, all’epoca esotico, provenisse dalla vicina Nizza, diventando un simbolo perfetto per rappresentare il colore passionale del sangue versato nelle lotte storiche e nelle rivoluzioni. Agli inizi del XX secolo, il lancio delle arance si consolidò come un elemento distintivo della manifestazione, ma è solo nel dopoguerra che la battaglia assunse la sua forma attuale. Nel 1947, nel rione operaio della nascente fabbrica Olivetti, nacque la prima squadra ufficiale di aranceri a piedi: l’Asso di Picche. A questa seguirono altre storiche squadre combattenti come Morte, Scorpioni d’Arduino, Tuchini, Scacchi, Pantere, Diavoli, Mercenari e Credendari, che oggi presidiano le piazze principali della città.

La battaglia ha luogo in alcune delle piazze storiche più importanti di Ivrea, come Piazza di Città, Piazza Ottinetti, Piazza del Rondolino e il Borghetto, trasformate per l’occasione in veri e propri teatri di scontro. Da un lato ci sono gli aranceri sui carri, i simbolici sgherri del tiranno, vestiti con costumi imbottiti e terrificanti maschere di cuoio con grate di ferro a proteggere il viso; ogni carro, pittorescamente decorato, è trainato da pariglie o quadriglie di cavalli e porta a bordo 10 o 12 lanciatori esperti, capaci di scagliare arance con entrambe le braccia per aumentare la potenza dei colpi. Dall’altro lato ci sono le squadre a piedi, rappresentanti del popolo in rivolta: centinaia di aranceri, uomini e donne, vestiti con colorate casacche e campanelli alle caviglie, affrontano i carri con impeto e coraggio. Privi di qualsiasi protezione, avanzano in piazza con le casacche semiaperte che contengono una riserva di arance pronte ad essere lanciate con precisione contro i nemici sui carri.

La battaglia non è solo caos e spettacolo: una commissione speciale valuta l’andamento degli scontri per assegnare premi sia alle squadre a piedi sia ai carri da getto che si sono distinti per tecnica, ardore e lealtà nei tre giorni di battaglia. Ogni dettaglio viene curato dalle associazioni di aranceri, che con orgoglio preparano l’evento durante tutto l’anno. La sfilata del sabato sera, un tempo dedicata agli studenti universitari in chiave goliardica, è oggi una celebrazione delle squadre: le strade vengono addobbate con striscioni, stendardi e simboli colorati che raccontano la storia e lo spirito combattivo di ciascun gruppo.

La popolarità della battaglia, amplificata negli anni dai mass media, ha portato a un aumento esponenziale del numero di partecipanti. Tuttavia, questa tradizione non è esente da polemiche: ogni anno si discute del presunto spreco di cibo, dal momento che le tonnellate di arance utilizzate, una volta schiacciate sul selciato delle piazze, sono destinate al macero. Non mancano nemmeno critiche per il “bollettino dei feriti”, con numerosi partecipanti e spettatori che devono ricorrere al pronto soccorso per colpi ricevuti durante la battaglia. A queste controversie si aggiungono sporadici episodi di malcostume e intemperanza, che puntualmente finiscono per dividere l’opinione pubblica tra chi difende la tradizione e chi ne mette in discussione alcuni aspetti.

Eppure, nonostante le critiche, la Battaglia delle Arance resta il simbolo indiscusso del Carnevale di Ivrea: un rito collettivo che, attraverso il gesto simbolico del lancio delle arance, rievoca la ribellione contro l’oppressione, trasformando ogni piazza in un campo di battaglia e ogni arancere in un protagonista della storia. Un evento che continua a catturare l’attenzione di migliaia di spettatori, pronti a rischiare qualche colpo pur di vivere da vicino un’esperienza unica, intrisa di emozione, tradizione e spirito di libertà.

LE SQUADRE

Asso di Picche: casacca rosso-blu e foulard nero con simbolo della picca. Luogo di tiro in piazza Ferruccio Nazionale. Creata nel 1947

La Morte: casacca nera, pantaloni rossi, con un teschio nero su sfondo bianco. Luogo di tiro in piazza Ferruccio Nazionale. Creata nel 1954

Tuchini del Borghetto: casacca verde, pantaloni rossi e un corvo nero su sfondo bianco. Luogo di tiro in Borghetto. Creata nel 1964

Scacchi: casacca a scacchi bianco-nera e una torre arancione. Luogo di tiro in piazza Ottinetti. Creata nel 1964

Pantera Nera: casacca nera e una pantera nera su sfondo giallo sulla schiena. Luogo di tiro in piazza del Rondolino. Creata nel 1966

Scorpioni d’Arduino: casacca gialla, pantaloni verdi e scorpione nero. Luogo di tiro in piazza Ottinetti. Creato nel 1966

Diavoli: casacca giallo-rossa e diavolo rosso su sfondo giallo. Luogo di tiro in piazza del Rondolino. Creata nel 1973

Mercenari: casacca granata, pantaloni gialli e stella gialla con spade granata. Luogo di tiro in piazza del Rondolino. Creata nel 1974

Credendari: casacca blu, pantaloni gialli, e il Palazzo della Credenza con la Scure d’Arme del Podestà e la Mazza del Comune incrociati. Luogo di tiro in piazza Freguglia. Creata nel 1985

Tutto inizia nel giorno dell’Epifania
e si conclude con la marcia funebre

Il programma del Carnevale di Ivrea è un ricco intreccio di rituali e celebrazioni che va ben oltre i momenti più noti, come la sfilata del corteo storico, la presentazione della Mugnaia e la spettacolare Battaglia delle Arance. Ogni dettaglio segue un cerimoniale complesso e attentamente disciplinato, un copione che si dipana su un arco temporale molto più ampio rispetto ai tre giorni canonici della festa.

Il Carnevale prende ufficialmente il via il giorno dell’Epifania, con la presentazione alla città del nuovo Generale, una figura chiave della manifestazione. In questa occasione, accompagnato dal suono inconfondibile della Banda dei Pifferi e Tamburi, il corteo – con la partecipazione del Podestà e dei Credendari – si dirige verso la Cappella dei Tre Re sul Monte Stella per l’antica cerimonia dell’offerta dei ceri al Vescovo, un rito che lega simbolicamente il carnevale alla comunità religiosa.

Le domeniche precedenti il giovedì grasso sono animate da ulteriori eventi rituali, come la cerimonia della Prise du drapeau e quella dell’Alzata degli Abbà, oltre alla partecipazione del Generale e dello Stato Maggiore alle celebri fagiolate benefiche nei quartieri periferici. Queste distribuzioni di fagioli, un piatto semplice ma carico di significati simbolici, rappresentano un momento di condivisione tra le diverse anime della città, rafforzando il legame tra il carnevale e il territorio.

Il programma entra nel vivo con il giovedì grasso, segnato dalla sfilata dei carri allegorici e dalle tipiche feste serali. Il venerdì offre un preludio ai grandi festeggiamenti del sabato grasso, giornata in cui la figura della Mugnaia, l’eroina del carnevale, viene presentata ufficialmente alla folla dal balcone del Municipio, o Palazzo di Città. L’apparizione della Mugnaia, vestita di bianco e ornata del berretto frigio rosso, è accolta con un tripudio di applausi ed evviva, segnando uno dei momenti più emozionanti della festa. La giornata culmina con i maestosi fuochi d’artificio, che illuminano le rive del fiume Dora in uno spettacolo pirotecnico unico.

Anche il mercoledì delle Ceneri, dopo la conclusione ufficiale del carnevale, riserva un’ultima coda di festeggiamenti nel quartiere del Borghetto, dove il Comitato delle Croazia organizza la tradizionale distribuzione di polenta e merluzzo, un evento che chiude con semplicità e partecipazione popolare il ciclo carnevalesco.

Tra le cerimonie più suggestive spicca quella della Preda in Dora, un rito carico di storia e simbolismo. In questa occasione, il Podestà, prelevando un sasso dai ruderi del Castellazzo, lo scaglia nel fiume Dora recitando l’antica formula: “Hic facimus in spretum Marchionis Montisferrati” (“Lo facciamo in spregio del Marchese del Monferrato”), un gesto che rievoca le lotte medievali contro la tirannia. 

Giuseppe Giacosa, nel suo testo del 1898, descrive con toccante intensità questa cerimonia, ricordando come, da bambino, fosse profondamente colpito dall’atmosfera solenne e dai suoni evocativi dei pifferi e tamburi che accompagnavano il corteo al Castellazzo.

Un altro momento di grande impatto emotivo è l’Abbruciamento degli Scarli, che conclude simbolicamente il carnevale. I cinque scarli, alti pali di legno coperti di arbusti, vengono eretti in diverse piazze della città: Piazza Gioberti (un tempo conosciuta come Piazza Maretta), Piazza Castello, Piazza del Rondolino, Piazza di Città e il Borghetto. Preceduti dai Pifferi e Tamburi, il Generale, lo Stato Maggiore e gli Abbà raggiungono le piazze a cavallo. 

Qui, un Abbà accende il fuoco alla base dello scarlo con una fiaccola, dando vita a un incendio che sale verso la cima, dove è posta una banderuola tricolore. 

ABBRUCIAMENTO

La rapidità con cui le fiamme raggiungono la sommità viene interpretata come un segno di buon auspicio.

Il momento culminante si svolge in Piazza di Città, dove la Mugnaia, ritta sul suo carro, regge una spada con il braccio teso verso l’alto fino a quando le fiamme bruciano la banderuola tricolore. In seguito, abbassa la spada e lancia alla folla i garofani rossi del bouquet che ornava il suo carro, un gesto di simbolica unione con il popolo. Salvator Gotta, in uno dei suoi scritti, descrive con poesia questo momento, evocando l’urlo immenso della folla che accompagna l’innalzarsi delle fiamme, illuminando la figura bianca della Mugnaia, immobile nella sua solennità.

La cerimonia si conclude con l’incendio dell’ultimo scarlo al Borghetto. A questo punto, il Generale e lo Stato Maggiore smontano da cavallo e il corteo attraversa il Ponte Vecchio, percorrendo Via Guarnotta, Piazza Maretta, Via Arduino e Via Palestro fino a Piazza Ottinetti. Lungo il tragitto, nel silenzio rispettoso della folla, i Pifferi e Tamburi suonano la Marcia funebre, una melodia lenta e struggente che segna il commiato della festa. In Piazza Ottinetti, la banda esegue per l’ultima volta la Marcia del Generale, un ultimo omaggio al carnevale ormai concluso.

La chiusura definitiva è sancita dal tradizionale saluto in dialetto canavesano: “Arvëdse a giòbia a ‘n bòt” (“Arrivederci all’una di giovedì”), un arrivederci che non è un addio, ma un invito a ritrovarsi l’anno seguente, pronti a vivere ancora una volta la magia del Carnevale di Ivrea.

EDIZIONE 2025

Lunedì 6 gennaio

ore 08.30 Ritrovo dei Pifferi e Tamburi in piazza di Città.

ore 09.00 Uscita dei Pifferi e Tamburi: marcia di apertura del Carnevale 2025 nelle vie del centro cittadino: piazza di Città, via Palestro, piazza Balla, corso Massimo d’Azeglio, Chiesa San Lorenzo, corso Massimo D’Azeglio, piazza Balla, via Palestro, via Arduino, piazza Gioberti, via Guarnotta, Ponte Vecchio, via Gozzano, piazza Lamarmora, via C. Olivetti, via Di Vittorio, Stazione ferroviaria, corso Nigra, corso Cavour, piazza di Città.

ore 12.00 Investitura ufficiale del Generale 2025 in piazza di Città, Androne del Palazzo Municipale.

ore 14.00 Saluto dei Credendari al Magnifico Podestà alla presenza dei Gruppi Storici in piazza di Città.Cerimonia del Sale e del Pane. Partenza del Corteo del Gruppo Storico I Credendari verso la Cappella dei Tre Re al Monte Stella.

ore 14.40 Arrivo dei Credendari e del Podestà alla Cappella dei Tre Re.

ore 15.30 Partenza del corteo con le Componenti dello Storico Carnevale di Ivrea da piazza Ottinetti e arrivo in Duomo: via Palestro, via Arduino, via IV Martiri (via Palma), via delle Torri, piazza Castello.

ore 16.30 Cerimonia liturgica in Duomo alla presenza delle Autorità Cittadine, del Generale 2025 e di tutte le Componenti dello Storico Carnevale. A seguire, Cerimonia dei Ceri: il Magnifico Podestà, accompagnato dal suo seguito e dal Gruppo Storico I Credendari, fa dono a Monsignor Vescovo del cero votivo per invocare la protezione della Madonna sulla Città (una cerimonia antica che si svolgeva nella Cappella dei Tre Re sul Monte Stella, edificata intorno all’anno 1220 su consiglio di San Francesco d’Assisi).

Domenica 16 febbraio

Terzultima Domenica di Carnevale

ore 09.15 Fagiolate. Distribuzione dei fagioli grassi presso le Fagiolate di Bellavista (viale Kennedy) e San Giovanni (piazza Boves). Visita del Generale, dello Stato Maggiore e Pifferi e Tamburi alle Fagiolate.

ore 10.40 Presa in consegna del Libro dei Verbali in piazza Freguglia. Il Sostituto del Gran Cancelliere prende in consegna dal Gran Cancelliere il Libro dei Verbali sul quale verranno annotati tutti gli accadimenti del Carnevale.

dalle 11.00 alle 17.00 I sapori del Carnevale in piazza Ottinetti.

ore 11.30 Prise du Drapeau in piazza di Città. Cerimonia militare della consegna della bandiera dello Stato Maggiore all’inizio di ogni campagna seguita dalla parata dello Stato Maggiore e dei Pifferi e Tamburi.

ore 12.30 Pranzo di apertura del Carnevale.

ore 14.30 Alzata degli Abbà. Il corteo si reca presso l’abitazione di ciascun Abbà, i piccoli Priori rappresentanti delle parrocchie cittadine, per la cerimonia dell’Alzata.

ore 14.30 Parrocchia di San Grato

ore 15.00 Parrocchia di San Maurizio

ore 15.30 Parrocchia di Sant’Ulderico

ore 16.00 Parrocchia di San Lorenzo

ore 16.30 Parrocchia di San Salvatore

ore 17.30 Generala in piazza di Città.

Domenica 23 febbraio

Penultima Domenica di Carnevale

ore 09.00 Fagiolate. Distribuzione dei fagioli grassi presso le Fagiolate di Montenavale, Cuj dij Vigne (via Lago San Michele), Torre Balfredo (via Grandina) e Santi Pietro e Donato (via San Pietro Martire).

ore 10.00 Mercatino degli aranceri in piazza Ottinetti.

ore 10.00 Parata dei carri da getto nelle vie del centro cittadino e presentazione in piazza del Rondolino.

ore 12.00 Riappacificazione degli abitanti dei Rioni di San Maurizio e del Borghetto sul Ponte Vecchio. Il delegato del Bano della Croazia per il Borghetto e il Console Maggiore di San Maurizio, incontrandosi sul ponte, rievocano la riappacificazione tra i due rioni storicamente antagonisti.

ore 12.30 Pranzo della Croazia in Borghetto.

ore 14.30 Alzata degli Abbà. Il corteo si reca presso l’abitazione di ciascun Abbà, i piccoli Priori rappresentanti delle parrocchie cittadine, per la cerimonia dell’Alzata.

ore 14.30 Parrocchia di San Grato

ore 15.00 Parrocchia di San Maurizio

ore 15.30 Parrocchia di Sant’Ulderico

ore 16.00 Parrocchia di San Lorenzo

ore 16.30 Parrocchia di San Salvatore

ore 17.30 Generala in piazza di Città.

Giovedì 27 febbraio

Giovedì Grasso

ore 09.00 Visita del Generale con lo Stato Maggiore, Pifferi e Tamburi e gli Alfieri alle scuole di Ivrea. Termine della visita presso la scuola elementare Fiorana per il tradizionale pranzo.

ore 14.00 Passaggio dei poteri in piazza di Città. Nel Palazzo Municipale il Sindaco affida simbolicamente i poteri civili della Piazza al Generale. Lettura dell’Ordinanza del Generale da parte del Sostituto del Gran Cancelliere. Calzata del Berretto Frigio.

ore 15.00 Feste dei bambini in piazza Ottinetti e in piazza Maretta. Giochi e animazione.

ore 15.00 Partenza della Marcia. La Marcia procede secondo il seguente percorso: corso Cavour, corso Nigra, Borghetto, piazza Gioberti, via Arduino, via Palestro, corso Massimo d’Azeglio fino alla Chiesa di San Lorenzo per poi tornare in centro e raggiungere piazza Castello attraverso via Palma e via delle Torri.

ore 16.15 Visita al Monsignor Vescovo presso il Seminario Maggiore. Il Corteo Storico viene ricevuto presso il Seminario Maggiore, dove il Generale presenta al Vescovo gli Ufficiali e gli Abbà ai quali viene porto il rituale dono.

ore 17.30 Visita al Sindaco in piazza di Città. La Marcia scende al Palazzo Municipale dove nella Sala Dorata il Primo Cittadino riceve l’omaggio dei piccoli Priori e offre loro i doni di rito.

ore 17.45 Generala in piazza di Città. Al termine del giro i Pifferi e Tamburi eseguono la Generala in onore del Generale.

ore 18.00 Visita del Generale e dello Stato Maggiore alla Fagiolata di via Palma (via IV Martiri).

ore 18.30 Cerimonia dell’investitura degli Oditori et Intendenti Generali delle Milizie e Genti da Guerra del Canavese.

ore 21.00 Bande in Piazza. Sfilata ed esibizione di Street Band e Marching Band per le vie e le piazze del centro storico: via Palestro, piazza Ottinetti, piazza di Città, via Arduino, piazza Maretta, Borghetto.

Sabato 1 marzo

Sabato di Carnevale

ore 08.15 Visita del Generale, del Sostituto Gran Cancelliere e dello Stato Maggiore alle Autorità Militari.

ore 11.00 Parata della Scorta d’Onore della Mugnaia in Piazza Ottinetti.

ore 12.00 Presentazione della Scorta d’Onore della Mugnaia al Generale in piazza di Città.

ore 21.00 Presentazione della Vezzosa Mugnaia dal balcone del Palazzo Municipale.

ore 21.30 Marcia del Corteo Storico, fiaccolata goliardica e sfilata delle squadre degli aranceri a piedi.
Percorso: piazza di Città, via Arduino, piazza Maretta, via Guarnotta, Ponte Vecchio, via Gozzano, piazza Lamarmora, corso Nigra, corso Cavour, corso Gallo, corso Botta, piazza Balla, via Palestro, piazza Castello, piazza di Città.

ore 22.30 Spettacolo pirotecnico sul Lungo Dora in onore della Vezzosa Mugnaia.

ore 23.00 Termine del Corteo Storico con ballo della Mugnaia e del Generale in piazza di Città.

Domenica 2 marzo

Domenica di Carnevale

ore 09.00 Fagiolate. Distribuzione dei fagioli grassi presso le Fagiolate del Castellazzo (piazza Maretta), San Lorenzo (Ex Polveriera), via Dora Baltea e San Bernardo (piazza della Chiesa).

ore 09.30 Giuramento di Fedeltà del Magnifico Podestà in piazza Castello.

ore 10.00 Visita della Mugnaia e del Generale alla Fagiolata Benefica del Castellazzo in piazza Maretta.Giuramento degli Armigeri al Podestà in piazza di Città.

ore 10.30 Preda in Dora sul Ponte Vecchio. Il Podestà, accompagnato dal suo seguito, dai Credendari, dagli Alfieri e dai Pifferi e Tamburi, getta dietro di sé la pietra tratta dal Castellazzo in segno di rifiuto di ogni forma di tirannia. La Mugnaia con il Generale, lo Stato Maggiore e la Scorta d’Onore assistono alla cerimonia dalla sponda destra del fiume.

ore 11.00 Sfilata e saluto dei Gruppi Storici Ospiti alla Mugnaia, al Generale e allo Stato Maggiore.

ore 13.00 Inquadramento dei Carri da getto in corso Massimo d’Azeglio.

ore 14.00 Inizio della Marcia del Corteo Storico da piazza di Città e sfilata dei Gruppi Storici ospiti. Battaglia delle arance. Le nove Squadre a piedi danno vita alla Battaglia delle arance con i tiratori sui Carri da Getto nelle piazze di tiro: piazza Ottinetti, piazza di Città, Borghetto, piazza del Rondolino e piazza Freguglia.

ore 17.30 Generala in piazza di Città.

Lunedì 3 marzo

Lunedì di Carnevale

ore 09.30 Zappate degli Scarli. Il Generale accompagna la coppia di sposi designata per ciascun Rione sul luogo dove sarà innalzato lo Scarlo per la cerimonia della Zappata.

ore 09.30 Parrocchia di San Maurizio

ore 10.00 Parrocchia di Sant’Ulderico

ore 10.30 Parrocchia di San Lorenzo

ore 11.00 Parrocchia di San Salvatore

ore 11.30 Parrocchia di San Grato

ore 12.30 Cerimonia della consegna dell’Albero della Libertà in piazza di Città.

ore 13.00 Trofeo Pich e Pala in piazza di Città. Sfida di tiro lungo dell’arancia. Inquadramento dei Carri da getto in corso Massimo d’Azeglio.

ore 14.15 Marcia del Corteo Storico a piedi e visita alle Squadre degli aranceri: Tuchini del Borghetto, Mercenari, Diavoli, Pantere, Credendari, Scacchi, Arduini, Asso di Picche e Morte. Battaglia delle arance. Le nove Squadre a piedi danno vita alla Battaglia delle arance con i tiratori sulle Pariglie e sui Tiri a quattro su un unico percorso: piazza Ottinetti, piazza di Città, Borghetto, piazza del Rondolino e piazza Freguglia.

ore 17.30 Generala in piazza di Città.

Martedì 4 marzo

Martedì di Carnevale

ore 11.00 Palio degli Aranceri in piazza Ottinetti.

ore 13.00 Inquadramento dei Carri da getto in corso Massimo d’Azeglio.

ore 14.00 Inizio della Marcia del Corteo Storico e sfilata dei Gruppi Storici ospiti. Battaglia delle arance.

ore 17.45 Premiazione delle Squadre degli aranceri a piedi e dei Carri da getto in piazza di Città.

ore 20.00 Partenza del Corteo Storico per l’abbruciamento degli Scarli delle Parrocchie di San Maurizio, Sant’Ulderico e San Lorenzo.

ore 21.30 Abbruciamento dello Scarlo della Parrocchia San Salvatore alla presenza della Vezzosa Mugnaia in piazza di Città.

ore 22.15 Abbruciamento dell’ultimo Scarlo, Parrocchia di San Grato in piazza Lamarmora. Marcia funebre.Funerale del Carnevale.

ore 22.45 “Arvédze a giòbia ‘n bot” in piazza Ottinetti. Dopo la fine della marcia in piazza Ottinetti, il Generale e lo Stato Maggiore, tenendosi a braccio e cantando la Canzone del Carnevale, si recano di corsa al Palazzo Municipale.

ore 23.00 Verbale di chiusura in piazza di Città.

Mercoledì 5 marzo 2025 – Mercoledì delle Ceneri

ore 11.00 Tradizionale distribuzione di polenta e merluzzo organizzata dal Comitato della Croazia Polenta e Merluzzo in piazza Lamarmora.

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