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Cronaca
06 Novembre 2024 - 15:43
"Giustizia per mia sorella Giusy. Giustizia. Giustizia. Giustizia". Rompe il silenzio, a due anni dall'omicidio di Pratoregio, frazione di Chivasso, Angelo Arena, fratello di Giuseppina, la cantastorie di via Togliatti assassinata con tre colpi alla testa il 12 ottobre 2022, nel giorno del suo 52esimo compleanno.
Rompe il silenzio e lo fa con un post su instagram attraverso il quale pubblica un video della sorella che parla in camera da letto, indosso il giubbotto dell'Urs La Chivasso, sullo sfondo le note e le parole della canzone "Giusy" di Ultimo.
Un'immagine serena della sorella Giusy, privata, quella che Angelo Arena regala al mondo per chiedere che l'assassino o i carnefici di Giuseppina possano avere finalmente un volto ed un nome e possano essere assicurati alla giustizia.
Quella giustizia che manca da troppo tempo.
Un cold case. Un caso freddo. Come il freddo che avvolge in queste mattine uggiose di metà ottobre quel che resta della boscaglia sotto il cavalcavia dell'Alta Velocità Torino-Milano, a Pratoregio, frazione di Chivasso.
Qui, più di due anni fa, venne trovato il corpo senza vita di Giusy, la cantastorie di via Togliatti.
L'omicidio di Giuseppina Arena continua a rimanere un caso irrisolto, per il quale le indagini si sono fermate a causa della mancanza di nuove prove o indizi.
Giuseppina Arena aveva compiuto 52 anni il 12 ottobre 2022, il giorno in cui è stata assassinata
Sabato 12 ottobre scorso ricorreva l'anniversario di quel brutale assassinio, consumatosi con tre colpi di pistola al volto della donna. Il killer, o gli assassini, non sono mai stati identificati.
Neanche il movente è mai stato realmente ipotizzato. In principio l'Italia intera si interessò alla storia di quella donna che aveva due vite, una che cantava e l'altra che viveva in un piccolo appartamento nel quartiere popolare di via Togliatti.
Lì, al Borgo Sud Est, i vicini di casa l'hanno voluta ricordare dipingendo di rosso una panchina del parco dove si affacciano le finestre della sua casa.
E lì, lo scorso mese di marzo, gli investigatori della prima sezione omicidi e della SIS del nucleo investigativo dei carabinieri, sono ritornati per ispezionare di nuovo l'alloggio di Giusy.
I carabinieri sono scesi in cantina e poi, dopo l’intervento di un fabbro che ha forzato la serratura dell’alloggio al piano terreno - le chiavi non l’aprivano più, ndr - hanno ripassato al setaccio l’abitazione, cercando tracce, documenti, qualcosa.
Si pensava ad una svolta, con l'interrogatorio successivo di tre persone informate sui fatti in Caserma a Chivasso.
Ma, ad oggi, tutto tace.
Inizialmente l’attenzione degli inquirenti s’era concentrata sull’eredità, non certo milionaria, che Giuseppina Arena aveva avuto un paio d’anni dopo la morte dell’anziana madre: la casa di Montanaro, i buoni postali e quel conto di circa 200/250mila euro depositato all’Ufficio Postale di Chivasso, tuttora bloccato dalla magistratura e mai attinto dagli eredi, cioè da Giusy o da suo fratello Angelo.
Un “tesoretto” che resta sullo sfondo di questa storia criminale.
E poi c’è il mistero riguardo la vita privata della cantastorie, di quell’uomo più volte notato in compagnia di Giusy e la cui identità resta, almeno allo stato dei fatti, sconosciuta.
L’identikit è generico e riferisce di una persona tra i trenta e i quarant’anni visto spesso alla guida di un’utilitaria scura. Una volta indossava un giubbotto di pelle, un’altra un cappotto blu o nero.
Ma nessuno ha ancora capito chi fosse.
Un furgone chiaro con a bordo due persone. E’ l’ultima pista emersa qualche mese fa. E poi, anche questa, finita nel nulla. Un furgone che sarebbe stato visto procedere lungo la strada che da Chivasso conduce a Pratoregio.
All’interno ci sarebbe stata Giuseppina Arena con la sua bicicletta.
L'ingresso della casa di Giuseppina Arena
A riferirlo, un testimone oculare la cui identità viene tenuta segreta dagli investigatori che in quest’indagine hanno dovuto davvero faticare.
Il motivo principale è che non c’è una sola videocamera della città che quel giorno abbia inquadrato Giusy, nemmeno per un secondo.
Nemmeno quella alla rotonda per Pratoregio sulla strada per Montanaro, un passaggio obbligato per chi arriva da Chivasso e vuole raggiungere il “boschetto” (che non c’è più) dove la donna è stata uccisa.
Eppure Giusy avrebbe dovuto percorrere il tragitto che collega il Borgo Sud Est e la frazione Pratoregio, ad Ovest, dalla parte opposta di Chivasso. Giusy è uscita di casa ed è sparita nel nulla.
A qualcuno aveva detto che si sarebbe recata al sotto-Chiesa della Madonna del Rosario, ma lì nessuno l’ha vista.
Se non si è recata lì e le telecamere non l’hanno ripresa (ce ne sono alcune decine, qualunque strada avesse percorso), allora è perché Giusy, poco dopo essere uscita di casa, sarebbe salita su quel furgone che sarebbe stato notato non lontano dal suo alloggio. Convinta a salire perché, evidentemente, conosceva una delle due persone che erano a bordo. Un furgone chiaro “tipo Fiat Ducato”, abbastanza datato come immatricolazione.
Le indagini si sarebbero concentrate lì, sulla descrizione sommaria di un mezzo e di una targa non ben inquadrata dalle telecamere, ma che sarebbe stata decifrata. Almeno, è quello che sembrava.
Di Giuseppina Arena non restano che le sue storie cantate. E un drammatico epilogo su cui ancora non si vede la luce.
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