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Il corteo Pro Palestina se ne infischia dei divieti del 7 Ottobre

Bruciate le bandiere di Israele e le foto di Netanyahu

Un migliaio di manifestanti in piazza contro il divieto del Questore. Tre agenti feriti, lanci di petardi, uova e frutta contro la polizia e i giornalisti.

Nonostante il divieto ufficiale imposto dal Questore di Torino, un migliaio di manifestanti pro Palestina si sono riversati nelle strade del centro cittadino, sfidando le forze dell’ordine e i giornalisti presenti. Il corteo ha preso il via da piazza Castello, proseguendo lungo via Po fino a piazza Vittorio Veneto, accompagnato da slogan e gesti provocatori.

"Ci volevano fermare, anzi, non ci volevano neanche, ma noi oggi lo stiamo dicendo chiaramente: Torino sa da che parte stare e si riprende la città: oggi Torino è a fianco del popolo palestinese e della sua resistenza", ha dichiarato uno degli organizzatori dal microfono. In prima fila tra i manifestanti si sono visti diversi gruppi antagonisti e studenti.

Tensioni crescenti si sono registrate intorno alle 21, quando i manifestanti hanno lanciato petardi, uova e frutta contro i reparti mobili della polizia schierati lungo il percorso, accendendo fumogeni e gridando "Free Palestine". Un operatore televisivo è stato colpito in volto da un uovo, mentre tre agenti — due del reparto mobile e uno della polizia scientifica — sono rimasti feriti dal lancio di bombe carta. Tutti e tre sono stati trasportati in ospedale per lesioni.

Nonostante gli scontri iniziali, il corteo è riuscito a raggiungere piazza Vittorio Veneto senza ulteriori violenze. Qui, i manifestanti hanno acceso un falò, durante il quale è stata bruciata una bandiera di Israele.

La posizione dei manifestanti

Il coordinamento cittadino pro Palestina ha ribadito in un comunicato la legittimità della loro azione. "Il diritto a manifestare il nostro dolore, la nostra rabbia e il nostro supporto per chi resiste alla furia genocida in Palestina è un diritto costituzionale", si legge nella nota, in cui si invita la cittadinanza a unirsi alla fiaccolata programmata per la serata.

"Non usciamo in piazza soltanto per la Palestina e il Libano, ma per i nostri stessi diritti, calpestati da censura, intimidazioni istituzionali e repressioni violente", hanno sottolineato gli organizzatori.

La risposta della comunità ebraica

Nello stesso momento, la comunità ebraica torinese si è riunita in preghiera con una fiaccolata che ha attraversato la città, terminando in piazzetta Primo Levi. Dario Disegni, presidente della comunità ebraica, ha commentato l’accaduto dichiarando: “L’idea che qualcuno voglia celebrare l’anniversario del tremendo massacro del 7 ottobre presentandolo come l’inizio di una ‘resistenza’ ci indigna. E bene ha fatto la questura a vietarlo".

Mentre la situazione rimane tesa, entrambe le comunità hanno fatto sentire le proprie voci, sottolineando quanto sia delicato l'equilibrio tra sicurezza pubblica e diritto a manifestare in un momento di grande conflitto internazionale.

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