AGGIORNAMENTI
Cerca
Ivrea
05 Giugno 2024 - 19:04
Solo il prof. di "Ci vuole un Fisico bestiale", de "La Fisica che fi piace" poteva infiammare una platea di circa 300 ragazzi delle scuole del Canavese con una lezione della sua amatissima materia: la Fisica.
Vincenzo Schettini, insegnante, divulgatore, influencer, ospite eccezionale dell'evento organizzato da Canavese 2030 per coinvolgere le scuole del territorio, ha valorizzato ognuna delle idee portate dai ragazzi chiamati ad una co-progettazione di territorio per una svolta all'insegna dell'ambiente e della sostenibilità.
Si è parlato, così di sfruttare la Dora per produrre energia idroelettrica. Di piastrelle capaci di produrre energia con il solo passare delle persone. Sul palco è stato portato anche un robot umanoide in grado di ballare. E lo ha fatto, sulle note della Bella e la Bestia.
Schettini, seduto dietro le quinte, ha visto ed ascoltato tutto senza farsi scappare neppure un minuto di quelle presentazioni appassionate dei progetti studiati e realizzati in classe.
Quando è saltato sul palco, dopo uno scenografico countdown, ha travolto subito tutti con la sua energia, con la sua passione, con quel meraviglioso accento pugliese, con quei capelli bianco ghiaccio sparati dritti in cielo.
"Se Leonardo vedesse tutto quello che abbiamo realizzato, sarebbe entusiasta. Il progresso non deve spaventare. Bisogna credere nelle proprie idee e portarle avanti, realizzarle" solo alcuni dei messaggi lanciati da quel palco che per qualche istante è sembrato un'astronave proiettata verso il futuro. Verso il 2030, ma anche oltre.
Sì al nucleare: "E' il futuro! Vietare la costruzione di impianti in Italia con un referendum ci ha ripostati nel Medioevo. Chernobyl? Non deve spaventare. Era poco più che un prototipo. Le centrali di nuova generazione vanno costruite e gestite con i moderni criteri di sicurezza, se vogliamo davvero avere l'energia pulita. In tutta Europa stanno costruendo centrali nucleari. Le faranno anche in Africa. Solo qui restiamo di restare alla preistoria: ai combustibili fossili, pericolosi, inquinanti, costosi in termini economici e per carichi ambientali oltre che per gli effetti nocivi che hanno sull'uomo".
Sì all'intelligenza artificiale: "Leonardo! Se Leonardo Da Vinci potesse vedere che siamo riusciti a mettere tutto il contenuto di tutte le biblioteche del mondo, tutto il sapere del mondo, in un microchip, in un nanochip, resterebbe incantato. Sarebbe entusiasta quanto dovreste esserlo voi. Avere uno strumento come ChatGpt, è come avere una Ferrari: Certo, occorre avere la patente per saperla guidare, altrimenti ci si schianta. Occorre studiare, imparare. Ma gli strumenti della nuova generazione sono quello che ci catapultano nel futuro".
Professo Schettini, "La Fisica che ci piace", perché ci piace questa Fisica? Cos'ha fatto a questi ragazzi per farli appassionare a questa materia?
"E' vero, si sono appassionati. E non solo i ragazzi, ma anche i bambini, i nonni. Semplicemente: io amo questa materia. L'amo perché mi trasmette tante cose e mi stimola tante domande. Mi crea i "perché?". La risposta, dunque, è in questa mia passione, in questo mio amore".
Professore, l'amore basta?
"No, certamente non basta. Quando approcci una materia scientifica servono innanzitutto l'amore, la curiosità, la passione. Poi serve l'impegno. Serve lo studio. Serve la capacità di entrare in un argomento senza avere paura di comprendere i livelli, gli strati più complicati del linguaggio matematico. E' affascinante vedere l'effetto "Manus" che permette ad un pallone di curvare ed andare in rete. Però, se studi l'effetto Manus utilizzando la fluidodinamica con le sue leggi, devi avere un po' di pazienza per costruire tutta l'equazione matematica".
Al di là della passine, c'è un metodo Schettini?
"Io non lo so. Magari un metodo Schettini ci sarà quando io non ci sarò più, credo. E' un po' strano pensare a questa cosa. Esiste un metodo nel quale l'insegnante si sente felice di fare quello che sta facendo. Innanzitutto, per esempio, sorprendendosi per l'ennesima volta della riuscita di un esperimento. Quello è già l'inizio di una magia che attira e attrae tutti gli altri. Gli altri si meravigliano perché tu ti meravigli. C'è questa sorta di contagio".
Tre parole per descrivere il suo metodo.
Se dovessi destrutturare il mio metodo in tre parole parlerei di: l'entusiasmo per quello che fatti, la semplicità per andare immediatamente al sodo e cercare intanto di costruire le basi attraverso la semplicità e la comunicazione. Come le dici, le cose. Quanto arrivano a chi ti sta guardando. Quanto riesci, attraverso gli occhi a capire chi, tra gli studenti, non ha capito. Per me è come se, creando questo tipo di comunicazione, si creasse una sottile connessione con gli studenti. Loro si sentono dentro quel che si sta facendo".
Il suo metodo di insegnamento è sempre stato apprezzato? Fin dall'inizio?
"Sì. Fin dal primo giorno. Quando sono entrato in classe e ho iniziato ad insegnare, nel settembre 2007, al Ferraris di Molfetta, l'istituto nel quale ho iniziato. Avevo 29 anni. Gli studenti mi hanno apprezzato fin dal primo momento. Considerando anche che a quei tempi i social non c'erano o, se esistevano, io non li conoscevo, non li utilizzavo. Io entravo in classe, facevo lezione, tornavo a casa. E mi sciroppavo i miei 150 chilometri tra andata e ritorno, perché Molfetta da Monopoli dista 75 chilometri. Non mi pesava".
Ha raccontato che suo padre ha lavorato 40 anni in Olivetti. Si sente un po' eporediese?
"Io mi sento assolutamente parte di questo territorio. Ieri ho visitato i luoghi meravigliosi che la famiglia Olivetti ha immaginato. Questo senso di interconnessione con la cultura che era un'esigenza che loro sentivano per i loro dipendenti. Una cosa pazzesca. Ho visitato l'Alveare. Poi mi hanno portato davanti quella che viene chiamata Talponia e lì è successa una cosa pazzesca. Ho guardato quel posto e ho capito di esserci già stato. Poi mi hanno raccontato che quel posto è stato creato per dare la possibilità ad alcuni dipendenti che volevano temporaneamente stare ad Ivrea, di venire con le loro famiglie. E ho detto: ragazzi, io sono stato lì dentro! Ho chiesto se ci fosse della moquette sul pavimento e mi hanno risposto chiedendomi come facessi a saperlo. Ricordo perfettamente di aver versato un piatto di pastina in terra. Avevo 5 anni. Io sono stato qui a Talponia. Mio padre appartiene a questo mondo. Ed ora capisco un po' di più perché ho avuto un padre così. Papà ha ereditato la cultura olivettiana. Nel suo modo di vedere la conoscenza come cultura, un tutt'uno".
Cosa manca ai ragazzi, oggi?
"Difficilissimo dire cosa manchi. Probabilmente ad alcuni manca una famiglia come risorsa, che ti aiuti a decidere con la tua testa, non ti giudica. Parlo da figlio, da ex figlio, non da genitore. Forse mancano degli insegnanti motivati perché gli insegnanti di oggi sono maltrattati. Questa è la verità. Gli insegnanti, invece di vedersi protagonisti di questo cambiamento meraviglioso e bellissimo si fermano perché nessuno punta su di loro. Nessuno, come aveva fatto Olivetti punta soldi sui propri dipendenti. Lo stato dovrebbe investire su questi insegnanti. Dovrebbe pagarli per essere formati. Non obbligarli a partecipare gratuitamente a corsi di formazione inutili. L'insegnante è frustrato. Non voglio dare una giustificazione. Io sono venuto fuori ugualmente. Ma perché io sono emerso, per il mio carattere, io sono musicista, sono un artista, e ciò mi ha fatto vedere "the big picture", come dicono gli inglesi, mi ha fatto vedere tutto dall'esterno. Però è importante cambiare la scuola in questo senso perché altrimenti la conseguenza cade sui ragazzi, tutto ricade negativamente su di loro. Dobbiamo costruire dei buoni insegnanti, dei buoni genitori, proprio per loro".
Si trasferirebbe ad Ivrea?
"Verrei per poter far rinascere alcuni posti olivettiani. Non mi trasferirei di casa perché io sono pugliese e come piace a me la Puglia... il mare... tutto quanto... Però, se dovesse nascere l'opportunità di fare rivivere questo posto che è stato uno dei centri tecnologici e culturali più importanti al mondo, al mondo, allora sì: io rimetterei in gioco una parte di me stesso".
Un progetto Schettini ad Ivrea?
"Magari, sì: per Olivetti. Che cosa fantastica".

Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.