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Roma
26 Maggio 2024 - 16:20
Nella suggestiva cornice di Piazza San Pietro, davanti a Papa Francesco e a un pubblico di oltre 50.000 persone, Roberto Benigni ha regalato un monologo memorabile in occasione della Giornata Mondiale dei Bambini. Con il suo inconfondibile stile, il comico e regista toscano ha saputo mescolare ironia, affetto e profonde riflessioni, toccando i cuori dei presenti e offrendo spunti di riflessione sia ai piccoli che agli adulti.
Il monologo di Benigni è iniziato con un saluto che ha subito catturato l'attenzione di tutti: «Saluto tutti i bambini e le bambine, un saluto affettuoso a tutti i bambini malati, saluto tutte le mamme, i babbi, le nonne, i nonni, tutti gli accompagnatori. Saluto tutti i Cardinali e tutte le persone importanti che sono qui: il sindaco di Roma Gualtieri e il signor presidente del Consiglio Giorgia Meloni».
L'uso del termine "signor presidente", in riferimento a Giorgia Meloni, ha suscitato un sorriso ironico tra i presenti, ricordando la scelta formale della Premier di essere chiamata così. La telecamera ha inquadrato la Meloni, che ha reagito con un sorrisetto stentato.
Dopo la preghiera dell'Angelus, Benigni ha deciso di rompere ulteriormente gli schemi avvicinandosi a Papa Francesco per baciarlo: «A che servono i baci se non si danno? I baci li abbiamo per darli. Allora gliene dò uno che vale centomila, da parte di tutti loro», ha detto, mentre si avvicinava al pontefice, che ha ricambiato il gesto con gratitudine.
Rivolgendosi ai bambini presenti, Benigni ha rivelato un curioso aneddoto della sua infanzia: «Da piccolo volevo fare il Papa, e tutti ridevano. Visto che ridevano così tanto, allora ho deciso di fare il comico. Se si fossero inginocchiati, avrei fatto davvero il Papa, e sarebbe stato pericoloso».
Con la sua solita ironia, ha proposto a Papa Francesco di candidarsi insieme a lui alle prossime "elezioni" papali, sottolineando la potenziale vittoria sicura con una scheda elettorale che riportasse "Jorge Mario Bergoglio detto Francesco".
Uno dei momenti più toccanti del monologo è stato quando Benigni ha parlato direttamente ai bambini riguardo alla guerra: «La guerra è una parola brutta, sporca, che deve finire. I bambini, quando giocano alla guerra, appena uno si fa male, il gioco si ferma. Ma perché quando fanno la guerra al primo bambino che si fa male non si fermano?». Ha poi lanciato un invito ai piccoli presenti: «Prendete il volo, prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro, costruite un mondo migliore, noi non ci siamo riusciti. Rendete il mondo più bello: il mondo ne ha bisogno, e voi lo potete fare».
Benigni ha continuato con un appello alla felicità e alla realizzazione personale: «Cercate di fare le cose belle, rendete gli altri felici, e per farlo bisogna essere felici. Siate felici, diventate l'adulto che avreste voluto accanto quando eravate bambini».
Ha poi immaginato un futuro in cui uno dei bambini presenti potesse diventare Papa: «Magari africano, il primo Papa africano o asiatico della storia, o forse di un quartiere popolare di Roma, di Testaccio, o una donna, il primo Papa donna della storia... Ne parlerebbero sulla luna, sarebbe straordinario, pensate che roba».
Uno dei temi centrali del discorso di Benigni è stato l'importanza di trovare una parola magica per fermare la guerra: «Il grande problema è trovare le parole giuste, le parole che facciano diventare le cose vere: per esempio nessuno ancora ha trovato la parola giusta, la parola magica per fermare la guerra: Come 'Apriti Sesamo', 'Guerra fermati' e la guerra si ferma. Eppure guardate bambini, c’è quella parola e io sono sicuro che uno fra di voi troverà la parola per fermare la guerra per sempre, io lo so, lo sento, perché quella parola c’è».
Rivolgendosi nuovamente ai bambini, Benigni li ha esortati a diventare gli eroi delle loro vite: «Ognuno di voi è il protagonista di una storia che non si ripeterà più. Siete voi gli eroi. Fate le cose difficili! Sognate! Che è la cosa più bella del mondo. Per sognare non bisogna chiudere gli occhi. Bisogna aprirli!».
Ha poi citato Gianni Rodari, ricordando che le favole insegnano che i draghi possono essere sconfitti, trasmettendo così un messaggio di speranza e resilienza.
Benigni ha anche sottolineato il valore degli errori, visti non come fallimenti ma come opportunità di crescita: «Gli errori sono necessari, a volte sono utili e belli» ha detto, citando la bellezza imperfetta della Torre di Pisa: «Avete visto che bell’errore?». Ha quindi invitato tutti a fare della propria vita un capolavoro: «Amate ciò che fate, non accontentatevi di fare un buon lavoro, lo dovete fare al meglio, come Michelangelo ha fatto questa cupola».
Concludendo il suo intervento, Benigni ha celebrato la Giornata Mondiale dei Bambini come un evento straordinario: «Non c’è niente di più bello al mondo della risata di un bambino! E se un giorno tutti i bambini del mondo, nessuno escluso, potranno ridere insieme, sarà un grande giorno, sarà il giorno più bello della storia del mondo!».
Questo augurio ha lasciato un segno profondo nei cuori di tutti i presenti, sottolineando l'importanza di lavorare insieme per un futuro migliore, dove i sogni e la felicità dei bambini possano diventare realtà.
Il discorso di Roberto Benigni è stato un perfetto esempio di come si possa unire intrattenimento e riflessione, usando l'ironia per veicolare messaggi importanti. Le sue parole hanno ispirato sia i piccoli che i grandi, ricordando a tutti noi l'importanza di sognare, di amare e di lavorare per un mondo più giusto e felice. La Giornata Mondiale dei Bambini, grazie a Benigni, ha acquisito una nuova dimensione, diventando non solo una celebrazione, ma un vero e proprio manifesto di speranza e cambiamento.
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