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Ivrea
15 Maggio 2024 - 22:51
In un’epoca in cui la tecnologia spesso sembra allontanarci dalle nostre radici, un progetto innovativo dimostra come possa invece avvicinarci, rendendo il passato una fonte di ispirazione per il futuro. Questa è la storia di un’iniziativa straordinaria che celebra la figura di Camillo Olivetti, pioniere dell’industria italiana, e che mira a preservare e trasmettere il suo immenso patrimonio culturale attraverso le tecnologie digitali.
Matteo, figlio di David e nipote di Dino Olivetti, l’ultimo figlio di Camillo, ha condiviso con noi un progetto nato dal suo incontro con Enrico Benevenuta. Affascinato dai racconti su suo bisnonno, Enrico, esperto in intelligenza artificiale, gli ha proposto di utilizzare le tecnologie digitali per dare nuova vita alla memoria della famiglia Olivetti.
Grazie al supporto informatico di Enrico Benevenuta e alla creatività di Elvis Morelli, un creatore digitale di fama internazionale, il progetto ha preso forma. Morelli ha trasformato questa visione in una realtà tangibile, creando un video appassionante che racconta la storia di Camillo Olivetti, il suo contributo all’industria italiana e l'eredità che ha lasciato.
Il video, disponibile su YouTube, non è solo una celebrazione del passato, ma anche un'innovazione nel campo dell'educazione e dell'ispirazione. Utilizzando tecniche avanzate di intelligenza artificiale e creazione digitale, il progetto dimostra come la tecnologia possa essere guidata da valori etici per amplificare e perpetuare il nostro patrimonio culturale in modi prima inimmaginabili.
Camillo Olivetti nacque il 13 agosto 1868 a Ivrea. Figlio di un medico, Olivetti crebbe in un ambiente colto e stimolante, che favorì il suo precoce interesse per la scienza e la tecnologia.
Fin da giovane, Camillo dimostrò un'eccezionale curiosità intellettuale e una passione per l'ingegneria. Dopo aver completato gli studi superiori, si iscrisse al Politecnico di Torino, dove si laureò in ingegneria elettrotecnica. La sua tesi di laurea, incentrata su un sistema telegrafico senza fili, preannunciava già la sua inclinazione per l'innovazione tecnologica.
Dopo la laurea, Olivetti decise di ampliare i propri orizzonti trasferendosi negli Stati Uniti. Qui lavorò presso la Stanford University e altre istituzioni scientifiche, entrando in contatto con le tecnologie più avanzate dell'epoca e respirando l'atmosfera di fervente innovazione che caratterizzava il contesto americano. Questo periodo fu cruciale per la sua formazione professionale e gettò le basi per le future imprese in Italia.
Ritornato in Italia, Camillo Olivetti fondò nel 1908 la "Ing. C. Olivetti & C." a Ivrea. L'azienda nacque con l'obiettivo di produrre macchine per scrivere, un settore in cui l'Italia era ancora poco sviluppata rispetto ai paesi anglosassoni. Olivetti, con il suo approccio pionieristico, riuscì a creare la prima macchina per scrivere interamente italiana, la "M1", lanciata nel 1911.
La "M1" non era solo un successo tecnologico, ma anche un capolavoro di design industriale. Questo connubio tra funzionalità ed estetica diventò un tratto distintivo della produzione Olivetti, che si sarebbe consolidato negli anni a venire.
Camillo Olivetti non era solo un imprenditore geniale, ma anche un uomo con una profonda visione sociale. Credeva fermamente che il benessere dei lavoratori fosse essenziale per il successo dell'azienda. Fu un precursore delle politiche di welfare aziendale, introducendo misure innovative come l'assistenza sanitaria per i dipendenti, l'istruzione per i figli dei lavoratori e un ambiente di lavoro che promuoveva il rispetto e la dignità.
Olivetti fu anche un sostenitore dell'arte e della cultura, integrando queste dimensioni nella vita aziendale. L'azienda divenne un centro di sperimentazione culturale, ospitando artisti, architetti e designer di fama mondiale. Questo approccio umanistico alla tecnologia e all'industria fu rivoluzionario e contribuì a creare un ambiente lavorativo unico nel suo genere.
Camillo Olivetti morì il 4 dicembre 1943, ma la sua eredità continuò a vivere attraverso l'azienda e la sua famiglia. Suo figlio Adriano Olivetti prese le redini dell'azienda, portando avanti e ampliando la visione del padre. Sotto la guida di Adriano, la Olivetti divenne un leader mondiale nella produzione di macchine per scrivere, calcolatrici e, successivamente, computer.
L'influenza di Camillo Olivetti si estende ben oltre l'industria delle macchine per scrivere. La sua visione imprenditoriale, basata sull'innovazione tecnologica e sull'attenzione al benessere dei lavoratori, ha ispirato generazioni di imprenditori e manager. Oggi, il nome Olivetti è sinonimo di eccellenza e avanguardia tecnologica, e la sua storia è un esempio di come la passione, l'ingegno e l'umanità possano trasformare un'idea in una realtà duratura.
Classe 1965, Matteo aveva partecipato nell’ottobre dello scorso anno, al tradizionale saluto a Camillo Olivetti sepolto nel cimitero ebraico di Biella.
La sua presenza non era passata inosservata tanto quanto il suo rifiuto a posare, come da tradizione ebraica, un sassolino sulla tomba.
“No, io non lo faccio. Mio bisnonno non era di fede ebraica… Non avrebbe mai voluto!”.
Come no?
E poi giù con un discorso di un quarto d’ora, su chi era Camillo.
Non sul fatto che fu uno studente di Galileo Ferraris, che quello già lo si sapeva.
Non che fece un viaggio lunghissimo negli Stati uniti d’America per apprendere cos’era la moderna industria, che anche questo si sapeva.
Non che da un punto di vista politico si fosse avvicinato al socialismo imperante in quell’epoca, quello romantico e umanitario, interpretato a Torino soprattutto da Edmondo De Amicis e poi di Filippo Turati.
Niente di tutto questo, ma del suo Dio, della sua fede, del suo io.
“Diciamo che mio bisnonno per quasi tutta la sua vita ha creduto in Dio ma non nelle religioni - ci aveva poi spiegato Matteo Olivetti - Poi nel 1934, alla morte di sua figlia, cade in una vera e propria crisi esistenziale e aderisce ufficialmente alla Chiesa Unitariana che aveva scoperto studiando negli Stati Uniti presso la Stanford University. Fu lì che ad un certo punto si stupisce della decisione del rettore di mettere a a disposizione uno stesso luogo per tutte le religioni del mondo…”.
Nella foto Matteo Olivetti
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