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Un pianto senza più lacrime, ai funerali di Peppe Sorvillo: "Rendete più umano il lavoro!"

Ad un mese dalla strage di Brandizzo, l'ultimo saluto ad un papà che non tornerà più dai suoi due bambini

Un pianto senza più lacrime.

Un pianto continuo, quello di Nathan e Zoe, per il loro papà che, la maledetta sera del 30 agosto, li ha salutati per andare a lavorare e non è più tornato.

Un pianto, quello di Daniela, iniziato un mese fa e per il quale ormai, no, non ci sono davvero più lacrime. Ma quella ferita profonda che neppure il tempo saprà guarire.

Giuseppe quella sera non era da solo. C'erano i colleghi: Kevin Laganà 22 anni, Michael Zanera 34 anni, Giuseppe Lombardo 53anni, Giuseppe Aversa 49 anni. Un'intera squadra di manutentori della ditta Sigifer, spazzata vi da un treno che correva a 160 chilometri orari, arrivato mentre stavano per cambiare un binario.

Oggi, nel campo sportivo adiacente alla chiesa di San Giovanni Evangelista, l'intera comunità di Brandizzo si è stretta intorno alla famiglia Sorvillo. A Daniela e ai loro due meravigliosi bambini di 7 e 9 anni che per tutta la durata della celebrazione, si sono stretti alla madre come ad una roccia in mezzo ad un'implacabile tempesta.

C'erano i fiori, le enormi corone corone fatte preparare dalla Sigifer, dal Comune di Brandizzo e dai commilitoni del Quinto Reggimento della Marina di cui Giuseppe Sorvillo aveva fatto parte prima di partire per venire a cercare fortuna al Nord. Daniela lo aveva seguito e qui erano nati i loro bambini.

Sei mesi fa, poi, la decisione di lasciare il suo posto di lavoro presso il supermercato Presto Fresco di Mazzè per quell'incarico da manutentore in Sigifer. Un posto fisso per uno precario, ma ben retribuito, con un'ottima possibilità di rinnovo del contratto e quei turni di notte che lasciavano tanto tempo per dedicarsi ai suoi adorati figli durante il giorno.

"Un giorno ci riuniremo con loro - ha detto con seminando coraggio don Mario Perlo.

Ma il messaggio del Parroco è andato oltre quello di fede, all'assurdità delle morti sul lavoro.

"Non possiamo fermarci a continuare a dire: queste cose non devono più accadere. Non serve a niente. Dobbiamo attivarci. Lo dico alle autorità presenti. Che l'umanità del lavoro sia rispettata. Perché chi lavora possa tornare a casa dopo essersi guadagnato il pane. La fretta, il produrre, il fare. Non hanno dei risultati positivi sulla nostra vita".

"Io sono figlio di contadini e me ne vanto - ha raccontato don Mario - Fin da quando ero bambino sono stato educato dalla mia famiglia a valutare i pro e i contro di tutto ciò che avrei voluto fare. Tante volte ho ricevuto dei "No" determinati. Da mio papà, da mia mamma, dai miei fratelli. Impariamo non solo a fare, a lavorare. Che è una nostra responsabilità. Impariamo a valutare ciò che si può continuare  a poterlo fare. Questo è il mio pensiero".

"Il mio pensiero, oltre al pensiero di fede è questo: rendiamo umano il lavoro perché possiamo tornare a casa". 

Oggi a Brandizzo era una giornata di lutto cittadino, proclamato per ricordare le cinque vittime ed in particolare Peppe Sorvillo.

"Ci stringiamo in preghiera intorno a Daniela, Nathan e Zoe, perché non ci  basta essere scossi da un intenso dolore. Ma insieme con la sofferenza chiediamo di accendere un lume di speranza. Sai Peppe, nella disgrazia, nella tristezza e commozione del momento, è importante sapere e toccare con mano che Brandizzo c'è, vive e ha un cuore grande" ha detto di sindaco Paolo Bodoni.

Il Comune e la comunità brandizzese si sono da subito stretti intorno alla famiglia Sorvillo sostenendoli anche economicamente con un'importante raccolto fondi arrivata già a 35mila euro.

"Da queste offerte verranno pagati anche i funerali" ha spiegato il sindaco Paolo Bodoni.

Ma a prendersi carico di questa famiglia sarà anche la Chiesa di Torino. Lo ha detto il vescovo, Roberto Repole, intervenuto con un suo messaggio.

In prima fila c'erano le autorità. Con gli occhi bagnati dal pianto, l'assessore Matteo Marnati, i consiglieri regionali Alberto Avetta, Gianluca Gavazze. E c'era anche un consigliere comunale di Mazzè, in rappresentanza dell'amministrazione Comunale. Perché a Mazzè, tutti si ricordavano di Peppe e del suo sorriso gentile di quando lavorava al Presto Fresco.

Commovente il saluto degli amici con il quale è stata aperta la cerimonia funebre.

"Ciao Peppe, oppure dovrei dire: ciao Purpu. Perché era così che ci chiamavamo noi. Eri una persona generosa, dal cuore grande e avevi un pensiero per tutti. Eri una persona spontanea, a cui piaceva stare in compagnia e che ha sempre messo l'amicizia al primo posto. Chi ha avuto la fortuna di conoscerti sa che è così. Non avrei mai voluto ricevere quella terribile telefonata. Sei andato via troppo presto, lasciando un vuoto incolmabile dentro di me". 

E la preghiera di Sant'Agostino

"La morte non è niente - ha letto, con voce rotta dal pianto, un'amica - sono solamente passata dall'altra parte. E' come se fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima uno per l'altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato , che ti è familiare. Parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce. Non assumere un'aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere. Di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami. Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima. Pronuncialo senza nessuna traccia d'ombra p di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto. E' la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza . Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri, dalla tua mente? Solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano. Sono dall'altra parte. Proprio dietro l'angolo. Rassicurati, va tutto bene. Lì troverai il mio cuore, la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami. Il tuo sorriso è la tua pace".

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