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Candia Canvese
23 Agosto 2023 - 19:16
Bombe della Seconda Guerra Mondiale gettate in fondo al lago durante la ritirata dei tedeschi dall'Italia e sabbie mobili nella palude, tolgono il sonno al sindaco di Candia Mario Mottino.
Tutti i problemi sono nati con l'abbassamento del livello del lago.
Da quando sono state tolte le paratie che delimitavano il lago dalla palude, infatti, è come se lo specchio d'acqua fosse tracimato. Ed è questo il motivo per il quale il livello non è più salito, nonostante la fine dell'allerta siccità dello scorso anno.
Con l'abbassamento delle acque sono iniziati problemi. Prima quelli legati allo sport (soprattutto per quanto riguarda i disabili) e alla navigabilità con il battello elettrico di Vivere i Parchi. Poi quelli legati alla pubblica sicurezza.
Di ordigni bellici ne sono già emersi cinque: due nel 2021 e ben tre lo scorso anno.
"Erano tutti nella zona dello chalet - spiega il sindaco. Qui, infatti, i tedeschi in fuga hanno svuotato i loro mezzi. Un editto proclamato dopo l'armistizio, infatti, consentiva agli ex alleati di tornare in Germania a costo che fossero disarmati. Altrimenti sarebbero stati arrestati e processati. Gli anziani del paese lo ricordano tutti: qui svuotarono le camionette. Non solo bombe, ma anche armi rimaste per anni nel fondo melmoso del lago".
Gli ordigni riemersi sono stati prontamente messi in sicurezza dagli artificieri intervenuti a Candia, portati via e fatti brillare in apposite cave utilizzate a questo scopo. Ma il rischio che ne riemergano altri è vivo.
"Per questo motivo ho dovuto emettere un'ordinanza che viete l'accesso al lago sulla sponda verso lo chalet".
Ma non è l'unica ordinanza che impedisce il libero accesso.
Il pericolo, infatti, si nasconde anche nella zona paludosa. "Dove si sono ritirate le acque, sono emerse terre melmose dove è già capitato che due escursionisti stessero affondando".
La tragedia è stata sfiorata per ben due volte nell'autunno dello scorso anno. Il 16 settembre erano dovuti intervenire due mezzi dei Vigili del fuoco per mettere in salvo un fotografo che stava sprofondando nelle sabbie mobili della palude.
I a fine ottobre, poi, era capitato ad una donna, scivolata lungo le sponde nella melma della palude, ed era stata salvata da alcune persone che si trovavano con lei.
In quell'occasione tutte le ordinanze di divieto di accesso all'area fatte affiggere dal sindaco, Mario Mottino dopo l'episodio del fotografo, erano state rimosse da irresponsabili.
LE ORDINANZE che vietano l'accesso nelle zone pericolose del lago sono affisse e ben visibili
"E' un fatto gravissimo - aveva dichiarato all'epoca il sindaco -. Si è sfiorata un'altra volta la tragedia".
Ad un anno circa da quei fatti, nulla è cambiato: "Le ordinanze che vietano l'accesso a quelle due aree sono ancora valide e non ci penso minimamente a ritirarle. A dirmi di prendere provvedimenti sono stati il Prefetto e il comandante dei vigili del fuoco di Volpiano intervenuti per salvare il fotografo inghiottito dalle sabbie mobili e ripescato quando ormai aveva solo più la testa fuori".
Eppure, contro queste richieste continuano a piovere richieste di deroghe. In questi mesi ne sono arrivate da varie associazioni che operano in settori naturalistici e dagli uffici metropolitani.
"Questa cosa è assurda - allarga le braccia il sindaco -. Come si fa a non capire che la sicurezza e l'incolumità delle persone è più importante di qualsiasi ricerca scientifica?".
E poi aggiunge: "Un'ordinanza non è derogabile. Non ci sono persone più a rischio di altre. Il pericolo è lo stesso per tutti".
Una situazione che acuisce il senso di responsabilità del sindaco: "Mi hanno accusato di interrompere la ricerca scientifica - spiega - perché gli ornitologi non possono più andare ad inanellare nella palude. Ma la mia è una responsabilità di tipo penale in caso qualcuno si facesse male. Ed è per questo motivo che l'ordinanza resterà così com'è".
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