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Sfrattati con due bimbe piccole, da domani saranno senza un tetto

Hanno bussato a tutte le porte, dal Comune alla Parrocchia, ma nessuno è riuscito ad aiutarli

Nella casa di via Sant'Anna a Montanaro, questa sarà l'ultima notte per loro. Ormai non ci sono più mobili. Hanno iniziato a portare via tutto. I vestiti, le stoviglie. I giocattoli delle bambine. E negli scatoloni, tutti i ricordi della loro vita insieme, da quando - era il 2020 - è nata la prima figlia. La seconda non si è fatta aspettare ed è arrivata esattamente un anno dopo.

"Ho affrontato entrambe le gravidanze durante la pandemia - racconta Vittoria che, nonostante le avversità, il sorriso riesce a non perderlo -. Non è stato facile, sempre chiusi in casa, ma eravamo felici. Con loro nasceva la nostra famiglia".

Due splendide bambine di uno e due anni e mezzo che, nonostante le difficoltà, hanno acceso, con i loro sorrisi, le stanze di questo appartamento dalle pareti ammuffite. 

LA CASA DI VIA SANT'ANNA dovrà essere libera da domenica

Una casa umile al pian terreno di un condominio a due passi dalla piazza del pese, quella centrale intitolata a Luigi Massa, il partigiano della 4ª divisione Garibaldi ucciso a 23 anni. In questi giorni è tutta imbandierata: domenica verranno festeggiati i 90 anni del locale gruppo Alpini. Questo è un paese che nei valori ancora ci crede. Così come nel volontariato. 

Ha 5mila abitanti, questo centro agricolo del basso Canavese tra Chivasso e Ivrea. Si riconosce per il suo campanile, alto più di 30 metri e appena ristrutturato. E' bianco che acceca e la notte è tutto illuminato.

Ha poco più di 5mila abitanti, Montanaro, e ben 21 associazioni iscritte nel registro comunale di cui quattro sono attive nel sociale.

Guardandosi intorno sembra ancora più incredibile che, in posto del genere, due trentenni nati e cresciuti in paese, arrivino a trovarsi senza un tetto, con uno sfratto esecutivo e nessuna prospettiva.

Tutti hanno provato ad aiutarli, ma nessuno ci è riuscito.
E' sufficiente?
No, non può esserlo e a dirlo sono i fatti perché restare senza un lavoro non deve essere una colpa da pagare a caro prezzo. E non può esserlo neppure smettere di pagare l'affitto scegliendo di comprare da mangiare ai propri figli.

Ed è in questi casi che le istituzioni dovrebbero intervenire, far valere il proprio peso, aprire porte e portoni, mettere in campo strumenti pianificati e manovre straordinarie se il caso lo richiede. Risolvere il problema, insomma.

"Abbiamo iniziato a bussare alla porta dell'assessore competente a luglio - racconta Vittoria - quando è arrivata la notifica dello sfratto. Tante rassicurazioni, tante belle parole, ma sono passati i mesi e non è arrivata nessuna soluzione. Il giorno è arrivato e noi, da domani, saremo in mezzo alla strada. Non aspettiamo certo lo sgombero, che ci portino via con la forza. abbiamo due bambine, siamo due brave persone. Domenica la casa sarà libera e restituiremo le chiavi al proprietario".

Daniel, che ha 33 anni, fino al 2020 ha sempre avuto un lavoro.

"Per più di 4 anni ho fatto l'operaio presso l'Agn Mailing di Chivasso, una ditta importante che lavora anche per le Poste. Poi, con il Covid tutto è andato a rotoli". Il contratto interinale di Daniel non è stato più rinnovato e si sono aperti per lui anni di instabilità lavorativa e precariato.

DANIEL lavorava all'Agn Mailing di Chivasso

E' uno di quei papà che per i figli rinuncerebbe a tutto e l'ha fatto. "Non ho vizi, solo qualche sigaretta. Tutto è per loro, per le mie bambine, per la mia famiglia". Sulle pareti della casa ci sono ancora le foto dei giorni felici insieme. "Saranno l'ultima cosa che porteremo via".

Vittoria percepiva il reddito di cittadinanza, ma poi, un bel giorno, le è stato tolto: "Ci ho messo più di due anni a capire cosa fosse successo. In poche parole è stata colpa di un Isee sbagliato che riportava un reddito molto alto, assolutamente errato. Ora è stato chiarito e mi verrà riassegnato. Ma ciò ha contribuito a mandare a picco il nostro equilibrio economico. Con quei 500 euro pagavamo l'affitto e le bollette. Non era poco per noi".

L'assessore Andrea Carinci dice di aver fatto tutto il possibile: "Li ho seguiti passo passo, ho parlato anche con il Tribunale per fargli avere le due proroghe allo sfratto che hanno ottenuto".

L'ASSESSORE ANDREA CARINCI

Possibile che non ci sia una casa per questa famiglia?

"Il Comune di Montanaro ha 10 appartamenti per l'emergenza abitativa, ma sono tutti occupati. Li affidiamo a tempo indeterminato per evitare che si creino altre situazioni di emergenza mandandoli via. Sa, è un gatto che si morde la coda...".

E non ne lasciate libero neppure uno per i casi di emergenza?

"No, non ne abbiamo".

E da assessore alle Politiche Sociali è tranquillo?

"No, non lo sono affatto. La situazione è drammatica, ci sono richieste continue. Gli sfratti sono in aumento. Non riusciamo ad aiutare tutti. Non riusciamo proprio...".

LE CASE POPOLARI di via Don Domenico Salassa

E quindi?

"Abbiamo chiesto aiuto anche al Ciss, il consorzio che gestisce i servizi socio assistenziali sul nostro territorio. La speranza è che in uno dei Comuni che ne fanno parte si liberi qualcosa. Sarebbero i primi ad averne diritto, ma ad oggi con c'è niente niente".

E tramite Atc?

"Lì il problema è ancora più grande. La richiesta di assegnazione l'ha fatta Vittoria, ma dai loro controlli è emerso un debito pregresso di 11mila euro con l'agenzia".

Un debito suo?

"No, è riferito ad una casa di Torino assegnata a sua madre negli anni Novanta. Vivevano lì anche la nonna, lei e i fratelli. Ma per l'Atc questo non conta. Essendo diventata maggiorenne mentre viveva lì ha contratto anche lei quel debito che ora l'agenzia ha deciso di mettere in capo a lei interamente".

Ed è risolvibile?

"L'Atc vuole almeno la metà di quel debito. Siamo riusciti ad accordarci per 5mila euro. Noi, come Comune, riusciremmo a mettere 2500 euro, ma il resto devono tirarlo fuori loro".

Vittoria scuote la testa: "Vi pare che se avessi 2500 euro li darei all'Atc per un debito che è neppure mio? Avrei già dato l'anticipo per affittare un'altra casa. Piuttosto, ci domandiamo perché il Comune di Montanaro non usi quella cifra per aiutarci a trovare un'altra casa in affitto. Noi con il vecchio proprietario di casa abbiamo cercato di accordarci. Gli avevamo anche proposto di pagargli 100 euro in più al mese oltre ai 300 del canone di locazione, per far fronte alla morosità accumulata. L'abbiamo proposto all'avvocato, ma non c'è nulla da fare. Non hanno accettato".

Prima di restare in mezzo alla strada, Daniel e Vittoria hanno chiesto aiuto anche al parroco.

"Don Aldo ci ha detto di non poterci aiutare, che la parrocchia non ha case da poterci dare. neppure temporaneamente".

Un ultimo tentativo lo abbiamo fatto noi come giornale, accompagnando Vittoria dalle suore Figlie di Carità in quel convento di via Dante che, anno dopo anno, sta restando sempre più vuoto.

Ad aprirci è stata Suor Rosalia, 82 anni. Ha ascoltato la storia di questa famiglia, si è commossa, mani sul petto, occhi lucidi. Ha cercato di far arrivare le altre consorelle. Si sa, c'è una gerarchia da rispettare. Ci ha invitati a tornare dopo 10 minuti: "Non di più, 10 minuti e vi faccio parlare con qualcuno".

LE SUORE  Figlie di Carità non hanno potuto aiutare questa mamma con le sue bambine

Dopo 10 minuti al citofono di via Dante risponde Suor Fiorentina. Non apre, sa già tutta la storia, ci dice di chiedere aiuto in Comune, che loro non possono fare nulla: "Le superiore non ci sono e noi non possiamo prendere iniziative. Ma poi non riusciremmo comunque ad aiutarli. Qui siamo rimaste in poche. Ci occupiamo solo più della scuola paritaria. Siamo tutte molto anziane, molte di noi hanno più di 80 anni. Come si fa? Come si fa...".

Lì, a due passi da quel convento dove un tempo venivano anche accolte le madri in difficoltà,  c'è Palazzo Ferrero, uno stabile signorile, di pregio artistico, sottoposto alle Belle Arti. Un tempo era della Curia, poi passato a dei privati, finito poi all'asta per fallimento e riacquistato nel 2018 per 450mila euro con una perizia che ne stimava il valore in 3milioni e 765mila euro. 

PALAZZO FERRERO

Si cerca ora di venderlo, di affittarlo, a dirlo è da anni un cartellone giallo strappato via dal vento e mai riappeso, steso ai piedi del grande portone che affaccia su via Dante: "Vendesi oppure affittasi, palazzo intero, o frazionato, di metri quadrati 990".

Non sembrano passati molti anni da quando lì dentro si tenevano incontri, convegni, passerelle per politici, rampe di lancio di liste elettorali. Pure il cinema all'aperto.
Non sembrano passati molti anni, ma saranno già una ventina.

Fa riflettere vederlo chiuso, in stato di abbandonato con il suo palcoscenico, gli spogliatoi, tre sale, la cucina, il bar, stanza e servizi al piano terreno; sei camere e servizi al primo piano; tre ampie stanze e servizi al piano secondo. 

L'immagine di un Paese che, da una parte, non sa salvaguardare il proprio patrimonio e dall'altra non è più neppure in grado di aiutare una famiglia in stato di bisogno.

Dove dormirete questa notte?

"Per fortuna abbiamo tante persone che ci vogliono bene. Braccia tese, cuori spalancati. Purtroppo, però, dovremo separarci. Io andrò con le bambine da mia mamma a Brusasco. Daniel resterà a Montanaro dai suoi. Stanno dividendo una famiglia. Noi non arrendiamo. Abbiamo diritto come tutti a vivere una vita serena. Chiediamo solo un aiuto per superare le difficoltà. Solo un aiuto per risollevarci. Poi continueremo come abbiamo sempre fatto. Con le nostre forze. L'importante per noi è restare uniti".

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