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Crescentino
12 Aprile 2023 - 12:19
Secondo alcuni studiosi il cane, a partire dal lupo, è stato il primo animale a essere addomesticato. La domesticazione del cane è avvenuta tra il 100.000 e il 15.000 a.C.
È probabile che, cacciando, gli uomini preistorici si siano trovati fianco a fianco con branchi di lupi che cercavano le loro stesse prede. Inoltre, i lupi si avvicinavano agli accampamenti alla ricerca di avanzi da mangiare, e il ritrovamento casuale di un cucciolo potrebbe aver dato origine ai processi di domesticazione. Con il passare dei millenni, i lupi addomesticati svilupparono le tipiche caratteristiche di tutti gli animali domestici, come la varietà di pelo e di dimensione, dando origine così alla specie del cane e alle differenti razze.
Il cane si mostrò un formidabile compagno dell'uomo: nella caccia, nella difesa, nella capacità di instaurare un legame affettivo con i padroni.
I volontari Sonia e Giuseppe
Anche oggi il cane è utilizzato in vari campi, sia per la caccia che per la guardia, come cane poliziotto, per la ricerca e il salvataggio, per i non vedenti o semplicemente come compagno di una vita e membro della famiglia, come terapia contro alcune patologie come la depressione o semplicemente come compagnia contro la solitudine.
E noi, amanti degli animali, siamo stati in uno di quei luoghi quasi mistici, dove i cani, randagi e non solo, microchippati e non, trovano l'unica cosa che ogni essere vivente insegue, cerca e vorrebbe nella vita, cioè l'amore.
Abbiamo fatto visita al Canile Comunale Balto di Crescentino, in provincia di Vercelli, chiacchierando con la Presidente dell'associazione che gestisce il canile Stefania e i due volontari di turno in quel momento, Sonia e Giuseppe.
Il racconto è carico di emozione, e noi, sin dal cancello d'ingresso, ne siamo sommersi. Appesa alla maniglia della cancellata che funge da ingresso, vi è una borsa di nylon piena di scatolette. Qualcuno dev'essere passato di qua per lasciare pappe per i cani. Nemmeno abbiamo messo piedi dentro la struttura che già respiriamo un'aria carica di amore.
Il cortile del canile
Ci viene ad aprire Sonia, moglie di Giuseppe, i due volontari del canile giunti 4 anni fa da Messina. Giuseppe e Sonia ci accolgono con una dolcezza che ci lascia senza parole. E capiamo sin da subito che qui i cani trovano proprio ciò di cui hanno bisogno, una di quelle cose semplici, come dicevamo prima, appunto l'amore. Mentre Giuseppe pulisce i box, facendo uscire i cani che dimorano al loro interno, Sonia si ferma con noi, lasciandoci accarezzare i cani. Tutti coccolosi, tutti che cercano il contatto, struscianodosi sulle nostre gambe.
Non appena ci palesiamo davanti ai box ancora chiusi, qualche cane inizia ad abbaiare, ma lo capiamo che non è un ringhio minaccioso, ma piuttosto un abbaio di saluto. Certo, la nostra presenza avrà anche scombussolato un po' questi cani, e di questo ce ne rendiamo conto e ci scusiamo con i volontari, rammaricandoci. Senza troppo disturbare, cerchiamo di fare il nostro lavoro in fretta, di modo che la nostra presenza crei il minor fastidio possibile. Ma questo pensiero è solo un falso pensiero. Ogni cane dal box, ci lecca le mani, mostrandoci come la nostra presenza sia ben voluta.
La lavagna dove vengono riportate le terapie da somministrare ai cani e le diete particolareggiate
C'è chi compie, come Oliver e Gastone, due cuccioli di un anno, delle vere e proprie acrobazie, con salti di un metro. Oliver lo hanno trovato insieme ai suoi due fratelli, chiuso dentro una scatola ai bordi del fiume. C'è Cleopatra, che si mostra davanti al box in tutta la sua bellezza e più indietro Marcantonio, più timido, che inizia una danza fatta di avvicinamenti e passi indietro.
C'è Tea, che fa dei salti in alto degni di Sara Simeoni, e Remì, che ci guarda con due occhi dolci e carichi di amore.
Siamo sopraffatti, lo ammettiamo, forse dopo tante storie di uomini ascoltate, storie belle, storie dure, storie tristi, questa dei cani al canile Balto ci lascia disarmati. Senza possedere parola, questi esseri sono capaci di lasciarci gli occhi pieni di lacrime. A vedere queste creature, comprendiamo che i loro gesti sono solo fatti con l'intento di conquistarci, come le danze e i canti che gru e cigni maschi fanno per conquistare le femmine. E un poco ci rattristiamo, visto che il nostro intento non è proprio quello di cercare un cane da adottare. Ma subito ci concentriamo sul lavoro da fare, siamo un'occasione per loro, perché attraverso il nostro articolo, noi vogliamo crederci, qualcuno di questi cani potrebbe essere adottato, come se la nostra visita al canile possa diventare la porta attraverso la quale il cane riuscirà a trovare casa, famiglia, amore. E se fosse anche uno solo a trovare tutto questo, sarebbe una vittoria, la nostra, dei volontari e di questi esseri dolcissimi.
“L'Associazione che gestisce il canile si chiama “Diamoci la zampa ODV” è nasce il 3 febbraio del 1997. L'anno scorso abbiamo festeggiato i 25 anni del canile Balto”, a parlarci è la presidente dell'associazione Stefania Vescio, che prosegue, “hanno iniziato quest'avventura 7 volontari, spinti dall'amore per gli animali, dalla passione nell'aiutare questi amici a 4 zampe, donando il loro tempo libero, e insieme all'associazione di Saluggia e a quella di Livorno Ferraris, hanno fondato i 3 canili dei paesi in questione. Nel 1997 era già in vigore la legge che obbliga a microchippare i cani di proprietà ma la cultura di allora non spingeva i proprietari a rivolgersi all'anagrafe canina per la registrazione dei loro cani. Succedeva che, un cane abbandonato o semplicemente scappato da casa, si ritrovasse sul territorio, con il rischio di finire nel randagismo più totale. Le problematiche erano diverse, incidenti e creazione di veri e propri branchi di cani randagi. I volontari chiesero all'amministrazione comunale di allora uno spazio nel quale poter nutrire, curare e provare a dare in adozione questi cani. E lo spazio in questione è questo canile. Un vecchio deposito, pieno di calcinacci e terra, senza nessuna struttura che coprisse il terreno. Senz'acqua corrente, senza luce, senza cucina, senza tetto, solo un campo. Pensi che i volontari dell'epoca preparavano dei pastoni a casa e li portavano poi qui, per dar da mangiare ai cani ospitati in questo spazio. Inizialmente vi erano solo 3 recinti dove tenevano tutti i cani, ma dal 2003 il canile prese le sembianze che tuttora conserva, di vero e proprio canile. Grazie al gran lavoro dei volontari vennero creati questi box cementati, chiusi da reti elettrosaldate. La pavimentazione venne piastrellata, si costruì il tetto e arrivò finalmente anche acqua e luce elettrica. Oggi abbiamo una cucina e un ambulatorio.”
Tutti i volontari del canile
Il canile è comunale, le spese dell'utenza di acqua e luce sono pagate dal comune, il mangiare pure, e così anche le spese di gestione della struttura che ospita il canile. Di contro, il servizio dei volontari è quello di recuperare i cani per strada, previa segnalazione dei cittadini; i cani poi vengono portati in canile, dove vengono presi in carico, curati e microchippati. Rimangono in struttura fino alla sperata adozione.
Ma il canile aiuta anche le famiglie in difficoltà, che non possono più tenere i cani per varie problematiche. All'interno del canile difatti vi sono sia i cani con microchip provenienti da case, che cani senza microchip, presi dalla strada, grandi e cuccioli. Calcolando una media di 50 cani annui, nel corso di questi 26 anni, dal canile Balto saranno passati più di 1500 cani.
Il volontario si divide in due turni, mattino e pomeriggio. Le mansioni del volontario sono quelle normali di gestione di ogni casa, la pulitura dei box, dar da mangiare ai cani e somministrare le terapie a quelli che necessitano di cure. Senza la passione dei volontari, tutto questo non esisterebbe.
E mentre ascoltiamo Sonia, Giuseppe e Stefania, non riusciamo a staccare gli occhi dalle creature.
“Pensi, Romeo, il cane più anziano,” è Giuseppe a parlare adesso, “è entrato a 2 anni in canile. Era di un cacciatore che ci disse, o lo prendete o lo ammazzo. Lui aveva trovato anche un'adozione, ma si nascondeva dietro una siepe, senza mai uscire da quel posto. Così, la famiglia che l'aveva adottato, ce lo riportò indietro, e noi capimmo che Romeo, la sua casa, la sua famiglia, l'amore che cercava, lo aveva trovato qui in canile.”
E' la volta di Sonia, che ci racconta un altro aneddoto: “E i 6 cani chiusi in una casa con le finestre sbarrate? Ce li hanno portati gli agenti della polizia dopo un sequestro. Quei poveri cani non avevano mai visto la luce del sole. Una casa con 30 cani, sempre buia. Non avevano mai visto nemmeno l'erba, e quando sono arrivati in canile, appena messe le zampette a terra, non sapevano se camminare, sdraiarsi o saltare e correre. E sono rimasti qui con noi, sempre.”
“E Jole,” riprende Giuseppe, alternandosi con la moglie Sonia, “uscita dal canile dopo ben 7 anni e adesso, per fortuna, sono 2 anni che ha trovato casa, una famiglia che ha voluto dare un po' d'amore alla cagnetta, nonostante l'età non più verde. Si, perché dovete sapere che spesso chi viene qui per adottare i cani, cerca cuccioli, e i cani dai 7 anni in su, trovano una sistemazione abbastanza difficilmente. É una cosa che ci rattrista molto, ma così è.”
E queste sono le stesse storie di tutti i canili del mondo.
Il canile Balto avrebbe bisogno, di cosa? chiediamo e a risponderci è Stefania, che si apre, dicendoci che ci sarebbe bisogno di uno spazio verde in più, ma i campi a fianco sono di proprietà e quindi allargarsi è pressoché impossibile.
E aggiunge:
“Avrebbe bisogno di più volontari, siamo oggi in 25 ma c'è sempre bisogno di una mano, il lavoro qui è tanto davvero.
Insieme al volontario, i cani trascorrono un'ora e più fuori dal box a giocare e correre, anziché chiusi dentro, sdraiati sul lettino.
E poi vorremmo che, chi si rivolge a noi per un'adozione, sia consapevole di ciò che dovrà fare, che i cani dei canili esigono un'attenzione differente rispetto agli altri cani, che non è un giocattolo che prendi e lasci come vuoi.”
Stefania, Sonia e Giuseppe hanno gli occhi grondanti di passione, le mani piene d'amore e il cuore così grande che basta poco per riempirlo, come vedere i loro cani aggirarsi liberi nel cortiletto della struttura. E si capisce che l'adozione di questi cani è il loro scopo, la loro missione, la loro ragione di vita.
Ma come sono belli, ma quanto servono persone come loro, con la loro tenacia, persone che si donano anima e corpo per salvare e accudire i cani randagi, creature che altrimenti verrebbero lasciate a sé stessi, trasformando la loro esistenza in un incubo senza ricevere amore.
Il Canile Comunale Balto di Crescentino si finanzia con il 5x1000 e ricordiamo qui il loro CF 94019630022,
con singole donazioni all'Iban Associazione Diamoci la Zampa Banca Prossima IT48N0306909606100000112351, e anche attraverso varie iniziative, come le bancarelle di Natale.
E ancora, alcuni volontari cuciono oggettistica varia che poi vendeno in varie occasioni.
Sia Stefania che Sonia e Giuseppe sottolineano il grande aiuto dei paesani e cittadini di Crescentino: “I crescentinesi sono al nostro fianco decisamente e continuamente, dandoci una grande mano. Ci portano pappe, coperte, spesso davanti alla porta troviamo borse con crocchette e scatolette. E soldi. Guinzagli e altro che loro non utilizzano più per i loro amici a 4 zampe.”
E ci ritorna agli occhi la borsa piena di scatolette appesa alla maniglia del cancello d'ingresso del canile. E quell'immagine, così come ha fatto all'inizio, anche adesso, ci emoziona e ci spinge le lacrime fuori dagli occhi.
Giuseppe ci racconta ancora una storia, di quelle a metà tra il lieto fine e la rabbia: “Le dico una cosa, che alcuni letteralmente lanciano nel nostro recinto i cani, di notte. O come il piccolo Oliver e i suoi due fratelli, già adottati, lasciati sul ciglio della strada in uno scatolone chiuso. Per fortuna qualcuno li ha trovati e ci ha avvertito. Che poi, basterebbe suonare il nostro campanello e darci i cani, e ci potrebbero anche raccontare che li hanno trovati, mica a noi interessa se i cuccioli fanno parte della cucciolata della loro cagnetta. Ma potrebbero anche lasciarci il cucciolo davanti al cancello del canile, suonare e scappare. Insomma, metodi ce ne sono, ma abbandonarli per strada, con il rischio concreto di farli morire, è qualcosa che non si può immaginare.”
Questi cani sono tutti mansueti, tutti dolcissimi e con un potere che disarma, i loro occhi sono capaci di trasmettere al cuore di chi hanno davanti, la loro semplice richiesta d'amore.
Il sogno di Stefania, Sonia e Giuseppe?
Che tutti i cani del canile comunale Balto di Crescentino riescano a trovare casa, famiglia, amore.
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