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13 Novembre 2017 - 10:44
Non vogliamo una finestra sul Po. E’ lo slogan di Legambiente, espresso sabato 4 novembre al parco Berlinguer di Settimo per dire NO alla cementificazione dell’area Bordina. Una finestra sul Po è un progetto di nuova edificazione che prevede la costruzione di quattro torri da 12 piani vicino a via Raffaello Sanzio, nell’aera verde un tempo occupata dalla Cascina Bordina.
Il Comitato No Torri Area Bordina e Legambiente, attraverso una petizione popolare che ha raccolto finora più di 800 firme, chiedono che l’intera area sia riqualificata ampliando il parco. La zona è uno dei punti più verdi della città e ha un alto valore socio-ambientale, oltre essere un importante collegamento ciclo/pedonale con l’Ecomuseo, il Parco Fluviale del Po fino a San Mauro, l’Oasi del Cigno, il parco Castel Verde e il Villaggio Olimpia.
“Qui si vogliono costruire quattro torri a ventaglio - dice Giacomo Caruso del comitato - e sarebbero a ridosso dei tre parchi: Pertini, De Gasperi e Berliguer, e mi sembra che tutto questo non faccia parte del piano regolatore e non abbia senso considerando il verde che ci circonda”.
“Il ruolo del Comitato del NO - dice Rossella Burgio - è quello di limitare il consumo di suolo, inoltre l’impatto visivo delle costruzioni che vogliono realizzare non c’entra nulla con tutto ciò che circonda quest’area!”
“Siamo doppiamente contrari - dicono Orietta Calaon e Albano Montin - perché la costruzione di queste torri limiterà il verde. Noi abitiamo qui vicino e vogliono creare un muro che ci toglierà aria e ossigeno. Prima fanno un parco e poi ci costruiscono dei palazzoni? Assurdo”.
Il dibattito finisce con il presidente della Legambiente di Settimo, Gianni Ronchetti, che è deciso ad affermare: “Salviamo il nostro suolo”.
Durante il presidio i cittadini hanno fatto proprio il motto dell’amministrazione comunale “Settimo bella da vivere”con il fine di porre un freno all’eccessivo consumo di suolo con nuove edificazioni. Costruire in aree, come quella in questione, può compromettere l’impermeabilizzazione del terreno danneggiando in modo irreparabile gli ecosistemi. Per il Comitato occorre salvaguardare le aree verdi ancora esistenti e non contaminate, e se bisogna per forza cementificare che lo si faccia in zone già compromesse come l’ex Standa, le ex acciaierie Lucchini, l’ex Pirelli e l’ex Ceat o altre.
Rosalba Coniglio, che si occupa della raccolta firme, ricorda a tutti che è possibile firmare fino a dicembre: saranno attivi dei banchetti ed è già in atto una consistente campagna di informazione sui social network.
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