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VENARIA. Più bianco non si può

VENARIA. Più bianco non si può
Alla fine la sindaca Appendino ha avuto la meglio sull'assessore D’Afflitto. Niente cena in bianco per le piazze del centro di Torino, confermando le critiche mosse a suo tempo all'iniziativa, quando sedeva sui banchi dell’opposizione, non convinta da quel patrocinio concesso così velocemente dall'Amministrazione Fassino ad una neonata associazione, per l’organizzazione di un evento alquanto discutibile. E dire che, due anni or sono, proprio l’essere l’organizzatrice di tale evento era valsa la carica di assessore alla cultura di Venaria. Forse ormai, l’assessore, che si sentiva parte della famiglia pentastellata, contava su un placet incondizionato dal governo amico della città di Torino. Invece è arrivato un diniego, sembrerebbe sulla base della “Circolare Gabrielli”. Non solo, l’assessore lamenta di non essere stata nemmeno ricevuta per poter spiegare le sue ragioni “… Avevo presentato la domanda di occupazione del suolo pubblico prima dei fatti di piazza San Carlo e, dopo il parere negativo del dottor Lubbia, datato 11 luglio, ho chiesto un incontro per capire i motivi del divieto, ma non sono ancora stata convocata…”. Che amarezza. Anche se, come qualcuno ha osservato, l’assessore è stata pagata con la stessa moneta da lei utilizzata (non da sola) per cancellare il Palio dei Borghi e per negare l’organizzazione in città della Cena arancio. Non si è tenuto conto delle istanze di chi proponeva tali eventi, è valsa la regola che chi ha il potere di decidere, ha deciso e tanto basta. Chi subisce la decisione si adegua. In realtà, l’assessore ha deciso di non adeguarsi, in barba all’Appendino e al Movimento stesso, la cena in bianco non si ferma, si farà lo stesso, in modalità social, che tanto va di moda. E comunque vada sarà un successo. In realtà, ancor prima si era vociferato della possibilità di realizzare la cena in bianco a Venaria, attraverso un’associazione amica. Si trattava di un espediente, altrimenti l’assessore sarebbe caduta nell'incresciosa situazione di chiedere un patrocinio come ideatore di un evento e poi di autorizzarlo come assessore. In sintesi, avrebbe autorizzato sé stessa. L’inopportunità era evidente, anche con la foglia di fico di un’associazione compiacente. Ecco perché il NO di Torino ha creato molta delusione e forse aperto una questione politica…? Chissà? Del resto chi partecipa alla cena in bianco, poi va anche a votare. Questo la D’Afflitto lo sa benissimo. Che sia un messaggio per il Movimento? Certo nel Movimento, nessuno si è speso, almeno pubblicamente, in favore dell’assessore. Non c’è motivo di difendere la D’Afflitto nell'esercizio delle sue attività private e non nel ruolo pubblico che ricopre. Il diniego di Torino era indirizzato all'attività privata e non a quella pubblica. Tuttavia, l’assessore è espressione dello stesso Movimento politico che, in questo momento, governa entrambe le città e le attività di cui si occupa (cultura ed eventi) sono le medesime, sia in privato che in pubblico. Quando si vogliono tenere insieme interessi privati (che in qualche modo coinvolgono le pubbliche amministrazioni) e cariche pubbliche il rischio di conflitto è evidente. Se la vicenda avesse riguardato altri gruppi politici, il Movimento 5 Stelle avrebbe già gridato allo scandalo, invece la regola della doppia morale cui spesso il Movimento di rifà, prevede che le regole si applichino agli avversari, con “i nostri” si interpretano.  
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