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14 Giugno 2018 - 15:07
Un tentativo di condizionare la sindaca Chiara Appendino accompagnato dalla messa in circolazione di una 'bufala' su Beppe Grillo. Spunta anche questo dettaglio nelle carte dell'inchiesta della procura - terminata alcuni giorni fa con il deposito degli atti - sui locali notturni che vede al centro, in veste di indagato, il notaio Alberto Morano, consigliere comunale di opposizione in quota centrodestra.
In una annotazione della polizia giudiziaria è riportata una conversazione via whatsapp del primo giugno 2017 tra un altro indagato, Angelo D'Amico, ex consigliere comunale per Fi e poi collaboratore di Morano, e la sindaca. L'argomento è il rinnovo della concessione degli spazi (poi negata dal Comune) per la discoteca Cacao, una delle più conosciute e frequentate di Torino. Morano si opponeva da mesi alla concessione, denunciando abusi edilizi e svariate irregolarità, ma secondo le indagini aveva fatto chiedere ai titolari del locale 200 mila euro per interrompere le sue azioni.
Il primo giugno, Palazzo Civico negò l'istanza di rinnovo contrattuale ai gestori, ma gli permise di proseguire l'attività nel periodo estivo e di riconsegnare gli spazi entro il 31 dicembre. Nel pomeriggio D'Amico contattò direttamente la sindaca via whatsapp: "Non credo che abbiate fatto una cosa saggia. Avete scatenato tutti i gestori che si stanno attivando per impugnare l'atto: sanno degli abusi e del procedimento penale (contro il titolare - ndr). Ti stanno preparando un trappolone ... non mi scivolare su questa buccia di banana".
D'Amico disse alla sindaca, evidentemente a proposito del 'trappolone', che "hanno scoperto che Beppe Grillo è il padrino di battesimo (della figlia del titolare - ndr) e ti attaccheranno pubblicamente". "Verifico. Grazie del messaggio" fu la risposta della Appendino, che in capo a dieci minuti contattò D'Amico: "Non è padrino. E' falso". La sindaca, subito dopo, precisò che "comunque noi non abbiamo rinnovato la concessione" al Cacao: "L'abbiamo rescissa".
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