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"Occhi di masca" , la storia di Netta

Intervista alla rivarolese Laura Doglione. Un libro edito da Baima e Ronchetti

 "Occhi di masca" , la storia di Netta

Un racconto potente capace di attraversare il tempo restando sempre attuale. Un’alchimia resa possibile dalla sua capacità di mettere nero su bianco la storia di due donne che conquistano il cuore del lettore, perché legate «da un filo tenace, da un’essenza profonda che le accomuna: occhi che stregano, una sensibilità acuta, il contatto con lo spirito più magico della natura, l’amore per gli animali, un’anima selvatica la cui cifra dominante è il bisogno di libertà». Così sono Netta e Malìa, le protagoniste del romanzo «Occhi di masca», scritto dalla rivarolese, Laura Doglione.

«La mia passione per la scrittura è nata col mio bisogno di raccontare – spiega l’autrice, insegnante in pensione – Sono figlia unica e fin da quando avevo 2-3 anni, se mi annoiavo restando sola in casa, iniziavo a creare delle storie. Ho sempre avuto la sensazione che avrei scritto un libro, anche se il lavoro e gli impegni mi hanno rallentata. Dopo i 50 anni ho scritto i miei primi romanzi per Edizioni Angolo Manzoni: Mira al cuore, un affresco sulla Resistenza Partigiana in Canavese, e un noir gotico “Con l’animo disposto a ogni battaglia”. Durante il lockdown e la pandemia le idee mi “inseguivano” e ho prodotto di più. Quella situazione particolarmente delicata, l’angoscia, la paura e il senso di morte provati in quei giorni mi hanno portata a pensare ai miei cari che non c’erano più. La storia di Netta di "Occhi di masca" è quella di mia nonna».

«La sua vicenda affonda le radici nel mistero e fascino di un mondo contadino antico, in quei primi anni del Novecento, caratterizzati dalla bellezza di una campagna ancora incontaminata e, d’altro canto, dalle migrazioni di famiglie intere che si trasferivano da una Regione all’altra seguendo le alterne fortune delle filande. Proprio come avvenuto per la mia, arrivata in Piemonte dalla Lombardia. Non mancano i riferimenti alla prima guerra mondiale e all’epidemia della Spagnola a cui mia nonna sopravvisse – continua Laura Doglione, che ha anche curato la pubblicazione di “La guerra di Kira”, scritto dalla madre Bianca Ballesio – Malìa, invece, vive la sua adolescenza nel primo dopoguerra. Un periodo nel quale si respirava modernità cominciando a parlare di diritti civili, femminismo e difesa dell’ambiente. Diciamo che i suoi valori sono i miei, la sua anima si rispecchia nella mia. Nella sua storia non mancano un pizzico di magia e alcuni protagonisti della lotta partigiana in Canavese, come la famiglia Colombo e la piccola Elena. A lei, vittima della crudeltà nazista, la città ha dedicato da poco un parco giochi».

Due storie, due figure femminili di una attualità straordinaria quando si parla di uguaglianza e parità di genere e diritti: «C’è ancora molta strada da fare – commenta l’autrice canavesana – Netta e Malìa sono tutte e due un po’ antesignane. La determinazione femminile, il loro amore per animali e natura, il voler cambiare rapporti sociali e umani sono i loro segni particolari. Ho ereditato certamente il carattere di mia nonna, che era una femminista in fieri. Le mie battaglie, l’aver realizzato i primi consultori a Cuorgnè, nascono da lei, dal suo esempio. Tuttavia, è una rivoluzione ancora tutta da attuare. La mentalità maschile di una parte della nostra società è rimasta ancorata a vecchi archetipi, duri da sradicare. In superficie sono cambiate molte cose, ma c’è tutto un lavoro da compiere nelle famiglie, educando le nuove generazioni. Va insegnato e spiegato ai giovani che le donne sono prima di tutto delle persone».

Scrivere per Laura Doglione è più di una passione: «E’ una cura. Un autore ha bisogno di scrivere. Noi artisti, a vario livello, non siamo mai perfettamente “centrati”. Abbiamo delle inquietudini e fragilità. Penso che la scrittura sia la loro cura, un balsamo per la mancanza di equilibrio perfetto».

Ad un giovane di oggi che ha come sogno nel cassetto quello di diventare uno scrittore, invece, cosa consiglierebbe?

«Serve avere bisogno di storie – specifica Laura DoglioneLa famiglia e la scuola possono aiutare avvicinando i bambini e ragazzi al mondo dei libri, ma il vero scrittore nasce con questa necessità di storie, prima da raccontare e poi da scrivere. Viaggiare e conoscere altre realtà è importante. Non basta però. Jorge Luis Borges diceva che “Non scriviamo altro che la stessa storia”. Abbiamo, quindi, già dentro di noi tutto il materiale per scrivere. Bisogna poi leggere e leggere tanto, per affinare fantasia e stile».

Nel futuro della scrittrice Laura Doglione ci sono importanti novità in arrivo: «A breve vedrà la luce una nuova pubblicazione con Baima Ronchetti – chiosa l’autrice - un thriller molto particolare con protagonista una signora anziana e tranquilla che farà da tramite tra natura e mondo della magia».

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