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Volontari Garibaldini: I fratelli Carlo e Luigi dell’Isola Molo di Borghetto

Un articolo di Valeria Regondi e Salvatore Vacca

Volontari Garibaldini: I fratelli Carlo e Luigi dell’Isola Molo di Borghetto

Volontari Garibaldini: I fratelli Carlo e Luigi dell’Isola Molo di Borghetto

I paesi canavesani hanno partecipato alle vicende belliche del Risorgimento italiano non solo con migliaia di semplici soldati di leva (1) (Barbania ne conta circa 150 (2), ma anche con patrioti e volontari, come i fratelli Carlo e Luigi dell’Isola Molo di Borghetto, garibaldini (3) (4). Figli dell’architetto Gioachino e di Isabella Cornaro (discendente della Regina di Cipro e Armenia, Caterina Cornaro di Venezia), divengono “barbaniesi” nel 1854 alla morte senza eredi del conte Giuseppe Molo di Barbania.

Le volontà testamentarie del defunto nominano l’architetto Gioachino conte Molo di Barbania con l’obbligo di “dimorare in paese”.

Costruita una bella casa, ancora esistente nell’attuale via Alpi, vi si trasferisce con tutta la famiglia. L’integrazione con Barbania è immediata: subentra nel ruolo di sindaco al defunto conte Molo restando in carica fino al 1859 per essere rieletto successivamente negli anni Settanta (5) (6).

Luigi Musini, giovane garibaldino

I giovani Carlo e Luigi nel 1866 si arruolano (Luigi il 22 maggio, Carlo il 23 maggio) nel Corpo Volontari Italiani creato il 6 maggio 1866 e sciolto il 25 agosto dello stesso anno, comandante in capo Giuseppe Garibaldi.

Partecipano alla Terza Guerra di Indipendenza in cui il Regno d’Italia si allea alla Prussia contro l’Austria per realizzare l’annessione del Veneto ancora sotto il dominio austriaco. Composto da trentottomila uomini, il Corpo Volontari Italiani opera nella zona intorno al Lago di Garda. Le operazioni di guerra per l’esercito italiano sono disastrose con le sconfitte di Custoza e Lissa. L’unico fronte ad ottenere risultati apprezzabili è proprio quello in cui opera Garibaldi con i suoi volontari, che aprono la strada verso Trento con la vittoria di Bezzecca. La sconfitta degli austriaci a Sadowa da parte dei prussiani induce alla repentina chiusura delle operazioni militari  e costringe Vittorio Emanuele II a fermare Garibaldi, che risponde col famoso telegramma “Obbedisco”.

L’anno successivo, 1867, Garibaldi è impegnato con un esercito di volontari nella campagna dell’agro romano per liberare Roma dal dominio pontificio e il 23 ottobre i fratelli Enrico e Giovanni Cairoli, con il “sacro drappello” composto da circa settanta uomini, tentano la sfortunata sortita di Villa Glori. Benché i fratelli dell’Isola siano legati da un’amicizia particolare ai fratelli Cairoli e alla loro madre Adelaide (ne è testimonianza una loro fotografia con la dedica “All’eroica madre dei Cairoli amici di Garibaldi e martiri d’Italia i fratelli Carlo e Luigi Dell’Isola Molo 2 mag. 1868 Pavia”), non prendono parte alla spedizione. è ragionevole ritenere comunque che siano presenti negli avvenimenti che portano alla sconfitta delle truppe garibaldine a Mentana.

Il 2 maggio 1868 i fratelli Dell’Isola Molo fecero visita ad Adelaide Cairoli facendole omaggio di una loro foto con dedica:“All’eroica madre dei Cairoli amici di Garibaldi e martiri d’Italia i fratelli Carlo e Luigi Dell’Isola Molo 2 mag. 1868 Pavia”

Nel 1870 l’invasione della Francia da parte prussiana induce ancora una volta Garibaldi a radunare i suoi volontari ed accorrere in difesa di quella nazione.

I fratelli dell’Isola Molo rispondono con entusiasmo all’invito di Garibaldi e partecipano alla campagna dei Vosgi del 1870-1871. Combattono valorosamente: Luigi, sottotenente nella 1.a legione Tanara 2° battaglione 4.a compagnia, il 26 novembre 1870 è ferito gravemente alla gamba destra durante il duro scontro di Darois, che gli varrà l’onorificenza francese della Legion d’onore (7).

“Gl’italiani inseguivano i prussiani a passo di corsa malgrado il fuoco d’ una batteria piantata a Darois. Quivi cadde Luigi Dell’Isola perché una granata gli frantumò la coscia” (8). Trasportato a Prenois, è accolto in casa del curato ed assistito dal fratello Carlo. A salvarlo da morte certa è l’intervento del dottor Luigi Musini, medico garibaldino, che procede all’amputazione della gamba operando in condizioni igieniche precarie e con scarso materiale sanitario. Il fratello Carlo cade prigioniero dei prussiani proprio in quei giorni:” Fu strappato da lui [Luigi] in camicia e senza bonetto e fece 14 ore di cammino con la pioggia. […] Dopo 6 giorni che temevano sempre essere fucilati, 26 franchi tiratori li salvarono.”

(dalla lettera che il padre Gioachino scrive al fratello Tommaso il 16 dicembre 1870, al ritorno a casa di Carlo). 

Ecco come il dott. Musini racconta nelle sue memorie l’incontro con Luigi dell’Isola (9):

26 novembre 1870

“Trovo in questo paese Dall’Isola sottotenente trasportato su un carretto. Mi avvicino e vedo che è gravissimamente ferito all’arto destro. L’articolazione del ginocchio era spaccata, il femore fratturato comminutivamente per quattro dita circa, le carni orribilmente squarciate, si che la gamba non era più attaccata alla coscia che per brandelli di tendini. Superiormente alla ferita gli avevano fortemente allacciata la coscia con un fazzoletto, ma il sangue perduto era tanto che il corpo sentivasi freddo, il polso insensibile, chiamato non rispondeva più. Immantinenti lo feci trasportare dai paesani e da alcuni soldati in casa del parroco, che si prestò con immensa premura e gran cuore. […] Ma lo stato di Dell’Isola mi metteva in angustia grave. Doveva io tentar l’operazione o era inutile? Da un lato era certo che abbandonare a sé il ferito era per lui una morte certa. […] Chiamai a parte il fratello e gli dissi che Luigi sarebbe morto certamente, unico mezzo da tentarsi l’operazione, però io non garantiva nulla nemmeno il compimento dell’operazione. Il fratello rispose: che io solo poteva esser giudice. […] Operai e benché non potessi compiere l’operazione, che praticai al terzo superiore, con tutte le regole dell’arte, pure riuscii a praticarla prestissimo in pochi momenti”.

31 gennaio 1871

“Vado con Madama Mario a trovar Dall’Isola, che già si trovava in buono stato. Il prete caritatevole gli aveva preso a voler un bene di vero padre”.

Jessie White Mario, giornalista inglese ed infermiera al seguito di Garibaldi, descrive questi avvenimenti nel libro “I Garibaldini in Francia” del 1871 (10) e nel carteggio con Timoteo Riboli. “Le lettere a Timoteo Riboli, valoroso colonnello dei Mille, sono in realtà degli appunti scritti velocemente ed inviati all’ufficiale garibaldino direttamente dai campi di battaglia. Sono queste poche righe, depositate presso il M.C.R.R. [Museo Centrale del Risorgimento di Roma], l’unica testimonianza rintracciata di Jessie White infermiera delle camicie rosse” (11).

Così Jessie White Mario descrive Luigi dell’Isola: 

“Il curato [di Prenois] […] raccolse tutti i feriti in casa sua, mandò i trasportabili a Dijon, e ritenendo il solo Dell’Isola lo confortò di visita medica tre volte la settimana, ed egli medesimo lo medicava mattina e sera; la notte lo vegliava, nei momenti disperati lo imboccava come un uccello, gli accomodava i guanciali con leggera mano di donna; poi lo trasportava sulle sue braccia da un letto all’altro a guisa di un bimbo. […] Nell’ora passata a canto a quel letto compresi perché il Dell’Isola fosse così caro a’ suoi amici: immemore della propria sciagura intertenevasi esclusivamente della legione italiana, chiedeva se gli italiani sono seri, se conducevansi degnamente e la descrizione della giornata di Autun fattagli da Imbriani, lo colmava di orgoglio; rammaricavasi che non fosse venuto Ferraris, altro dei suoi prediletti, e certo egli in quel punto non presentiva che l’uno e l’altro di quei due santi giovani entro un mese sarebbero stati uccisi” (12). 

Da Lettere a Timoteo Riboli - lettera n. 308 (Volume n. 172) (11):

“Caro Dottore,

i feriti a Prenois sono 7 e io ho scelto dietro ordine del Generale roba per 7. Ora che ella crede ridurre la roba prendo niente perché non si può fare differenza tra feriti e feriti. Prendo solamente i due pacchi per dell’isola. Ho dichiarato al Generale che ella mi ha dato dietro mia ricevuta 266. Per dell’isola più 360 per render conto. Mi ha detto di dare ciò che credo bene anche agli altri feriti così agirò secondo le circostanze.

Sua Jessie W. Mario”

Le figure sconosciute ai più del dottor Luigi Musini e Jessie White Mario meritano di essere descritte brevemente.

Luigi Musini (Samboseto di Busseto 1843 - Parma 1903).

Allo scoppio delle ostilità con l’Austria nel 1859 si arruola volontario nell’esercito sardo, dove viene destinato a servizi territoriali, non riuscendo ad entrare a far parte dei volontari garibaldini dei Cacciatori di Parma. L’anno successivo tenta di arruolarsi fra i Mille di Garibaldi senza riuscirvi. Terminati gli studi liceali si iscrive alla facoltà di medicina di Parma per trasferirsi presso l’ateneo bolognese l’anno successivo. Nel 1866 interromperà gli studi per partecipare, fra le file garibaldine, alla 3a Guerra d’Indipendenza ricevendo il battesimo del fuoco a Condino; l’anno successivo - alla notizia che Garibaldi sta preparando la spedizione su Roma - abbandona gli studi e lo raggiunge a Terni. Qui è scelto da Cairoli per partecipare alla spedizione su Roma che si concluderà con il fatto d’arme di Villa Glori; sfuggito alla cattura da parte dei papalini riuscirà a raggiungere Garibaldi ed a prender parte ai combattimenti di Monterotondo e Mentana. A Bologna inizia la sua militanza politica partecipando alle sedute della Società Democratica. Ritornato agli studi ottiene la laurea in Medicina e Chirurgia nel luglio del 1869. Nel 1870 accorre nuovamente sotto le insegne garibaldine in difesa della Francia. Medico della legione Tanara viene promosso capitano, infine maggiore medico in capo della III Brigata comandata da Menotti Garibaldi. A Digione opererà sul campo di battaglia con l’aiuto di Jessie White Mario, incurante dei rischi e del fuoco prussiano. Ritornato in famiglia riprende la propaganda delle idee democratiche e mazziniane. Nel 1872 parte per l’America Latina ove si tratterrà per ben cinque anni (13).

Ritornato in Italia riprende la professione medica ed inizia una nuova stagione politica che lo porterà in Parlamento come deputato.

Jessie White Mario (Porthsmouth 1832 - Firenze 1906).

Giornalista, inviata del Daily News in Italia, conosce nel 1854 Garibaldi. Nel 1856 a Londra incontra Mazzini e su sua sollecitazione inizia la ricerca di fondi per la causa italiana. Coinvolta nei moti di Genova, è arrestata il 14 luglio 1857 ed imprigionata nel carcere di Sant’Andrea con l’accusa di essere fra gli organizzatori della spedizione di Carlo Pisacane nel Sud d’Italia. Rilasciata il 14 novembre sposa poco dopo a Londra lo scrittore e patriota Alberto Mario, conosciuto in carcere. Nel 1859, raggiunti a New York, dove si erano trasferiti, dalla notizia della guerra all’Austria intrapresa da Napoleone III al fianco del Regno di Sardegna, decidono di ritornare in Italia. Da quel momento Jessie partecipa come infermiera alle imprese garibaldine, diventando sempre più popolare fra le truppe per la sua resistenza fisica ed il suo ottimismo, presente con il marito alla spedizione dei Mille e alle successive campagne del 1867 e del 1870/71 in Francia. Tornata in Italia, decide di rinunciare all’azione e di scrivere: scrive indefessamente, malgrado la paralisi a tre dita della mano destra, non solo le biografie di alcuni protagonisti del Risorgimento come Mazzini, Garibaldi, Cattaneo, ma libri che denunciavano la miseria dei quartieri napoletani, le condizioni disumane di lavoro dei solfatari siciliani, l’analfabetismo diffuso, la prostituzione e la necessità di realizzare un’istruzione di massa, soprattutto rivolta alle ragazze.

Carlo Dell'Isola

I cinque fratelli Cairoli

I cinque figli maschi di Carlo Cairoli e Adelaide Bono parteciparono al Risorgimento italiano. Solo Benedetto sopravvive alle vicende belliche. Ernesto muore con i Cacciatori delle Alpi nella battaglia di Varese del 1859.

Luigi è vittima del tifo a Napoli nel 1860 durante la marcia verso le fortezze borboniche della Campania. Enrico muore nello scontro di Villa Glori nel 1867 dove è ferito anche Giovanni, che morirà due anni dopo per le ferite riportate. Benedetto è ferito gravemente nella battaglia di Ponte dell’Ammiraglio a Palermo il 27 maggio 1860.

Dopo l’Unità d’Italia è Presidente della Camera dei Deputati e poi Presidente del Consiglio nel 1878 e 1879. Il 18 novembre 1878 salva il Re Umberto I da un attentato facendogli scudo con il proprio corpo.

Note e bibliografia

1. Contratto, M., Il Canavese nelle guerre d’indipendenza, Savigliano, Tipografia Saviglianese, 1996

2. Regondi V., Vacca S., Elenco dei soldati Barbaniesi che hanno partecipato alle Guerre d’Indipendenza, 2011, ricerca storica condotta in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (pubblicazione disponibile a richiesta presso Comune di Barbania)

3. Regondi V., Vacca S., Giovani Barbaniesi e il Risorgimento, 2011, ricerca storica condotta in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (pubblicazione  disponibile a richiesta presso Comune di Barbania)

4. Carlo dell’Isola Molo di Borghetto: Torino 1844 - Barbania 1914 - Luigi dell’Isola Molo di Borghetto: Voghera 1846 - Genova 1916

5. Bertolotti, A., Passeggiate in Canavese, Ivrea, Tipografia F.L. Curbis, 1874, tomo VII, pp. 332-333 

6. Documenti storici originali forniti dall’erede conte Roberto dell’Isola Molo di Borghetto

7. Manno, A., Patriziato subalpino - Notizie di fatto storiche, genealogiche,  feudali ed araldiche desunte da documenti, Firenze, Stabilimento Giuseppe Civelli, 1895 – 1950, vol. II, p.105

8 .White Mario, J., I Garibaldini in Francia, Roma, G. Polizzi, 1871, p.64

9. Le memorie personali [diari] di Luigi Musini -  Fondazione Giangiacomo Feltrinelli  “Fondo Luigi Musini” pp.107-108 e 133 . Copie dattiloscritte presumibilmente dal figlio Nullo Musini

10. White Mario, J.,ibid., pp. 64-65, 88, 90, 99, 168

11. Certini, R., Jessie White Mario una giornalista educatrice: tra liberalismo inglese e democrazia italiana, Firenze, Le lettere, 1998, pp. 123,147

12. White Mario, J.,ibid., p.90

13. Musini, L., Per un’Italia di liberi, di felici, di uguali – Le Memorie (1859-1885) a cura di Roberto Spocci, Fidenza, Mattioli 1885 S.p.A., 2007, pp. 15-18 

Articolo tratto dalla rivista  Canavèis

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