AGGIORNAMENTI
Cerca
Pagine di storia
15 Luglio 2023 - 09:36
IN FOTO L’assalto dei granatieri piemontesi all’Assietta
Raccontavano i vecchi montanari valsusini che ogni sera, tra il Gran Serin e la Testata dell’Assietta, era possibile udire rumori di battaglia. «Si sentono distintamente – asserivano – i tamburi che rullano e le trombe che suonano, incitando i soldati all’avanzata (“la marche en avant”), mentre in lontananza echeggiano i colpi delle artiglierie». Il luogo, stando alla tradizione locale, sarebbe visitato dai morti, quelli caduti nella celebre battaglia dell’Assietta combattuta il 19 luglio di 276 anni fa.
IN FOTO Cartolina commemorativa della battaglia combattuta il 19 luglio 1747 all’Assietta
Un tempo, infatti, la battaglia si prestava assai bene a rappresentare la tradizione dinastica e militare dei Savoia su cui, durante l’Ottocento e ancora in seguito, ebbe modo d’innestarsi la ricerca di una nuova identità tanto per il Piemonte quanto per l’Italia unita. Non a caso, la vittoria del 19 luglio ha dato origine alla festa del Piemonte che si celebra dal 1967. Soltanto l’anno scorso, però, il consiglio regionale ha provveduto a ufficializzare la ricorrenza, su proposta di alcuni esponenti di Forza Italia e della Lega nonché di Mauro Salizzoni, eletto quale indipendente nelle liste del Partito democratico (primo firmatario, il leghista Stefano Allasia).
Approvata dalle sole forze del centrodestra (le opposizioni si astennero o non parteciparono al voto), la legge istitutiva (la numero 55 del 2022) ebbe un iter decisamente travagliato: il Movimento cinque stelle, Liberi uguali verdi e il Movimento 4 ottobre-Unione popolare presentarono ben 450 emendamenti!
La storia della battaglia è nota. Era la tarda primavera del 1747 quando un esercito francese agli ordini del cavaliere di Belle-Isle (Louis Charles Armand Fouquet de Belle-Isle), occupata la Savoia, cominciò a radunarsi nella zona di Briançon con l’intento d’invadere il Piemonte attraverso il colle del Monginevro. Per evitare le fortezze di Exilles e Fenestrelle, lo stato maggiore aveva deciso di marciare in cresta, puntando verso il colle delle Finestre in modo da scendere oltre Susa e raggiungere facilmente Torino.
Decisi a sventare la minaccia, i piemontesi si erano fortificati alla bell’e meglio sul crinale che si eleva in posizione dominante tra le valli del Chisone e della Dora Riparia. Semplici ridotte in pietra erano state costruite seguendo il profilo del terreno.
Sintetizza Michele Ruggiero, autore di una popolare storia del Piemonte: «Il trinceramento si estende per circa duemila metri e ha come estremi due capisaldi: la Testa dell’Assietta ed il Gran Serin; al centro si aprono l’altopiano ed il colle dell’Assietta [...]. I cannoni, pochi, si trovano quasi tutti allo scoperto». Le difese erano affidate a nove battaglioni piemontesi e a quattro austriaci e svizzeri. Alcune centinaia di valdesi controllavano le alture sovrastanti il vallone dei Morti. Il comando era affidato al tenente generale Giovanni Battista Cacherano di Bricherasio (1706-1782).
Il 14 luglio i francesi iniziarono a scendere dal Monginevro. Si trattava di una forza imponente, costituita da quaranta battaglioni di fanteria e cinque squadroni di cavalleria, con tredici cannoni. All’Assietta, violentissimi, i combattimenti cominciarono la mattina del 19 luglio e si protrassero fin verso il tramonto.
A sera, il pianoro era cosparso di morti, feriti e armi abbandonate. «Buona parte dei trinceramenti difesi con tanto valore e assaliti con altrettanto accanimento è ridotta ad ammassi di pietrame. I giorni che seguono alla battaglia sono inebrianti, convulsi e tragici. I francesi contano le perdite: 5.300 uomini tra morti, feriti e prigionieri (tra cui due generali, cinque brigadieri generali e nove colonnelli). [...] Le perdite piemontesi sono di sette ufficiali e 185 militari semplici, in gran parte caduti alla Tenaglia dell’Assietta. Più contenute quelle austriache». Fra i morti di quella giornata vi era anche il cavaliere di Belle-Isle, colpito mentre cercava disperatamente di avanzare alla testa dei suoi soldati, stringendo in mano una bandiera. Trasportate a Sauze d’Oulx con una scorta d’onore, le spoglie del comandante francese riposano a Embrun.
La sera del 19 luglio 1747 un giovane ufficiale piemontese partì al galoppo in direzione di Torino per informare il re Carlo Emanuele III che i francesi erano stati respinti. In seguito, il «Giornale di Torino» pubblicò una relazione del conte Giuseppe Damiano di Priocca, tenente colonnello. Cominciava a diffondersi la leggenda dell’Assietta.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.