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TENNIS. Lorenzi esce dall'US Open per mano del sudafricano Anderson

TENNIS. Lorenzi esce dall'US Open per mano del sudafricano Anderson

Paolo Lorenzi

Come scalare il Mortirolo con una bici senza rapporti. Ci ha messo il cuore Paolo Lorenzi, ma si è trovato davanti una montagna di due metri e passa (203 centimetri per essere precisi) di nome Kevin Anderson, top ten nel 2015, anno in cui il 31enne sudafricano aveva già raggiunto i quarti agli US Open. Un gigante dall'ace facile e mortifero (ne ha messi segno 18): nei primi due set l'azzurro ai turni di servizio dell'avversario non è mai riuscito a fare più di un quindici. Il computo dei punti nei primi 12 game al servizio di Anderson suonano come una sentenza inappellabile: 52-6. E' andata meglio nel terzo e quarto, quando il perticone di Johannesburg è un po' calato nelle percentuali di prime palle (alla fine il 65% con l'84% dei punti conquistati). "Ho cominciato a leggere meglio il suo servizio - spiega l'azzurro - e ho iniziato a rispondere, cosa che non mi era riuscita nei primi due set e a farlo scambiare di più da fondo campo. Così mi sono creato qualche chance". Bravo Paolino a strappare per due volte il turno di battuta a un giocatore che nei primi tre match del torneo non lo aveva mai ceduto. Difficile dunque chiedere di più al senese, che alle porte dei 36 anni giocava il suo primo ottavo di finale in uno Slam. Contro Anderson aveva perso tutti e tre i precedenti, il più recente quest’anno a Ginevra sulla terra (75 76), mentre gli altri risalgono agli Australian Open 2013 e al torneo di Atlanta nel 2012. E' finita in quattro set: 64 63 67 (4) 64 in due ore e 57 minuti. Di rimpianti ce ne sono davvero pochi. Magari ripensandoci a posteriori, per quel che vale il senno di poi, fanno rabbia quei due doppi falli (se ne sono contati 9 alla fine) che hanno praticamente consegnato break e set al sudafricano sul 5-4 del primo parziale. Lorenzi aveva salvato sul 30-40 un primo set point, poi però ha commesso quei due erroracci che hanno vanificato tutto. Nel secondo parziale il break di Anderson è arrivato sul 3-2: peccato perché il senese era 40-15. A quel punto il match sembrava segnato, anche perché Anderson dall'alto dei suoi due metri non dava alcun segno di cedimento. Invece Paolino non si è arreso e ha atteso paziente che la pioggia di ace e di prime calasse un tantino. Il primo break è arrivato sul 2-2 del terzo parziale. Immediata la risposta del sudafricano, ma Lorenzi ha dominato il tie break vinto 7-4 grazie a un paio di risposte che hanno lasciato sul posto il rivale. E nel quarto set il senese ha addirittura raddrizzato la sfida salendo sul 3-2 con il secondo break della partita su uno dei due doppi fallo commessi dall'avversario in tutta la partita. Anche in quel caso tuttavia è arrivato immediatamente il contro break di Anderson, che poi sul 4-3 con Lorenzi al servizio è andato 40-0. L'azzurro è stato bravo ad annullare le tre palle break che erano in pratica tre match point, ma non ha fatto altrettanto sotto 5-4: di nuovo 0-40. La parola fine al match l'ha messa un rovescio in rete dell'azzurro. "Lui ha sempre alzato il livello quando sono riuscito ad andare avanti grazie al break. Non penso di aver sbagliato, è stato lui a trovare la soluzione giusta. Io mi sentivo bene fisicamente, se qualcosa posso rimproverami è di non aver servito bene negli ultimi due game, quando per due volte mi sono ritrovato 0-40. La prima l'ho recuperata, la seconda è andata male. Avrei dovuto cercare qualche punto facile in più con la battuta. Però ci ho provato fino all'ultima palla, anche quando ero sotto nel punteggio". Le statistiche sono lo specchio di una sfida che Lorenzi ha provato in ogni modo a raddrizzare e quasi c'è riuscito: 21 vincenti per il senese, 54 per il sudafricano, 30 i gratuiti contro 48. Ovvio, visto le caratteristiche differenti dei due contendenti. Lorenzi, alla sesta presenza agli US Open, merita solo applausi per il magnifico torneo giocato a New York: al momento è salito al numero 37 della classifica ATP, a meno 4 dal suo best ranking di numero 33. Dimenticata l'allergia ai tornei dello Slam: 13 sconfitte di fila al primo turno, prima di sfatare il tabù guarda caso proprio agli US Open nel 2014. Compirà 36 anni a dicembre ed è il giocatore più anziano dell'era open ad aver raggiunto per la prima volta in carriera gli ottavi di finale di uno Slam. Un traguardo che agli US Open avevano raggiunto Fabio Fognini nel 2015 e Davide Sanguinetti nel 2005. Sono in totale sei i tennisti azzurri ad aver raggiunto gli ottavi a New York: oltre a Lorenzi, Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Gianluca Pozzi, Davide Sanguinetti e Fabio Fognini. Il miglior risultato di un tennista italiano agli US Open è quello ottenuto da Corrado Barazzutti (ma allora si giocava ancora a Forest Hills) nel 1977, quando l’attuale capitano azzurro di Coppa Davis raggiunse le semifinali e fu battuto da Jimmy Connors. L'ultimo tennista azzurro ad aver raggiunto i quarti di finale in un torneo dello Slam è Fabio Fognini: era il Roland Garros 2011.
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