Il tennis è uno sport talvolta indecifrabile: oggi abbiamo assistito a uno di quei match che lo rendono insieme bellissimo e impietoso, dipende dai punti di vista. O meglio è una goduria se la partita la porti a casa, un tormento se ti sfugge via e non sai neppure perché. Oggi a farne le spese è stata Roberta Vinci, finalista agli US Open solo quattro mesi fa dopo aver messo ko in semifinale la numero uno Serena Williams. Un trionfo straordinario, inatteso, come inattesa è stata la sconfitta al terzo turno degli Australian Open contro Anna-Lena Friedsam, 21 anni e numero 87 mondiale. Inattea soprattutto per come la 32enne tarantina, testa di serie numero 13, aveva fatto suo il primo set in 28 minuti di tennis da manuale: un 60 tondo tondo. Peccato che alla fine il punteggio reciti 06 64 64 per la giovane tedesca, reduce dalla semifinale a Shenzhen a inizio stagione e finalista lo scorso anno a Linz. Una sconfitta amara, frutto di un match a due facce, giocato sulla Hisense Arena con il tetto chiuso, visto che su Melbourne pioveva sin dal primo mattino. “Probabilmente aver giocato indoor ha favorito più lei che me - sottolinea Roberta - ma non vuole essere un alibi o una scusa. Solo che lei serve molto forte e con il tetto chiuso e senza sole o vento è più semplice”. Come detto, l’azzurra ha letteralmente dominato nel primo parziale in cui non c’è stata partita. Sembrava il preludio di un successo facile facile, senza affanni o patemi. Senonché l’incontro è improvvisamente girato dalla parte della Friedsam, che è scappata sul 4-0 nel secondo set. Ecco, forse questo è il vero errore che si può imputare a Roberta: avrebbe dovuto fare maggiore attenzione nei primi due, tre game del secondo set per dare la spallata definitiva ad una rivale chiaramente in confusione, che fino a quel momento non aveva saputo in nessun modo opporsi al tennis della pugliese. Lo ammette lei stessa: “Se avessi vinto i primi due game del secondo set magari le avrebbe mollato un po’. Ma vi assicuro che non è stato un calo di concentrazione o presunzione. Non pensavo di aver già vinto la partita. Ho avuto l’impressione che lei ha chiuso gli occhi e ha cominciato a tirare tutto. Tardiva la reazione di Roberta, che ha via via perso la misura dei colpi, soprattutto con il diritto nei momenti cruciali (alla fine si sono contati 33 errori gratuiti). La Vinci si è disunita a tal punto da consentire alla tedesca di portare la sfida al terzo set. Un set che per Roberta è stato di sofferenza pura: nervosa e fallosa, è partita male cedendo subito il servizio, è rientrata sul 2-2, ma ha subito il break decisivo sul 3-3 dopo aver avuto la palla del 4-3 in suo favore, un quindici che forse avrebbe cambiato l’inerzia della sfida. La Friedsam è scappata sul 5-3, la Vinci ha difeso il proprio turno di servizio, ma si è arresa con la rivale alla battuta: 64 dopo due ore e dieci minuti e tanta delusione. "Certo è stata brava lei - ammette l’azzurra - ma io non ho giocato come so. Non sentivo più la palla, insomma così così. Potevo fare certamente di più. Nel terzo set poi lei mi ha dato tante occasioni di rientrare e andare anche avanti, ma non ho gestito bene i punti decisivi, quelli che fanno la differenza. Era troppo remissiva, aspettavo troppo il suo errore. Peccato…”. In campo non si è vista la miglior Vinci, che pure aveva ben impressionato nei due turni precedenti in cui aveva eliminato con facilità prima la Paszek e poi la Falconi. In entrambi i casi era apparsa sicura e determinata, in virtù del suo nuovo status di finalista di Slam. Oggi è incappata nella classica giornata no e può capitare. Fallito l’obiettivo di sfatare il tabù terzo turno agli Australian Open: li aveva raggiunti già tre volte in carriera (2006, 2010 e 2013), ma anche in quelle occasioni si era sempre fermata. Vanno tuttavia riconosciuti i giusti meriti alla giovane tedesca, protagonista di una grande reazione dopo il cappotto nel primo set e capace poi di ribattere colpo su colpo alla più titolata ed esperta rivale. La Friedsam, se gioca con la determinazione e la solidità messa in campo contro l’azzurra, ha un buon futuro davanti a se.
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