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14 Ottobre 2014 - 12:14
C'è un "episodio di una gravità inaudita" avvenuto il 3 luglio 2011 in Valle di Susa durante gli scontri fra No Tav e forze dell'ordine, su cui non si è indagato a sufficienza: è il sequestro, seguito da una "tortura", di un vicebrigadiere dei carabinieri. La critica arriva dall'avvocato dello Stato, Mauro Prinzivalli, parte civile al maxiprocesso di Torino per conto di ministeri dell'Interno, dell'Economia e della Difesa. "Eppure - ha obiettato - gli autori sono evidenti.
Altri sono occulti ma individuabili". La procura aveva aperto un fascicolo separato rimasto a carico di ignoti.
Il militare, rimasto isolato durante un intervento delle forze dell'ordine al di fuori delle recinzioni del cantiere di Chiomonte, venne sequestrato e percosso; gli fu anche presa la pistola. La situazione si risolse dopo una laboriosa trattativa.
Il vicebrigadiere, per il trauma, trascorse un periodo di malattia di 400 giorni. Poi andò in congedo. L'avvocato ha chiesto che, per questo specifico episodio, all'amministrazione vengano riconosciuti 40 mila euro a titolo di rivalsa per le spese sostenute. Quindi ha chiesto che il tribunale trasmetta le carte in procura per valutare nuove imputazioni: teoricamente, a suo parere, si potrebbe persino procedere per sequestro a scopo di eversione.
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