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TORINO. Show degli imputati al maxiprocesso Tav: 'La storia ci assolverà'

TORINO. Show degli imputati al maxiprocesso Tav: 'La storia ci assolverà'

"Condannatemi, non importa. La storia mi assolverà". Sfociano in uno show le dichiarazioni spontanee dei No Tav imputati a Torino nel maxi processo per gli scontri del 2011 in Valle di Susa. Ci sono i proclami contro l'odiata ferrovia ad Alta Velocità, i "j'accuse" alle forze dell'ordine, le rivendicazioni ("io c'ero e ne sono fiera", dice una giovane donna), le digressioni filosofiche sui concetti di Verità e Giustizia. Il tutto scandito dagli interventi dei giudici, che invitano gli oratori ad "attenersi ai fatti di causa", dai siparietti con il pm, e dai battimani del pubblico, subito smorzati per evitare che l'aula bunker venga sgomberata.

Per gli avvocati l'udienza riserva momenti di soddisfazione.

Un loro consulente, Luca Ferrero, solleva dubbi sull'entità delle lesioni patite da più di quaranta fra gli agenti che si sono costituiti parte civile. Finché si tratta dei referti degli ospedali va tutto bene: ma quando intervengono gli ufficiali sanitari del Corpo - sostiene - si esagera un po'. "Per un sasso che colpì un casco, il pronto soccorso certificò una distrazione del collo guaribile in 7 giorni e il medico della polizia ne aggiunse 23. E' incongruo. Una contusione a una mano balzò da 7 a 53 giorni. Uno sproposito". Le lesioni, insomma, ci sono, e in caso di condanna degli imputati potrebbero essere sanzionate: ma sono molto meno gravi - è la tesi della difesa - di quanto fu denunciato.

E' Antonio Ginetti, 63 anni, da Pistoia, accusato di resistenza e lesioni, a "prendere in prestito" le parole di "un grande comandante della Resistenza" per avvertire i giudici che di fronte al tribunale della storia è innocente. Ginetti si prodiga nel respingere l'etichetta di ex terrorista appiccicatagli dai media: "Io al processo storico di Firenze contro 'Prima Linea' sono stato assolto nel 1990. La verità è che sono stato arrestato solo perché si dicesse che fra i No Tav c'erano dei terroristi e criminalizzare il movimento". Tobia Imperato, storico esponente dell'anarchismo torinese, nel suo articolato intervento cita Balilla: "Di fronte all'uso indiscriminato e pericoloso di un'arma chimica vietata come i lacrimogeni Cs reagimmo con il gesto più semplice: tirammo dei sassi. Proprio come quel ragazzino genovese glorificato nei libri di scuola".

Intanto, in Valle di Susa, un gruppo di No Tav non più giovanissimi risponde con ironia alle indecifrabili minacce di lotta armata dei misteriosi Noa. Nasce infatti l'Npt, il "Nucleo Pintoni Attivi" (il 'pintone' è un piemontesismo per indicare una grossa bottiglia di vino). C'è anche la tessera, che vale come "salvacondotto" per "presidiare, assediare, sabotare, bere, mangiare e quant'altro aggradi il portatore".

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