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22 Settembre 2014 - 15:30
cervello
E' stato individuato un nuovo meccanismo su come nascono e si rinnovano le cellule che formano la mielina nel cervello. Essendo le alterazioni della mielina alla base delle malattie d'invecchiamento del cervello e anche di malattie neurologiche gravi come la sclerosi multipla, la scoperta apre la prospettiva per interventi farmacologici utili a contrastare questi processi degenerativi. Sono i risultati della ricerca guidata Enrica Boda e Annalisa Buffo del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) dell'Università di Torino in collaborazione con i ricercatori dell'Università Statale e del CNR di Milano (rispettivamente Maria Pia Abbracchio e Patrizia Rosa) e dell'Università di Basilea.
Lo studio ha messo in evidenza che i progenitori degli oligodendrociti (le cellule che generano la mielina, ovvero il rivestimento che permette la conduzione dei segnali nervosi) si comportano come cellule staminali e proliferano attraverso una divisione asimmetrica, generando due cellule figlie gemelle ma già diverse e predestinate alla nascita. Una di queste cellule figlie rimarrà progenitore e continuerà a dividersi, mentre l'altra procederà verso la produzione di mielina. Agendo sui meccanismi che regolano questa divisione è possibile quindi ri-determinare il destino delle cellule, allo scopo di aumentare il numero di quelle che maturando generano la mielina "salva-cervello". I ricercatori infatti hanno scoperto che la diversità tra le due cellule figlie non dipende, come accade per le staminali vere e proprie, da fattori presenti nella cellula madre, ma dalle stesse cellule figlie. Quindi la ricerca apre la strada alla possibilità di intervenire farmacologicamente su alcuni bersagli molecolari presenti nelle cellule figlie fin dai primi istanti della loro vita, indirizzandone il destino prima che la loro identità cellulare si fissi irreversibilmente facendole diventare progenitori o produttrici di mielina.
La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica internazionale GLIA, è finanziata da Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, FISM - Fondazione Italiana Sclerosi Multipla e Cariplo. Il lavoro di Enrica Boda, la giovane ricercatrice del NICO-Università di Torino che ha condotto lo studio, è stato invece sostenuto dall'Accademia dei Lincei e dalla Fondazione Veronesi.
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