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17 Settembre 2014 - 14:44
piccole-medie imprese
Calano in Piemonte, negli ultimi tre anni, i prestiti alle imprese, in particolare le piccole-medie imprese. Lo rivela l'analisi congiunturale del sistema del credito locale in Piemonte realizzata dall'Ires Cgil e dalla Fisac-Cgil.
I dati, diffusi oggi, parlano di un calo dei prestiti alle imprese tra il 9,7% al 14,3%, a seconda della dimensione delle singole realtà produttive. L'analisi congiunturale registra anche 579 fallimenti nei primi sei mesi del 2014, che fanno del Piemonte la settima regione italiana in questa triste classifica. In sei anni, inoltre, il Piemonte ha perso 150 sportelli bancari e 12 mila dipendenti. In calo dell'1,6% nell'ultimo anno anche i depositi bancari delle famiglie.
"Questi dati - commenta Davide Riccardi, della segreteria Fisac - sollecitano nuovi strumenti per rilanciare il credito e un nuovo modello di banca con una riqualificazione del personale nella direzione della consulenza sul territorio alle imprese".
Secondo i dati della Fisac-Cgil, per quel che riguarda gli impieghi vivi, ossia i prestiti concessi al netto delle sofferenze, il Piemonte registra un dato negativo rispetto all'anno precedente ma in lieve miglioramento rispetto al trimestre precedente, con un calo minore della media nazionale, dovuto soprattutto a una debole ripresa dei mutui rispetto al quarto trimestre 2013.
Il segno resta comunque negativo sia a livello regionale con un -4,4% a fronte di un -4,9% nazionale, che provinciale, con particolari criticità nelle province di Novara (-10,4%) e Vco (-7,3%). Il rapporto analizza poi i depositi bancari, in calo dell'1,6% a fronte di uno 0,9% nazionale. Un dato, quello piemontese, in controtendenza dunque rispetto alle medie dovuto soprattutto dal risultato negativo della provincia di Torino che ha fatto segnare all'ultima rilevazione un -3,1%.
"La diminuzione dei depositi - dice Riccardi - è un dato che non ci piace e non fa bene all'economia. Dall'analisi emerge che anche le imprese che guadagnano non reinvestono in finanziamenti, ma accumulano, e questo è un dato doppiamente negativo".
Secondo la Fisac "servono nuovi strumenti come, ad esempio, il potenziamento del fondo di garanzia per le Pmi, un supporto all'utilizzo dei fondi europei o l'adozione di forme di mini Bond per il finanziamento alle imprese. Inoltre - conclude Riccardi - serve un grande piano di riconversione del personale bancario nella direzione dei servizi di consulenza alle imprese e il superamento degli automatismi di valutazione del merito di credito che non devono più basarsi soltanto sulla storia creditizia ma su dati che dimostrano la vitalità delle imprese".
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