La Città di Torino ha ricordato ieri con una cerimonia in Consiglio comunale la figura di Mario Soldati a 15 anni dalla morte, avvenuta a Tellaro (La Spezia). A rievocare la figura dello scrittore, giornalista e regista torinese, oltre al sindaco Piero Fassino e al presidente del Consiglio comunale Giovanni Maria Ferraris, anche i figli Volfango e Giovanni, l'artista Ugo Nespolo e Pierfranco Quaglieni, direttore del Centro Pannunzio, polo della cultura laica e liberale di cui Soldati fu cofondatore e presidente. Quaglieni, che si è presentato nella Sala Rossa del Comune indossando un papillon dono di Soldati, ha ricordato il suo "amico e maestro" come "uomo generoso e dolcissimo". Nespolo lo ha dipinto come "un antesignano della postmodernità e ideologo dell'eclettismo" che risulta "inafferrabile per la critica contemporanea più dogmatica". "Soldati - ha detto Nespolo - ha dimostrato che si poteva seguire un'altra linea rispetto al mainstream del dopoguerra, è stato maestro di leggerezza e di ironia, temi difficilissimi perché quasi sempre scambiati per mancanza di serietà". Fassino ha parlato di Soldati come di un uomo "profondamente attaccato a Torino" e che "si sentiva torinese ovunque nel mondo". Il sindaco ha rievocato la Torino nella quale Soldati si formò, quella di Casorati e Gualino, di Gramsci e di Gobetti. Il Comune di Torino, ha ricordato Ferraris, ha conferito a Soldati la cittadinanza onoraria nel 1991. E nel 2011 ha collocato ai Murazzi una targa che ricorda il gesto eroico compiuto da Soldati sedicenne, quando nel marzo del 1922 si gettò nelle acque gelide del Po (conquistandosi così la Medaglia d'Argento al Valor Civile) per salvare il coetaneo Lello Richelmy, nipote del Cardinale di Torino e fratello del futuro giornalista-scrittore Tino Richelmy. Nel 2000, a un anno dalla morte, Torino ha inoltre intitolato a Soldati una strada nel nuovo quartiere della ex Venchi Unica. L'attaccamento di Soldati per la sua città, lasciata all'età di 23 anni nel 1929 per esilio volontario dal fascismo, è stato testimoniato dai figli. Uno di loro, commuovendosi, ha raccontato di quando si fece coraggio e negli ultimi giorni di vita del padre gli chiese se pensasse al dopo: "lui tacque per qualche secondo, poi - ha riferito - mi rispose con le parole di Dante che è "l'amor che move il sole e l'altre stelle'".
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