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TORINO. Roche-Novartis: c'è un'indagine in corso e alcuni indagati

TORINO. Roche-Novartis: c'è un'indagine in corso e alcuni indagati

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La Procura di Torino ha indagato alcuni soggetti privati, formulando varie ipotesi di reato, per la vicenda del medicinale salvavista Avastin. E' quanto trapela da ambienti giudiziari torinesi, mentre gli inquirenti mantengono il massimo riserbo. A due giorni dalla maximulta comminata dall'autorità Antitrust per il caso Avastin-Lucentis, intanto, le polemiche non accennano a placarsi. Oggi è l'Aifa che si è dovuta difendere dalle numerose critiche, annunciando una querela alla Società Oftalmologica Italiana (Soi), la prima a puntare il dito contro l'agenzia. La Procura di Torino dal 2012 ha aperto un'inchiesta sui due farmaci per la cura della vista al centro della vicenda che ha portato l'Antitrust ad infliggere le sanzioni a Roche e Novartis. Il pm Raffaele Guariniello, sulla base di una denuncia della Società Oftalmologica Soi, ha aperto un fascicolo per truffa al Servizio Sanitario nazionale. La documentazione è già stata acquisita all'Aifa e al ministero della Salute, ma fino ad ora non si aveva notizia di indagati. E' di ieri la notizia che la Società oftalmologica italiana (Soi), ha chiesto alla procura subalpina di valutare il reato di corruzione. Secondo un esposto, in realtà dello scorso 30 dicembre, per la Soi "è difficile immaginare che le società farmaceutiche siano riuscite a truffare il Servizio sanitario nazionale senza la fondamentale sponda di qualche soggetto operante in Ema e Aifa. Accuse che oggi Aifa ha respinto al mittente. "Non si può adombrare il fatto - ha spiegato il direttore Luca Pani a Radio24 - che abbiamo partecipato ad associazioni a delinquere. Noi siamo un'istituzione con la schiena dritta". Matteo Piovella, presidente Soi, ha rincarato la dose. "L'Aifa, unica al mondo, ha sposato la balla della maggior pericolosità di Avastin - ha affermato - e anche se dopo 18 mesi di monitoraggio non ha avuto nessuna segnalazione di effetti collaterali gravi non ha cambiato idea". Anche a queste critiche l'Aifa ha risposto ribadendo che le procedure adottate sono quelle europee, e che la mancanza di segnalazioni di effetti avversi è dovuta probabilmente più al fatto che i medici che ancora prescrivono Avastin se ne assumono la piena responsabilità, e quindi tendono a non denunciarli. Sulla vicenda si è espressa per la prima volta dalla multa il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. "Ciò che è accaduto ha lasciato un'ombra sul grande lavoro che è stato fatto in questi anni, anche per ricostruire un diverso tipo di rapporto tra il mondo farmaceutico e quello delle istituzioni", ha affermato il ministro, che poi ha difeso l'operato del ministero. "Il Ministero - ha proseguito Lorenzin, anche in risposta alle accuse di immobilismo rivolte dal M5S - a fronte di una e-mail degli Oculisti italiani ha più volte chiesto all'Aifa i necessari chiarimenti. Per una risposta in termini tecnico-scientifici ci siamo rivolti al Consiglio superiore di Sanità per chiedere se c'erano elementi ostativi sulla sicurezza di questi farmaci, anche in base all'esperienza degli altri Paesi". Da più parti, compresa la stessa Autorità Antitrust, viene comunque la richiesta di cambiare le regole. "Spesso vediamo nuovi farmaci che hanno un'efficacia poco più alta di quelli già presenti, ma che costano molto di più quando quelli già esistenti funzionano ancora bene e costano poco - spiega Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di oncologia medica dell'Istituto Tumori di Aviano -. Questo è un problema che le agenzie regolatorie dovrebbero porsi". Sulla vicenda che vede coinvolte le multinazionali Roche e Novartis è in corso anche una indagine della procura di Roma, ai cui atti sarebbero finite anche alcune e-mail scambiate dai dirigenti delle due società che confermerebbero la collusione. Dal canto loro le aziende continuano a negare ogni pratica illecita. "Novartis riafferma la correttezza del proprio agire - scrive l'azienda che precisa di non essere stata chiamata dai magistrati romani - e che ha sempre rispettato il quadro regolatorio nazionale ed europeo, ed è disponibile a fornire ogni chiarimento alle autorità competenti, verso le quali nutre la massima fiducia. Per contro tutelerà in tutte le sedi legali competenti il proprio operato e la propria reputazione contro accuse evidentemente infondate".
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