Blitz della polizia nei centri sociali. Scattano all'alba in cinque città italiane, su disposizione del tribunale di Torino, diciassette misure restrittive nel quadro di un'inchiesta su una serie di scontri avvenuti alla fine del settembre del 2017 nel capoluogo piemontese durante le manifestazioni di protesta contro il summit del G7 alla Reggia di Venaria. Sette persone finiscono agli arresti domiciliari, altre dieci vengono sottoposte all'obbligo di firma per reati che vanno dalla resistenza e violenza a pubblico ufficiale alle lesioni e all'utilizzo di materiale esplodente. Gli indagati sono in tutto cinquantadue. Ad essere colpito è il settore della galassia antagonista connotato come "area autonoma". Il grosso dei provvedimenti riguarda il centro sociale torinese Askatasuna, uno dei maggiori d'Italia, i cui esponenti (a cominciare dai veterani Andrea Bonadonna e Giorgio Rossetto, di 43 e 57 anni) vanno ai domiciliari. Ma tocca anche ai veneziani dei Centri sociali del Nord-est, allo Spazio Guernica di Modena, alla Sapienza Clandestina di Modena, alla fiorentina Autonomia Diffusa, all'Ex Caserma liberata di Bari. "Sono coinvolti i leader principali dell'autonomia italiana", spiegano il numero uno della Digos subalpina Carlo Ambra e Gianluca Solla, dirigente dell'Ucigos. "Anche per gli estremisti rossi, troppo spesso coccolati da certa sinistra, è finita la pacchia", twitta il vicepremier Matteo Salvini. Da Askatasuna invece parlano di "operazione orchestrata da una procura di Torino che ormai da anni gioca un ruolo politico di primo piano nella repressione dei movimenti". Alberto Perino, 73 anni, leader storico dei No Tav, osserva che due attivisti di Askatasuna sono finiti ai domiciliari "guarda caso" mentre stavano organizzando il Festival ad Alta Felicità, una rassegna musicale in Valle di Susa con nomi di richiamo nazionale e internazionale. "E' uno stalking di Stato. Ma se credono di fermarci, sbagliano: le nostre lotte, anzi, saranno sempre più dure". A Torino aveva preso vita il 'Reset G7', un ciclo di proteste contro il vertice internazionale, con Askatasuna a fare da collante e da regista. Le iniziative (compresa una simbolica decapitazione di manichini con le fattezze di Renzi e dell'allora ministro Poletti) furono numerose. Il 30 settembre ci furono dei tafferugli a Venaria (una giornalista tv, colpita da una bottiglia in vetro, perse due denti). Ma il filone principale dell'indagine riguarda i fatti del 29, quando a Torino, in via Po, alla fine di un corteo furono scagliati petardi e fuochi d'artificio ad altezza d'uomo verso la polizia. La Digos ha individuato i presunti autori grazie anche al supporto della neonata Squadra Indagini Tecnologiche. Tra i destinatari delle misure ci sono persone che avrebbero coordinato o incoraggiato il tiro al bersaglio senza prendervi parte: qui il gip Adriana Cosenza ha applicato una sentenza della Cassazione relativa alle violenze commesse dagli ultras del calcio. Ma gli antagonisti tagliano corto: "Adesso hanno inventato anche gli psicoreati".
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