Undici anni senza giustizia nonostante le sentenze definitive. E le condanne. C'è rabbia tra i parenti delle famiglie della Thyssenkrupp, nell'anniversario della tragedia, "davanti a due imputati che vivono tranquilli, nel loro Paese". "Erano in Italia, parlavano italiano: è inaccettabile che questi assassini siano ancora fuori dalla galera", dicono di fronte alle lapidi che ricordano i sette operai inghiottiti nell'inferno di fuoco della notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. Alla cerimonia, per la prima volta, c'è un ministro a rappresentare lo Stato, il guardasigilli Alfonso Bonafede, che annuncia per domani un incontro con la ministra della Giustizia tedesca, Katarina Barley. "Giustizia deve essere fatta - dice - ed è quello che le dirò". I due ministri si incontreranno domani, a Bruxelles. "Forse qualcuno pensa che basta superare il confine per sfuggire alla giustizia - sottolinea Bonafede - ma siamo in Europa e deve passare il concetto per chi chi sbaglia paga. Se siamo Europa dobbiamo esserlo prima di tutto nel riconoscere i diritti di un cittadino. Non si può pensare che se investi in Italia, e ci sono dei morti, puoi non fartene carico". Il riferimento è ai due amministratori tedeschi dell'acciaieria, Harald Espenhahn e Gerald Priegnitz, condannati in via definitiva in Italia ma tuttora liberi. E, per la giustizia italiana, latitanti. "Purtroppo la richiesta di estradizione fatta in passato non ha avuto successo, ora siamo nella fase in cui si chiede che la pena italiana venga eseguita in Germania - spiega Bonafede -. I rapporti tra Italia e Germania sulla giustizia sono solidi, non ci sono mai stati problemi. Domani conto di avere una risposta che individui una strada per arrivare al completamento del percorso della giustizia". Tanto più, insiste, che "c'è una sentenza in cui si dice chiaramente chi sono i colpevoli. E questi colpevoli devono pagare per quello che hanno fatto". Un impegno che anche le istituzioni locali sperano venga mantenuto. L'appello della sindaca Chiara Appendino è che "gli sforzi del governo per ottenere giustizia per i nostri concittadini non cessino", mentre il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino - sindaco di Torino all'epoca del rogo - chiede che "venga fatta finalmente giustizia e perché la sicurezza sul lavoro sia sempre più garantita".
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