Restano distanti le posizioni di imprese e governo sulla Torino-Lione al termine dell'atteso incontro di Palazzo Chigi. Uno scambio di vedute sul quadro economico e sociale del territorio e delle comunità locali, con particolare attenzione alla Tav, al termine del quale il premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio e Danilo Toninelli hanno assicurato una decisione per le europee, con l'analisi preliminare dell'opera pronta "entro dicembre", mentre per quella definitiva "ci vorranno altri tempi". Un "orizzonte inaccettabile", per il mondo produttivo, a cui non basta incassare il sì del presidente del Consiglio a visitare i cantieri della linea ferroviaria e l'inserimento di un suo rappresentante nella Commissione costi-benefici. "Il risultato dell'incontro di oggi è una totale dilazione di qualche mese della partenza dei bandi di gara e questa non è una cosa positiva", sottolinea al termine del faccia a faccia il presidente dell'Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, preoccupato che vengano messi in discussione i fondi europei. "Ogni ulteriore ritardo - sostiene - costa soldi, circa 70 milioni al mese". "Non si perderanno posti di lavoro e non si perderanno finanziamenti pubblici", assicura il ministro Toninelli. Che promette una analisi "non ideologica", improntata alla "trasparenza", all'"ascolto", all'"equilibrio". E incentrata su un "approccio pragmatico". "Non sono assolutamente un no Tav. Io sono dalla parte degli italiani e non accetto di sprecare soldi pubblici", dice il ministro dei Trasporti, che con la collega francese Elisabeth Borne ha chiesto che i bandi di gara non vengano effettuati "prima della fine dell'anno". La lettera è giunta ieri sera negli uffici di Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare e poi di gestire la nuova ferrovia. E annuncia l'intenzione del governo italiano e di quello transalpino di informare la Commissione europea del rinvio dei bandi nonché della necessità di definire "un nuovo calendario che consenta di mantenere i finanziamenti europei previsti". "Stiamo rinviando la partenza dei lavori a non si sa quando, bloccando 3,5 miliardi di investimenti pronti", ricorda Corrado Alberto, presidente dell'Api di Torino, tra le associazioni di categoria schierate a favore dell'infrastruttura, pronte a far parte della Commissione costi-benefici soltanto "se questo non vorrà dire allungare ancora i tempi". Il rischio è di rimandare ogni decisione di altri sei-otto mesi. Una "scelta inaccettabile, perché mette a rischio i fondi europei, blocca investimenti in essere che potrebbero creare ulteriore occupazione e pregiudica seriamente la realizzazione di un'opera essenziale per migliorare il sistema infrastrutturale piemontese, italiano ed europeo", sostiene il governatore Sergio Chiamparino. Senza contare che, con tutto questo temporeggiare, il Corridoio Mediterraneo potrebbe esser fatto passare a Nord delle Alpi. A quel punto, concludono le associazioni, "il governo dovrebbe assumersi la responsabilità di aver escluso l'Italia e le sue future generazioni dal principale asse di sviluppo economico e di integrazione sociale". Presente all'incontro anche il viceministro all'Economia Laura Castelli, da sempre No Tav, a cui pure verrà dato un posto nella Commissione costi-benefici in attesa della marcia, sabato a Torino, di chi è contrario all'opera. A Palazzo Chigi non c'erano invece esponenti della Lega, col vicepremier Matteo Salvini che nelle stesse ora ha ricevuto nel suo ufficio Mino Giachino, promotore della petizione sì Tav sottoscritta da oltre 106mila persone e tra gli organizzatori della manifestazione che lo scorso 10 novembre ha portato in piazza Castello, a Torino, oltre 30 mila persone.
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