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08 Marzo 2018 - 14:41
SALUGGIA. La vertenza tra Sogin (società controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) e Saipem (anch’essa controllata, attraverso l’Eni, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze) sull’appalto per la realizzazione dell’impianto Cemex e del deposito D3 nel sito di Saluggia si complica: Sogin, oltre ad aver revocato l’appalto, ora chiede i danni a Saipem. La società presiduta da Marco Enrico Ricotti e incaricata del decomissioning del nucleare intende infatti rivalersi in sede legale dei danni subiti dall’inadempimento del raggruppamento temporaneo di imprese che stava lavorando all’Eurex Saluggia: in risposta alla causa intentata da Saipem ha depositato al Tribunale civile di Roma, sezione specializzata per le imprese, una “comparsa di costituzione e risposta con domanda riconvenzionale” di risarcimento.
Nella comparsa si confermano le ragioni alla base della decisione di Sogin, notificata il 14 agosto 2017 all’Rti, di avvalersi delle clausole risolutive espresse, che hanno portato il 13 settembre alla formalizzazione della risoluzione del contratto. Una decisione assunta dopo aver registrato, alla scadenza contrattuale del 12 agosto 2017, un avanzamento dei lavori inferiore al 10% a fronte dell’impegno contrattuale a consegnare l’impianto completo in tutte le sue parti. Nella foto diffusa da Sogin, il Cemex è ancora allo stato embrionale, ben lontano dalla situazione prevista dal cronoprogramma, sul quale il pool di imprese guidato da Saipem si era aggiudicato la gara.
Sogin conferma che «l’impianto di Saluggia è gestito nel rispetto dei massimi standard di sicurezza e si impegna a velocizzare, compatibilmente con le norme vigenti», la ripresa dei lavori di realizzazione del complesso Cemex «nell’interesse della collettività e della tutela dell’ambiente».
Nuovo appalto nel 2019
La rescissione causerà ritardi al cronoprogramma: per assegnare nuovamente l’appalto occorre attendere almeno un anno. Sogin - ha dichiarato Emanuele Fontani, direttore disattivazione impianti di Sogin - «è impegnata nella fase di revisione del progetto ingegneristico che sarà poi sottoposto a verifica e validazione, secondo quanto previsto dal Codice degli appalti, per arrivare al lancio della nuova gara nel primo semestre 2019».
Gli ambientalisti: deposito inutile
Gli ambientalisti, intanto, invitano Sogin ad approfittare della rescissione del contratto per rivedere il progetto: realizzare solo il Cemex e stralciare il deposito D3. «Che senso ha - dicono Gian Piero Godio di Legambiente e Umberto Lorini di Pro Natura - costruire nel sito di Saluggia fra il 2020 e il 2025 il nuovo deposito “temporaneo” D3, quando il Governo nel “Programma Nazionale di gestione delle scorie” si è impegnato ad individuare al più presto il sito per il Deposito Nazionale definitivo e a renderlo operativo entro la fine del 2024? All’Eurex si costruisca l’impianto per la cementazione delle scorie liquide, che è necessario, ma non si sprechino altri soldi per costruire (e poi demolire) un deposito che non serve. Se Sogin insiste a voler costruire anche il D3 significa che è una società di Stato che non crede al Programma predisposto dal Governo».
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