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TORINO. Pd teme sondaggi. Premier prima linea, giochi aperti...

TORINO. Pd teme sondaggi. Premier prima linea, giochi aperti...

Paolo Gentiloni

Paolo Gentiloni si schiera in prima linea nella campagna elettorale del Partito democratico. E scandisce gli aggettivi che i Dem hanno scelto di sfoderare per provare a invertire il trend di sondaggi ancora negativi. Lo schema di attacco emerge nel primo giorno di campagna elettorale 'sul campo', con il premier impegnato prima a Roma in un evento con Giachetti, poi a Torino nell'assemblea degli amministratori locali del Pd. Gentiloni, senza tradire il suo stile pacato e istituzionale, suona la carica dell'unica "sinistra di governo". E punta al nervo scoperto del M5s: il Campidoglio dove - sillaba - "non c'è il massimo dell'efficienza". Ma insieme il premier, davanti a sindaci e presidenti di Regione Dem, lancia un messaggio agli elettori di sinistra: bisogna vincere per poter essere in partita dopo. Perché "i giochi non sono fatti" (non ci sono larghe intese già decise) "e non sono impossibili" (la coalizione Pd può essere in testa).Insomma, "la vittoria                 conta". Renzi domani lancerà la sua sfida, con toni che promettono di essere ben più diretti contro gli avversari, dal palco del Lingotto. Ma nel primo giorno di lavori lascia la scena a Gentiloni. Perché sia chiaro che anche il premier è in campo. Ed è un valore aggiunto nel provare a invertire il trend dei sondaggi. Che preoccupano ancora i Dem. A livello nazionale, infatti, Swg quota la coalizione di centrodestra in netto vantaggio (37,6%), sul centrosinistra (27,1%), con il Pd attorno al 23% e M5s primo partito. Nelle due Regioni al voto, l'istituto Piepoli segnala in Lazio un rischio M5s per Zingaretti e in Lombardia il leghista Attilio Fontana in vantaggio di dieci punti su Giorgio Gori. Ma il Nazareno punta su due leve per invertire la rotta. Da un lato mostrarsi uniti, puntando il dito contro le divisioni del centrodestra. Dall'altro puntare dritto al nervo scoperto dei Cinque stelle: l'amministrazione Raggi, a partire dal caso Spelacchio, e adesso anche quella di Appendino a Torino, con i problemi sul bilancio. Dal palco del Lingotto sindaci (incluso Roberto De Luca, figlio di Vincenzo e assessore a Salerno) ed esponenti di governo puntano il dito contro Di Maio, "che non ha mai amministrato un condominio e fa paura in prospettiva governo". Gentiloni no, si tiene lontano da attacchi diretti. E mantiene il profilo che secondo gli osservatori lo rendono il candidato più forte per un eventuale governo di larghe intese. Ma entra in campagna elettorale perché, spiega, per essere in partita il Pd deve "vincere". Dietro le "punte" di attacco, la squadra Dem è ancora tutta da definire, come dimostrano le proteste da varie regioni contro i candidati calati dall'alto (in Piemonte emergono dubbi su Piero Fassino ma Renzi lo blinda). Nella direzione della prossima settimana (spostata, per impegni del segretario, da martedì a mercoledì), verranno date le deroghe a chi, come i ministri, ha superato il limite dei mandati. Ed entro il 19 si punta a chiudere l'intesa con i Radicali. E ci si preoccupa anche di respingere la voce che i verdiniani possano entrare nella coalizione Dem: "Non esiste", dicono dal Nazareno.
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