Sesso e foto hard per ottenere il massimo dei voti alla tesi di laurea. Lo scandalo molestie che sta scuotendo il mondo del cinema, e non solo, coinvolge anche il mondo accademico. Luca Sgarbi, bolognese di 48 anni, fino allo scorso anno professore associato di Diritto del Lavoro a Torino, è stato condannato oggi a undici mesi di reclusione. Tentata concussione e detenzione di materiale pedopornografico le accuse, per le quali il pm Gianfranco Colace aveva chiesto tre anni, che hanno portato anche alla sua interdizione perpetua da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado. "Una pena mite, che riflette la scarsa gravità del fatto", commenta l'avvocato Simona Grabbi, che difende il docente con il collega Mauro Ronco. "La contestazione di possesso di materiale pedopornografico fa riferimento a quattro file, in downlode da emule. Il resto del materiale, per cui il mio cliente è stato assolto, erano file cestinati", aggiunge, sostenendo anche che il loro assistito non architettò alcun ricatto. "In aula si è combattuto molto anche sulla qualificazione giuridica, che non ci soddisfa - sottolineano gli avvocati difensori - Leggeremo le motivazioni e valuteremo se fare ricorso". Era l'estate 2016 quando una laureanda di 22 anni trovò il coraggio di denunciare, sia in Procura che in Facoltà, il professore. Secondo la ricostruzione dell'accusa, il docente si era convinto di aver identificato la studentessa tra gli utenti di una chat di incontri che frequentava. Così, quando lei lo cercò come relatore della tesi, lui la ricattò di rendere noti particolari della sua vita privata. E, al tempo stesso, le promise il massimo dei voti in cambio di incontri sessuali. Un "episodio isolato", un "equivoco", secondo i suoi legali, per i quali si trattò di "una infatuazione - hanno detto nel corso del processo - peraltro in un periodo della sua vita segnato da disagio psicologico e dall'utilizzo di sostanze stupefacenti". Arrestato nel novembre 2016, e posto ai domiciliari nella sua abitazione di Bologna, un mese dopo venne fermato a Torino dai carabinieri, per strada, probabilmente mentre tentava di comprare alcune dosi di cocaina. Una perizia psichiatrica, effettuata da uno specialista di Genova incaricato dal giudice, ha poi stabilito che al momento dei fatti contestati Sgarbi era seminfermo di mente.
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