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02 Novembre 2017 - 11:39
Continua lo stato di agitazione dei dipendenti di Secur2000, l’azienda che si occupa della sorveglianza e della pulizia dello stabilimento della Mossi e Ghisolfi.
Giovedì mattina, davanti a carabinieri e polizia e pure davanti agli amministratori comunali i lavoratori, una ventina in tutto, hanno bloccato i cancelli dell’azienda con striscioni e megafoni.
“Protestiamo - ha spiegato Alessandro De Canio, rsu di Secur2000 -, perchè da agosto non percepiamo più lo stipendio”.
Vogliono sapere che cosa ne sarà di loro.
“Ci troviamo in una situazione difficile - continua -. C’è gente che non sa più come pagare l’affitto, il mutuo, le spese e non sappiamo nemmeno se si tornerà più a lavorare”.
Diversamente dai colleghi di Ipb, altra azienda del gruppo, loro non sanno se saranno ammessi alla cassa integrazione o meno. Non lo sapevano nemmeno ieri mattina, quando hanno partecipato ad un incontro con il Comune.
“Anche se dovessero accettarla vedremo i primi soldi nel mese di dicembre”.
Gli arretrati, se mai li prenderanno, saranno ridotti del 30, 40 per centro.
Intanto venerdì si è svolto un incontro in Regione con i vertici dell’azienda.
Il Tribunale di Alessandria ha infatti ammesso la Mossi Ghisolfi alla procedura di concordato preventivo. Una speranza per Secur2000 ancora c’è.
Lo rende noto l’azienda sul proprio sito internet. Il Tribunale - si legge - ha concesso il termine massimo di 120 giorni per il deposito della proposta e del piano, a decorrere dal 26 ottobre, ad eccezione per IBP srl per la quale ha concesso il termine di 60 giorni.
O si trovano i soldi per ripagare i debiti o si trova un acquirente disposto ad acquistare la società.
Voci di corridorio mormorano di un possibile interessamento da parte di Eni.
Durante l’incontro che si è svolto ieri mattina in Comune è interevenuto anche Salvatore Sellaro, ex assessore all’Ambiente.
L’ambientalista ha parlato di tragedia annunciata e di spreco di denaro pubblico.
“Nel corso degli anni la Mossi e Ghisolfi ha ricevuto diversi investimenti pubblici - ha dichiarato -. Non parliamo di spiccioli, ma di milioni e milioni di euro arrivati dal Ministero dell’Ambiente e non solo”.
“Oggi - continua - nonostante tutto questo, ci troviamo con persone che non hanno da mangiare. Doveva essere l’impianto del secono e invece si è trasformato in una carneficina”.
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